Grazie a Claudio, che scrive quello che vorrei scrivere io, ma lo fa meglio.
“Il calcio è un grande rito che devi rispettar“. Sì, lo avevano già capito loro, che sono esseri superiori. Sedici anni fa. Figuriamoci adesso, che siamo ormai arrivati all’ultimo ballo del Titanic. La simpatica trovata della Tessera del Tifoso, che probabilmente sarà utile quanto una bicicletta per un pesce, sta scatenando bufere su tutto il territorio del nostro stivalone bucato. Partono paroloni che nemmeno a scarabeo. Per non parlare del casotto che hanno combinato con Maroni l’altro giorno. Bè, lasciatemi dire la mia. Il calcio mi sta altamente sulle balle, come quasi tutti gli sport d’altronde. Però questo rito tribale fatto di ventidue miliardari ansimanti dietro una palla mi provoca uno schifo più forte, più speciale, rispetto alle altre attività sudorifere.
Il problema è che se andassi in giro a dire chiaro e tondo “secondo me dovrebbero chiudere tutti gli stadi, converitrli in parchi e usare i soldi risparmiati per finanziare la cultura o qualcosa di più utile” mi mangerebbero la faccia come leoni impazziti. Il calcio è sacro. Non si può toccare, o ti bruci, come col pentolone delle caldarroste. Basti pensare alla carica ipnotica di quell’orgia legalizzata chiamata Mondiali di Calcio.
La cosa che più mi colpisce è vedere questo costante interesse verso il calciapallone da parte di tutti, tutti, tuttissimi. Non sono gli ultras, che per colpa di qualche coglioncello violento ci rimettono. Sono le persone che vedi tutti i giorni, al bar, a scuola, in pullman, i vicini di casa… se entri un po’ in argomento scopri che sanno a memoria quanta grana si cucca ogni singolo calciatore, ogni singolo allenatore, ogni singolo arbitro. Ore e ore a parlare di strategie e schemi tipo 4-4-2, 4-2-4 e robe del genere (quando va bene) o a insultarsi perché si tifa per una squadra piuttosto che un’altra (quando va male). Anche la persona che se ne frega più di tutti e non ha mai visto uno stadio in vita sua, stringi stringi, simpatizza per una squadra o almeno conosce qualche calciatore.
Allora, vediamo: conoscete forse il nome di qualche giocatore di polo? Qualche ballerino di danza contemporanea? Il cognome di alcuni campioni di hockey? Difficilmente. Ma non lo dico per accusare a casaccio. Lo dico perché c’è proprio un problema di fondo. Va bene essere costantemente ossessionati da qualcosa, ma perché non un altro sport, un modo di cucinare, non so, qualsiasi altra cosa…? Perché proprio ‘ste cavolo di calcio? Fra l’altro non è nemmeno nato in Italia. E ovviamente quella finestrella petulante detta televisione ci mette del suo, come dice il grande Caparezza “in tv c’è più calcio che in una cura per osteoporosi“.
Spesso mi chiedo quanto meglio staremmo se, di tutte le energie impiegate dal 90% della popolazione per cori, bandierine, discussioni estenuanti su falli e fuorigioco, tifi etc., se ne impiegasse almeno la metà a discutere di qualcosa come la politica. Sì, perché in Italia non è ancora chiaro questo piccolo concetto, questa piccola differenza: il calcio è un interesse, la politica è un dovere obbligatorio del cittadino. E se non si può biasimare una persona solo perché coltiva un interesse, per quanto ci sembri stupido, la si può biasimare se non adempie ad un sacrosanto dovere. A mio modesto parere è proprio questo menefregismo, questa superficialità, questo accontentarsi del meno peggio e votare inconsapevolmente e/o turandosi il naso che ha contribuito moltissimo alla situazione catastrofica in cui ci troviamo adesso. Bisogna reintrodurre nella mentalità della popolazione che la politica non è una cosa delle alte sfere, ma riguarda tutti noi, e c’è gente che per ottenere i diritti fondamentali negati non è stata seduta in poltrona ma ha combattuto ed è morta. Sangue, sangue, sangue. Lo stesso sangue di cui è imbevuta la nostra violentata Costituzione.
Colpisce e fa arrabbiare il fatto che la parola “vergogna”, di cui tanto avremmo bisogno, sia stata riscoperta solo perché la nostra nazionale è uscita malamente dai Mondiali (a proposito, la situazione dell’Africa è migliorata molto da giugno?). Fa ancora più arrabbiare vedere gente sfiancarsi e urlare per discutere se un arbitro è cornuto o no, se ha sbagliato a giudicare o no, e poi quando si parla di questioni ben più importanti come la costituzionalità di certi lodi, gli appalti truccati, la mafia dei colletti bianchi, le stragi di Stato, lo sfascio della scuola arrivano di risposta solo facce da triglia in salmì o al massimo frasi fatte e idiote tipo “Eh, sì, sempre peggio” o “Che ci vuoi fare, siamo in Italia”.
Siamo in Italia una mazza! Mi sembra ridicolo che il fatto di essere in Italia debba essere visto come una giustificazione alle peggiori nefandezze. Ma che cavolo significa? Scusate, dovremmo essere condannati al baratro perché siamo nati in un posto e non in un altro?
Un’ ultima cosa. Non datemi dell’esagerata perché faccio certi paragoni o perché disprezzo tanto il calcio. Ricordate che qualcuno ha costruito sul calcio delle vere e proprie fortune, è arrivato (troppo) in alto e adesso lo usa anche come arma di distrazione di massa. Se indovinate chi è, vincete un pallone bucato.
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