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«Picchiato tra l’indifferenza della gente»

Creato il 20 gennaio 2011 da Mirtus

«Picchiato tra l’indifferenza della gente»Una vile e violenta aggressione. Immotivata ma probabilmente premeditata. Che poteva trasformarsi in tragedia. Il giorno dopo aver subito una spedizione punitiva all’esterno dello stadio “Menti” di Castellammare, mister Rosario Campana, che aveva da poco finito di assistere al match di Coppa tra la seconda squadra di Castellammare, la Libertas e il Procida (invitato, tra l’altro, proprio dalla società stabiese) ha escoriazioni e contusioni per tutto il corpo, il volto tumefatto dalle percosse e un braccio ingessato, tripla frattura composta. Ma Rosario Campana sorprende anche nella malasorte, dopo un episodio allo stesso tempo pericoloso e assurdo. «Sembrerà strano, ma io non mi rammarico – spiega l’allenatore del Ctl Campania – ho avuto paura di morire, non mi sembra vero riuscire a vedere la mia famiglia». Due minuti lunghissimi, sotto la furia di un manipolo  di delinquenti – forse addirittura dieci – che hanno agito a sorpresa. «Sembrava di assistere a un terremoto». L’assurdo nell’assurdo, però, è che a fronte di mille spettatori che avevano assistito al match di Coppa e che stavano lasciando l’impianto stabiese, nessuno ha mosso un dito: il tecnico, dunque, pestato tra l’indifferenza omertosa generale. «C’era tanta gente, ma nessuno ha pensato di chiamare la polizia. Sono stato picchiato tra l’indifferenza delle persone». A mente fredda, nonostante soffra ancora di fortissimi dolori, riesce anche a ricostruire l’accaduto, così come denunciato al commissariato di polizia. «Stavamo andando alla macchina insieme a Marotta (allenatore della Juniores del Campania): lui era più avanti quando a un certo punto mi sono ritrovato circondato e aggredito da alcuni sconosciuti». Schiaffi e pugni, Campana che si divincola e prova a scappare. «Ma poi mi sono ritrovato a terra: mi proteggevo il viso per difendermi dai calci che arrivavano, uno di questi mi ha rotto il braccio». Chissà cosa sarebbe successo se quel calcio lo avesse colpito alla testa. «Sarà strano, ma si parla di nuovo dell’allenatore della capolista, che per gli addetti ai lavori gioca un bel calcio, per fatti di cronaca e non per fatti sportivi». Durante l’aggressione Campana ha perso anche il telefonino. «Non si può rischiare di morire per il calcio – commenta amareggiato il tecnico – penserò a cosa fare nel futuro». «Atto di aggressione da condannare – aggiunge il presidente Giovanni De Micco – cosa che dovrebbe fare tutto il mondo dello sport che deve allontanare i violenti. Sono vicino a Campana e alla sua famiglia, l’interrogativo da porci, però, è che senso ha far parte di questo mondo quando accadono queste cose».

Achille Talarico


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