Piccola guida alla storia di Tabelle: origini e archeologia di un feudo neretino (II parte)
30 luglio 2014 di Redazione
di Riccardo Viganò
Tabelle, Chiesa di Santa Lucia particolare, concio di riutilizzato come architrave nell’ ingresso moderno
2. Genesi e morte di un casale medioevale
Nel caso di Tabelle si riscontrano tutte quelle peculiarità in cui di può distinguere un casale medievale. Esso era un insediamento stabile, dotato di quegli strumenti assolutamente necessari per la conservazione e la trasformazione di prodotti agricoli, con un economia generale essenzialmente chiusa, in un periodo dove ogni contatto era limitato solo alle comunità strettamente circonvicine, e fatto salvo i diritti dei feudatari, il prodotto fondamentalmente serviva alla sussistenza interna degli abitanti dello stesso casale. In linea di massima il casale medievale aveva un territorio di sua pertinenza ben delimitato, con la presenza di uno o più luoghi di culto, più luoghi per la sepoltura della popolazione, granai, recinti, stalle per gli animali, pozzi e cisterne per immagazzinare stagionalmente le riserve idriche. Questa sommaria descrizione di una casale medievale rispecchia in pieno quello che era fondamentalmente il casale di Tabelle.
La prima e più antica testimonianza scritta del casale medievale risale al 1092, dove con un atto il normanno Goffredo Conte di Conversano e signore di Nardò, donava all’abate benedettino Everardo abate del monastero di Santa Maria di Neritono, i casali di Tabelle, Arneo e Lucugnano.
Altre attestazioni d’archivio precedentemente a questo documento, al momento,sono inesistenti. Ai tempi della compilazione di questo documento il nucleo insediativo doveva essersi già formato.
Non sappiamo quanti e quali tipi di costruzioni vi fossero nel casale, data la mancanza di scavi archeologici. Un qualche indizio su di esse ci può venire dalle numerose buche, da palo, di forma circolare, ricavate nel banco roccioso, che “farebbero pensare a delle strutture probabilmente a carattere abitativo con strutture in legno e laterizi o materiale deperibile come copertura”. (Viganò 1999)
Del tutto sconosciuta invece l’origine del casale. Come già e stato affermato in passato (1) ritrovamenti di superficie e le tante cavità naturali fanno attribuire l’inizio della frequentazione umana dell’area adiacente al canale dell’Asso ad un periodo compreso tra l’età età del bronzo e il periodo protostorico.
Tabelle, nicchie
“In più casi chiese (e villaggi) medievali sembrano occupare lo stesso luogo di insediamenti apparentemente databili all’Età del Bronzo. È possibile che qualche fattore, come la presenza di acqua sorgiva, la localizzazione di questi siti, forse anche come luoghi di culto associati all’acqua.” (Paul Arthur 2010)
Si può quasi certamente affermare l’origine bizantina, la quale verrebbe confermata non solo dai nomi dei santi legati alla liturgia bizantina dei nove luoghi di culto in questo feudo (2). Ma soprattutto da ritrovamenti ceramici attestano tale presenza sin dal VIII. La nascita del nostro casale,dunque, sarebbe legata alla civiltà e al liturgia Bizantina, ascrivibile ad un periodo compreso tra i secoli VII e IX secolo.
