Avere una mamma, una nonna o degli amici che conoscono gli usi più comuni di molte piante, specie quelle spontanee, è un vantaggio sotto tanti punti di vista:
- puoi imparare, con la loro compagnia, a riconoscere le piante fino ad avere la certezza di non avvelenarti
- puoi conquistare un nuovo modo di osservare la natura quando passi vicino ai prati incolti e nei boschi
- puoi condividere le tue conoscenze, i tuoi raccolti e i tuoi segreti senza esserne geloso perché la terra e le piante e la natura sono di tutti, e più si conosce e si comprende, meno si teme e si distrugge.
Una delle primissime piante che mi ha mostrato la mia mamma è la Piantaggine. Un giorno mi ero ferita i diti dei piedi con sandali troppo stretti e le foglie fresche contuse e applicate sulle piccole ferite hanno aiutato a lenire il fastidio e a favorire la cicatrizzazione. L’uso esterno è indicato anche per ulcere, punture d’insetti, foruncoli e afte, grazie alle sue proprietà lenitive e antiemorragiche.
La Piantaggine è facilissima da riconoscere, ha foglie lanceolate percorse da lunghe venature, si trova in tutti i prati e in tutte le stagioni. Si adoperano le foglie e a volte anche i semi, contenenti mucillagine in grandi quantità, sostanza che contrasta le infiammazioni delle vie respiratorie e del tratto digerente.
La Piantaggine si raccoglie a primavera inoltrata, si essicca all’ombra e all’aria e si conserva in sacchetti di carta o scatole.
Dice il libro “Tutto Erbe” di Aldo Poletti:
Infuso – Macerare una grossa manciata di foglie fresche o essiccate in un litro d’acqua bollente per 12 ore. Assumerne 3-4 tazze al giorno.
AVVERTIMENTO: le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. Non seguite mai alla lettera le parole di un solo post, o articolo o capitolo di un libro. Informatevi a fondo su ogni singola pianta che intendete usare a scopo terapeutico, poiché ogni pianta, anche la più innocua ha le sue controindicazioni che potrebbero non essere adatte alla cura che cercate.