PIANO RIENTRO EAV: SOLO UNA BOCCATA D’OSSIGENO - Andiamoci piano con le dichiarazioni troppo trionfalistiche
Creato il 26 giugno 2012 da Ciro_pastore
Andiamoci piano con le dichiarazioni troppo trionfalistiche
PIANO RIENTRO EAV: SOLO UNA BOCCATA D’OSSIGENO
Una ricognizione severa ed una profonda ristrutturazione del debito deve restare obiettivo primario. Non si possono far pagare ai cittadini campani – attraverso la fiscalità generale – gestioni allegre, caratterizzate da esclusive confraternite.
A seguito dell’approvazione da parte del Governo Monti del Piano di rientro dal debito, la situazione del Gruppo EAV non può dirsi certamente risanata. La gestione ordinaria delle aziende del Gruppo EAV è ancora di là da essere equilibrata; troppo alti i costi rispetto agli introiti da traffico e da contratti di servizio che sono, peraltro, in costante ed inesorabile diminuzione. In questi anni di sfacelo organizzativo e contabile si sono stratificate troppe diseconomie. Si è lasciato crescere a dismisura i deficit nascondendo nelle pieghe dei bilanci delle aziende di trasporto parte considerevole dei deficit degli Enti Locali a cui esse appartengono. In sostanza, Regione Campania e comuni/province, non saldando i propri debiti verso le loro stesse aziende, hanno evitato di essere assoggettate al commissariamento per dissesto.
La stessa EAVche oggi viene “salvata” dalla Regione, altro non è stata che la vittima sacrificale di un buco, in buona parte, generato dalle mancate rimesse regionali. Stessa storia vale per ANM che ha 16 milioni di debiti per Irpef e Iva, 31 coi fornitori e 98,5 con le banche ma che, allo stesso tempo, vanta un credito di 200 milioni verso il Comune di Napoli. Situazione analoga per Metronapoli che deve 25 milioni ai fornitori e 90 alle banche ma, Palazzo San Giacomo, deve versare nelle sue casse 125 milioni. Crediti non riscossi che generano enormi interessi passivi. EAV versa oltre 20 milioni di interessi sul debito e le due aziende di proprietà del Comune di Napoli sono sottoposte al supplizio di 8,5 milioni/anno di interessi alle banche per riempire il buco provocato in cassa dai mancati versamenti.
Gli enti locali proprietari “nascondendo” le perdite hanno evitato il dissesto ma le aziende sono state portate sull’orlo del crack. E finora, a poco o nulla, sono serviti i duri provvedimenti di razionalizzazione ed efficientamento.
Al Comune di Napoli pensano di far nascere una megasocietà comunale del trasporto pubblico. Una newco che, forse, vedrà la luce entro la fine dell’anno e che potrebbe essere una SPA con principale azionista il Comune di Napoli, ma senza preclusioni verso i privati. Pare, però, esserci un ostacolo a tale scelta. Palazzo Santa Lucia ha piani diversi rispetto ai bacini di traffico. Per l'Assessore Vetrella ci dovrà essere un solo bacino regionale con tre lotti: il trasporto su ferro, gomma e marittimo. La particolare conformazione geografica, economica e demografica della nostra regione consigliano, infatti, di non “spacchettare” la torta in bacini provinciali (o cittadini, come vorrebbero a Napoli e Salerno) che finirebbero per penalizzare, ancora una volta, le province interne. La scelta definitiva sarà presa entro il 30 giugno.
Entro ottobre ci saranno i bandi in ossequio ad una prima apertura liberalizzatrice del mercato del TPL. Come indicato dal governo Monti, infatti, gli enti locali dovranno assegnare tramite gara ad evidenza pubblica i servizi pubblici locali. L'intenzione dell'esecutivo è quella di limitare gli affidamenti "in house" e incentivare la concorrenza e la gestione dei servizi su larga scala territoriale. In nome della libera concorrenza, insomma, gli enti locali devono verificare se i servizi pubblici, trasporti compresi, possono essere gestiti in concorrenza.
Ma per avere anche una minima chance, le aziende di trasporto della nostra regione devono essere rese appetibili per gli investitori. E qui l'interesse degli enti locali e degli amministratori delle partecipate (nominati dai politici) non coincidono con quello dei lavoratori. Si tratta di oltre 10mila persone che, nell’ultimo biennio, hanno fatto già i conti, sulla propria pelle, con una riduzione di 148 milioni di finanziamenti statali e regionali. Tagli, che a dire di molti esperti, genererebbero esuberi per circa 1.600 unità (tra pubblico e privato). Esuberi che potrebbero concretizzarsi fin dall’autunno prossimo, dopo che, in attuazione del Decreto liberalizzazioni, la Regione promuoverà le gare d’appalto per riassegnare ex novo tutti i servizi di collegamento di treni, bus e navi. Nonostante, le tranquillizzanti parole del Governatore, infatti, il Piano di Stabilizzazione non pone rimedio agli esuberi ma serve solo per coprire i crediti vantati da fornitori e banche. Certo, anche nelle aziende fornitrici ci sono lavoratori a rischio licenziamento ma si spera che le procedure tengano conto anche degli ampi margini che i fornitori sono riusciti a spuntare nel periodo delle vacche obese. Una ricognizione severa ed una profonda ristrutturazione del debito deve restare obiettivo primario. Non si possono far pagare ai cittadini campani – attraverso la fiscalità generale – gestioni allegre, caratterizzate da esclusive confraternite.
Peraltro, se le gare autunnali dovessero avere dei vincitori privati,l'articolo 42 del bilancio 2012, n. 1/2102 prevede che con l'affidamento del servizio di trasporto, l'azienda che subentra è tenuta ad assumere solo il personale necessario al servizio "con la possibilità di subappalto del servizio fino al 30%”. La medesima legge regionale prevede, inoltre, che entro il 31 dicembre 2012 sia ultimato il processo di ristrutturazione delle società del gruppo EAV, con l’operazione di scissione e fusione di Circumvesuviana, Metrocampania Nordest e Sepsa. Dopo una serie infinita di stop and go, però, la fusione, sembra quantomeno sospesa, per non dire defunta.
Nelle dichiarazioni di questi giorni, Caldoro conferma, invece, la scissione: da un lato la rete, dall'altro il servizio. Come ho più volte sottolineato, con tale operazione la Regione offrirà al mercato aziende notevolmente "alleggerite" di una parte dei costi cosiddetti indiretti ma che conserveranno intatto tutto il loro alto potenziale di domanda di servizio (specialmente Circumvesuviana e Cumana). E tale drastica “cura dimagrante” avrebbe già risvegliato gli appetiti di FS e NTV.
Come si può ben vedere, la situazione resta intricata e poco tranquillizzante per i lavoratori del comparto. Le entusiastiche reazioni di alcuni, corroborate dal trionfalismo autoreferenziale di politici ed industriali, vanno riviste alla luce di uno scenario che con il Piano di Rientro fornisce ossigeno alle aziende ma, certamente, non le ha guarite. Le insistenti voci di questi giorni sulle presunte difficoltà di flussi finanziari che non assicurano gli stipendi per le prossime mensilità, ne sono una prova. Il malato è ancora grave e la cura da somministrare ancora severa e ricca di possibili effetti collaterali che potrebbero ancora provocarne la morte.
Ciro Pastore
Il Signore degli Agnelli
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