Il casale di tabelle è un esempio specifico della ristrutturazione agraria bizantina, che segna il passaggio, dalla agricoltura latifondistica romana, tardo antica, ad una cultura autarchica legate ai vari nuclei familiari. Difatti:
“ …la coincidenza, in alcuni casi, tra insediamenti rurali esistenti in età bizantina e piccoli insediamenti rurali di età tardo antica (principalmente fattorie?) potrebbe indicare anche qualche forma di continuità fondiaria, ancora tutta da esplorare. Per esempio, il villaggio medievale abbandonato di Apigliano (è da notare il toponimo cosiddetto prediale), già in via di formazione durante il corso del VII secolo secondo le datazioni ottenute al C14, insiste su una piccola area di frammenti fittili di età tardo romana che, per la sua ristretta distribuzione, è stata interpretata come i resti di una possibile fattoria monofamiliare. Il villaggio di Quattro Macine, anch’esso esistente dall’età bizantina (VII o VIII secolo), giace a pochi metri di distanza da un’altra ristretta area di frammenti fittili databile all’età tardo antica. Ancora, il villaggio bizantino in loc. Sant’Elia (Corigliano d’Otranto) si è sviluppato nelle vicinanze di un insediamento (villaggio?) caratterizzato da ceramica databile principalmente tra IV e VI secolo. Il villaggio bizantino stesso sembra essere stato abbandonato entro il IX o gli inizi del X secolo …” (Paul Arthur 2010)
Sicuramente il casale di Tabelle non doveva essere l’unico ad essere interessato da questa tipologia genetica, se si esclude il casale di Fulcignano, ve ne erano certamente altri, d’altronde vi furono molti altri casi del genere nel Salento, essi non dovettero essere solo villaggi ma:
“ altri esempi di siti con apparente continuità insediativa, vale la pena notare anche alcuni centri monastici noti dalle fonti documentarie di età basso medioevale, che presentano abbondante ceramica di età bizantina e che giacciono sopra o nelle vicinanze di sostanziali insediamenti di età tardo antica. È il caso almeno di San Nicola di Casole (Otranto), la cui fondazione è stata tradizionalmente assegnata all’età normanna, di San Nicola di Pergoleto (Galatone) e di San Giovanni Malcantone (Otranto). Viene il sospetto che alcuni di questi erano fondazioni monastiche tardo antiche, come nel caso del monastero dei SS. Cosma e Damiano, identificato nel sito di Le Centoporte a Giurdignano, e che forse rappresentano la punta dell’iceberg di un paesaggio monastico esistente ben prima del Mille. Nel contesto della continuità insediativa, possiamo, infine, osservare come il Salento detiene un’alta presenza di toponimi prediali, stimabili intorno al 36% degli attuali toponimi comunali.” (Paul Arthur 2010)
La riorganizzazione territoriale portò alla predilezione di siti con caratteristiche fisiche precedentemente descritte come: presenza di acqua, fertilità del suolo, visibilità, e soprattutto furono predilette quei siti dove vi erano viabilità, realizzate in periodi storici precedenti, le quali garantivano si se pur relativamente limitate possibilità di movimento.
Ancora:
“è verosimile che pure una parte della rete stradale secondaria (le vie di campagna) è stata in buona parte tracciata durante il Medioevo per collegare i villaggi e per fornire accesso ai campi e ad altre aree di risorse disponibili nel territorio (sorgenti, boschi, cave, approdi, ecc), nonché per articolare la rete commerciale e di mercato. Anche in questo caso in questo caso, possiamo ipotizzare una certa misura di continuità dall’età romana, visto anche gli stretti rapporti intercorrenti tra confini e viabilità. Come è stato dimostrato, alcune tracce della centuriazione impiantata nel II secolo a.C. rimangono a tutt’oggi visibili nel paesaggio. Le linee di demarcazione fra le centurie dovevano essere spesso tracciate da viottoli campestri di accesso agli appezzamenti agricoli. Le tracce sopravvissute presumibilmente indicano una continuità d’uso dei percorsi, mentre quelle non più visibili indicherebbero il loro abbandono.” (Paul Arthur 2010)
in questo periodo cosi scarno di fonti, non ci si può esonerare dall’ipotizzare e dal pensare che il casale di Tabelle non abbia condiviso il destino dalle conquiste del territorio neretino e dall’intera regione da parte degli arabi, passandone illeso. Tra la seconda metà del IX secolo con la fondazione dell’emirato di Taranto nel 840, fino alla seconda metà dell’ XI secolo soffrì delle guerre endemiche tra gli Arabi intenti a costituire una stabile colonia continentale e i Bizantini protesi a difendere i suoi territori in modo efficace.
