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Questa sera, a San Miniato, all'ex Chiesa di San Martino, ha preso il via la "LXVIII FESTA DEL TEATRO", il famosissimo Dramma Popolare di San Miniato.
Ad aprire la rassegna che da qualche anno precede la rappresentazione del "Dramma", è lo stato un suggestivo spettacolo dal titolo: Piantate in terra come un faggio e una croce, di e con Elisabetta Salvatori con Matteo Ceramelli al violino.
Elisabetta racconta le vite di Caterina Benincasa e Beatrice Bugelli, ovvero di Santa Caterina da Siena e Beatrice di Pian degli Ontani, la poetessa pastora.
Le due donne non si sono mai incontrate perché a dividerle ci sono soprattutto secoli di storia, ma ad unirle, nella narrazione emergono un'infinità di fili sottili e affascinanti.
Ascoltare le loro storie, e farlo seguendo l'ammaliante ritmica narrativa di Elisabetta, ci fa entrare nel mistero di sapienze sorprendenti, che senza alcuna istruzione scolastica riescono a trasformare vite di assoluta povertà. Dove il talento, l'amore per la terra, come per il cielo, fanno della bellezza un valore assoluto.
Entrambe analfabete, entrambe nate in famiglie umili si rivelarono straordinarie e caparbie comunicatrici. In due epoche, dove era difficile tutto, figuriamoci essere donna e umile, divennero riferimento di compaesani e di potenti, di intellettuali e pontefici, di disperati e sovrani.
Ogni vicenda del racconto di Elisabetta è raccolta da fonti biografiche.
Per Beatrice, i documenti di Francesca Alexander e Niccolò Tommaseo.
Per Caterina, il racconto del suo confessore B. Raimondo da Capua e Le lettere.
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