Era una giornata di inizio autunno dolce e piena di sole come oggi. Però era piovuto da poco, nell'aria tersa e lucida, i quattro diamanti bianchi splendevano sul prato di smeraldo. Non avevo mai visto Piazza dei Miracoli in condizioni così perfette e, come più volte vi ho detto, la bellezza, specie quando è assoluta, ti prende dentro e rende anche te più vicino alla perfezione, come se il suo solo esistere bastasse a migliorare chi le viene a contatto. Tatiana, bionda, era in testa al gruppetto di russi che stavo guidando nel consueto tour in giro per l'Italia, utile ad incantarli un po' e ben predisporli per la firma del contratto, perché vi assicuro che la bellezza dell'Italia, aiuta e aiuta molto; è una griffe preziosa che ci ritroviamo gratuitamente e senza merito tra le mani e che è un delitto non sfruttare a fondo nelle relazioni internazionali. Era una sessantenne grassoccia e serena, predisposta a nutrirsi proprio di quella bellezza prodotta dall'ingegno umano che forse, a lei ed alla sua famiglia emigrata in Canada con successo, a lungo era mancata. Il marito che aveva anche anglicizzato il cognome per meglio integrarsi nella sua ricca realtà di uomo di successo, proseguiva nella sua mission, che era quella di fare soldi ed il suo interesse per quanto lo circondava era solo di facciata; la figlia era soprattutto tesa all'acquisizione di oggetti, appunto simbolo dell'Italia nel mondo, mentre il resto della coorte era costituita di sottoposti in evidente viaggio premio e privi di importanza decisionale.
Era Tatiana però l'anima vera del gruppo e si indovinava facilmente l'importanza definitiva del suo parere. L'effetto stupefacente del primo scorcio della piazza, magnificato dalla sorpresa di chi non l'ha mai conosciuta e quindi neppure immaginata, era stato violento e tutti erano rimasti davvero a bocca aperta, non appena percorsi i primi passi sul prato dove l'umidità della pioggia del giorno prima accentuava in modo sorprendente il bagliore abbacinante dei quattro monumenti. Guidavo il gruppetto lentamente attorno alla bianca curva del battistero, attento a creare le condizioni per il coup de théatre di far apparire quasi di colpo a quelle bocche spalancate verso l'alto, il candore abbacinante della facciata del Duomo colpita in pieno dal sole del mattino. Quando ci fermammo davanti allo spettacolo dispiegato, nessuno parlava più, anche i meno interessati erano rimasti fermi, come congelati, quasi bisognosi di tempo per digerire un simile spettacolo. Parlai a lungo e cercai di metterci davvero il cuore per tradurre in parole quello che si può percepire solo con il sentimento.
E' difficile tradurre il senso della bellezza, facendo apprezzare quella perfezione di linee, l'aiuto che dà quel materiale sublime, la straordinaria alternanza di vuoti e di pieni che conferisce a quella facciata un movimento tutto suo, l'armonia che pervade tutta l'opera scandita dalle sue partizioni, la verticalità maestosa temprata dall'alternanza del bianco e nero del romanico pisano. Fermai l'attenzione sull'unicità monocolore dell'esterno, proprio per ottenere un maggiore effetto all'ingresso tra le porte in bronzo, con il colpo d'occhio del soffitto ed il dispiegarsi del mosaico dorato dell'abside, per dare la stoccata finale davanti ai pannelli scolpiti del pergamo di Giovanni Pisano. Nessuno aveva parlato, era tutto un rotear d'occhi basiti davanti a tutta quella bellezza di cui cercavo di trasmettere i dettagli e le motivazioni e quando ci fermammo definitivamente davanti alla torre, perfetta nella sua imperfezione incredibile, Tatiana, che mi stava vicino immersa in una sorta di sindrome di Stendhal, mi mise una mano sul braccio, fissandomi con i suoi occhi azzurro cielo e la testa leggermente reclinata su un lato e mi disse: - Enrico, in you we trust. - Partirono dopo un paio di giorni, e la settimana successiva arrivarono i soldi del contratto. Vedete, il problema è che bisogna essere credibili se volete ottenere attenzione, poi però le cose bisogna farle, se no la volta dopo non ti vota più nessuno.
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