“ …Secondo le cronache dello storico Ibn al-Athīr, il principe aglabita ‘Abd Allah, fautore della guerra sacra e figlio del più feroce Ibrahim Ibn Ahamad, dopo l’impresa della distruzione delle mura di Messina e la conquista di Taormina, “ il 20 Luglio del 901 d.C. si recò poi a Naritinu, e se ne insignorì alla fine di ragàb. Ei diè esempi di giustizia e di buona condotta verso i sudditi”. Non mancarono altre incursioni: le cronache di Lupus Protospatarius narrano che Nardò fu presa d’assalto nell’anno 924 d.C. da una spedizione tra le maggiori che uno stato musulmano lanciasse nel nostro Mezzogiorno..” ( De Pascalis 1999)
Durante tale periodo, nella seconda metà del XI secolo, i Normanni approfittando della situazione di confusione politico militare, scaturite anche dalle continue rivolte anti bizantine in Puglia per conquistare quei territori. Con la caduta di Otranto ultima roccaforte Bizantina nel 1056, portò all’ inevitabile insediamento al potere dei conquistatori e con essi di conseguenza al mutamento politico strutturale ed alla trasformazione agraria del Salento medievale. I Normanni, come nuovi e incontrastati padroni, instaurarono istituzioni feudali del tutto inesistenti nell’assetto politico-sociale precedente, le quali cambiarono radicalmente il regime delle terre, i rapporti di produzione, e le relazioni sociali. Nel Salento, partendo dall’istituzione delle contee di Lecce e Nardò vi fu una ridistribuzione della proprietà terriere si una diffusa ed estesa feudalità laica, e grandi signorie ecclesiastiche.
L’investitura a contea di Nardò, trasformava questo centro nella principale entità territoriale a livello locale, divenendone il centro principale. Dunque la contea tra le altre esercitava la sua giurisdizione su Tabelle e sul confinante Casale di Fulcignano, sottoposta all’governo del signore di Nardò e conte di Conversano Goffredo, il quale donava Tabelle all’abate di S. Maria de Nerito Everardo, con il già riportato documento del 1092.
Le fonti continuano a fare menzione del nostro casale, in periodo Svevo, in un documento dell’agosto del 1223, fatto transuntare, nel 1695, da Vescovo neretino Orazio Fortunato, col quale atto l’imperatore Federico II di Svevia concedeva al medesimo monastero il casale di tabelle.
Divenuta signoria fondiaria della Chiesa abaziale di Nardò, dove vi esercitava la “cura animarum” esigendovi prestazioni decimali. Questa tassazione viene confermata da alcuni documenti come il Registro delle Obbedienza dell’abate Federico e da un successivo atto datato 1373, le Rationes Decimarum il quale documento ci informa che il Protopapa della chiesa di S. Lucia di Tabelle era soggetto al pagamento di una Ratio Decimarum di due Ducati. Successivamente a questi atti si ha un inversione di tendenza, dove prima la signoria era solo della Chiesa abaziale di Nardò, ora vi sono delle donazioni di grossa parte dei territori di tabelle, frammentandolo, a favore della piccola nobiltà terriera e laica. Ipoteticamente una delle cause di questa inversione fu la seconda scomunica da parte del pontefice Gregorio IX nei confronti di Federico II nel 1239. Scomunica che portò sicuramente a pesanti ritorsioni,verso la chiesa e i suoi possedimenti temporali presenti nel regno, da parte dello Svevo. Proprio nell’anno 1239 Tabelle viene infeudata a Guido Sambiasi successivamente a Vinciguerra e a suo figlio Guido del 1316. Inoltre si sa che la signoria laica del territorio continuò fino al XVI secolo con Giovanni de Sancto Blasio. Durante questo periodo di signoria laica si ha probabilmente la costruzione di due piccole fortificazioni, ai due estremi confini opposti del casale che vedremo in seguito, a controllo del territorio e delle viabilità di Tabelle.
