Tre mesi fa il Governo assieme alla Regione Sardegna approvava il Piano Sulcis: 451 milioni di euro per rilanciare l’industria e il turismo. Ora il bando di concorso internazionale: “Un’idea per lo sviluppo sostenibile del Sulcis”, che dovrebbe individuare i progetti del Piano. Ma le linee guida del bando sono fumose e generaliste, troppo per un piano di emergenza. Nel frattempo, minatori ed operai continuano a protestare ed occupare.
Il bando
Ieri è stato pubblicato il bando di concorso internazionale “Un’idea per lo sviluppo sostenibile del Sulcis”, e potete trovarlo sul sito 99ideas gestito da Invitalia che cura il bando. Il concorso rientra nel Protocollo di intesa siglato il 13 novembre scorso tra Ministero dello Sviluppo Economico, Ministero del Lavoro, Ministro per la Coesione Territoriale, Regione Sardegna, Provincia di Carbonia-Iglesias e i Comuni del Sulcis Iglesiente. Fa parte dunque del famoso Piano Sulcis con cui i ministri Passera e Barca ci hanno detto che salveranno la provincia più povera d’Italia (anche se poi sono dovuti scappare in elicottero).
Le idee non bastano
A leggere i punti del bando – che vien chiamato sul sito anche “A Call for Sulcis”, tanto da ricordarci Michael Jackson e il compianto Live Aid for Africa – non si rimane affatto stupiti dalla genericità e confusione delle linee guida. Nessuno stupore, è perfettamente coerente con l’inutilità del Piano Sulcis stesso. Nel bando che: “vuole mettere in evidenza le molteplicità del Sulcis” si identificano le aree tematiche: patrimonio storico, culturale, ambientale, produzione agricola, artigianato, pesca, cultura industriale (?), invecchiamento della popolazione (??), deficit di accessibilità (a cosa?), criticità ambientali. Seguono sei aree tematiche, che provvedono ad includere le poche altre aree dello scibile umano rimaste fuori dall’elenco precedente, come ‘servizi’ e ‘governance’. Chi può partecipare al bando? Tutti. Ma davvero tutti: persone fisiche o guridiche, associazioni, imprese, cooperative, fondazioni, ong, onlus, università. Gli unici esclusi, alla fine, sembrano essere i gruppi terroristici.
Ricapitoliamo: se siete chiunque potete partecipare al Piano Sulcis. Se proponete qualsiasi cosa, potete partecipare al Piano Sulcis. Il fruttivendolo vuole investire 10 milioni per produrre arance giganti? Piano Sulcis, settore agricolo. La cooperativa pensa che potrebbe salvare il territorio costruendo con 20 milioni centri commerciali a perdita d’occhio? Piano Sulcis, settore edile. Il vecchio professore ritiene che si dovrebbe investire qualche milione per migliorare il rapporto tra cittadini e amministratori organizzando delle scampagnate tutti assieme? Settore governance. Le ipotesi che si aprono dinnanzi a noi sono infinite. E’ vero quanto scrive Il Sole 24 Ore: “L’importante è non scegliere. Facendo finta di far scegliere gli altri. Democraticamente. Ogni ipotesi di politica industriale viene sacrificata al feticcio dello sviluppo sostenibile autogestito”
Il Piano Sulcis
Scherzi a parte, la questione è seria ed emblematica di un governo tecnico che sulle politiche industriali è stato tanto inutile ed assente quanto il governo Berlusconi. Già il Piano Sulcis è figlio di uno scherzo. 451 milioni per risollevare l’industria, le miniere, produzioni agricole, infrastrutture e turismo sono meno di nulla. Inoltre questi 451 milioni c’erano già: 233 dai fondi regionali, 128 dal fondo sviluppo e coesione, 90 dal governo. L’operazione si chiama ‘restyiling’: prendi una cosa vecchia e inutile e la confezioni in modo che sembri nuova e importante. Ma a leggere la sintesi del Piano, pubblicata dalla provincia Caronia-Iglesias, si intuisce anche qui la vera natura del progetto: miniere, eventuale metanodotto, progetto CCS, bonifiche, poli industriali. Cosa c’è nel piano che non c’era prima? Dove sono i soldi che prima non c’erano?
Il Piano Sulcis sembra complesso ed efficace quanto un tema di quinta elementare. Nel frattempo gli operai dell’indotto Alcoa hanno ottenuto gli ammortizzatori sociali e smontato il presidio alla miniera Serbariu, quelli della Rockwool che occupavano la miniera a Natale ancora aspettano, i minatori della Carbosulcis scrivono una lettera alla Commissione Europea.
di Michele Azzu | @micheleazzu