Oltre i documenti succitati vi è la Cedula Taxationis del 1276, imposta voluta da Carlo I D’Angiò in Terra d’Otranto, per la circolazione della nuova moneta di denari, descrive come abitati sia i casali di Tabelle, Fulcignano e Galatone. La stessa Rationes Decimarum riporta il casale di Tabelle come abitato, come gli atri casali circonvicini, Galatone, Fulcignano e S. Cosma. Ancora lo scomparso Cedolario angioino (3), racconta che nel territorio di Nardò solo 20 casali tra cui Tabelle. Casali che risultano ancora abitati, nonostante fosse già iniziato, secondo alcune ipotesi, uno spopolamento dei centri agricoli, dovuto alla trasformazione agraria del feudo di Nardò. A discapito di queste ipotesi un altro documento, redatto dall’abate Epifani del 1412, su espressa richiesta dell’antipapa Giovanni XXIII il procidano Baldassarre Cossa, ci rammenta che aveva ancora una popolazione di duecento persone, ma soprattutto ricorda la componente etnico linguistica di origine “greca”.
Lo spopolamento avvenne plausibilmente in epoca successiva a quanto ipotizzato precedentemente. Ipotesi che cozza pesantemente contro i risultati di ricognizioni sistematiche avvenute negli ultimi anni sul sito del casale, tra le cause scatenanti dell’abbandono della popolazione del casale,in primis si deve considerare la crisi agraria del Duecento, recessione dovuta alle scelte politico-economiche delle feudalità legata alla monarchia Sveva. la quale aveva orientato l’economia agricolo-rurale verso una monocultura estensiva di cereali e l’allevamento, settori produttivi questi che richiedono un più basso uso di manodopera. Queste scelte determinavano, sulla natura insediativa del casale, non indifferenti ripercussioni sull’habitat. Non si può neanche tralasciare l’ipotesi del concorso di una eccessiva fiscalità. La quale penalizzava sempre più la popolazione rurale. Questo sicuramente portava i contadini a cercare rifugio verso i casali e le Terre chiuse, limitrofe. tali centri potevano garantire un rifugio sicuro e, forse, una più stabile sicurezza economica. In più le continue guerre e le conseguenti scorrerie che avvennero, alla prima metà del XV sotto il regno di Giovanna II. Successivamente negli atti che riguardano la visite pastorali eseguite dai vescovi neretini Mons. De Pennis e Mons. De Giustinis rispettivamente negli anni 1452-1485 Tabelle assieme a numerosi casali non compare.
“È possibile che alcuni villaggi furono abbandonati per via della nuova ondata di peste che colpì il territorio nel 1481, ma per questo non abbiamo molti dati. Altri, nelle vicinanze di Otranto, potevano essere scomparsi per via delle scorrerie turche in seguito alla presa della città nel 1480 da parte delle forze ottomane” (Paul Arthur 2010).
(continua … )
Note:
(1) Zacchino 1990 p. 59,60
(2) In particolare S. Nicola di Myra, S. Eleuterio, S.Costantino, S. Demetrio, S. Onofrio, Cfr. Zacchino, 1990, p. 59.
(3) Documento perduto ma trascritto dal Coco. Coco, cedolari Terre Idronti,(1378), 1915, p.16, 28.
Bibliografia:
Coco, cedolari Terre Idronti,(1378), 1915, p.16, 28.
De Pascalis G. D. , Nardò il centro storico, 1999
Poso,Nardò e il suo territorio nel basso medioevo. In: Annali del dipartimento delle scienze storiche e sociali VI – 1988-89, 1990.
Resta G., Il Palazzo Marchesale di Galatone: note storiche ed architettoniche contestualizzate sino all’anno 2002. 2003 p. 32.
Viganò R., Il caso archeologico esemplare di Contrada Monacelle, in”il Giornale di Galatone” n°24 novembre-dicembre 1999
Viganò R., Contrada Monacelle: La cripta De Giorgi, in”il Giornale di Galatone” n°28 luglio-agosto 2000
Viganò R., I Materiali archeologici quotidiani di Contrada Monacelle, in”il Giornale di Galatone” n°30 novembre dicembre2000
Visceglia, Territorio, feudo e potere locale in Terra d’Otranto tra medioevo ed età moderna,1988, p.263.
Zacchino V, Galatone Antica,Medievale,Moderna:Origine e sviluppo di una comunità Meridionale, Galatina.