Piccola guida alla storia di Tabelle: origini e archeologia di un feudo neretino (III parte)
31 luglio 2014 di Redazione
di Riccardo Viganò
Tabelle, Galatone, Antica viabilità
3. Tabelle viabilità e chiese.
Il casale di Tabelle era attraversato, nel medioevo, al centro del suo nucleo abitato, da viabilità importanti per i commerci verso i centri maggiori Lecce, Copertino, Nardò, S. Pietro in Galatina, Cutrofiano, Otranto, ma soprattutto per il passaggio di quella massa di fedeli che andava in pellegrinaggio verso i luoghi di culto del Salento importanti come ad esempio S. Maria di Leuca.
“ La nostra terra salentina era soggetta a questa rete di percorsi obbligati, dal vicino oriente e dalla terra santa, dal Gargano e a Roma e viceversa. Si spiegano così l’esistenza di Ospedali, Ospizi, Xenodochia. A Galatone, a dimostrazione dell’antica posizione nodale sui percorsi pellegrini e commerciali, ne rimangono tracce di varie epoche, circa conservate, a Fulcignano, presso la chiesa di Odegitria, in via Ospedale, nei dintorni del santuario dello SS. Crocefisso, e nei vari conventi maschili e femminili. (Resta 2003)
Il passaggio di questo percorso commerciale e spirituale, era obbligato poiché in qualsiasi direzione si andasse, il viandante passava necessariamente all’interno del casale di Tabelle. Appunto lungo questa via interna del casale, difesa dalla piccola fortificazione del Doganieri, si costruirono cinque delle dieci chiese del casale le quali erano oltre la chiesa Achipresbiteriale di S Lucia, le restanti erano sotto i titoli di Santa Maria, San Nicola di Myra, San Marco, Sant’ Eleuterio, San Costantino, San Demetrio, Sant’ Onofrio, San Vito della latronica, San Pietro di Tabelle.
Esse dimostrano soprattutto di fare parte di una possibile rete ospedaliera.
Infatti: “ La creazione e lo sviluppo della rete ospedaliera medievale derivavano da un concetto di assistenza assai diverso da quello moderno: non un luogo di cura, ma un edificio dove veniva offerta ospitalità temporanea a poveri e pellegrini e dove erano esercitate, all’occorrenza, rudimentali pratiche mediche svolte nell’ambito della carità cristiana”
L’esistenza della chiesetta di san Nicola di Myra, è testimoniata da documenti d’archivio, l’importante Codice Galatonese 5 compilato tra il 1501e il 1526, in cui e menzionata ci indica che “l’ecclesia de Santo Nicola di tabelle extra moenia dictae terrae, diruta,….”. Negli atti della visita pastorale dell’arcivescovo di Otranto svoltasi nel 1538 e su cui vantava una Collatio, causa di uno scontro con Il vescovo di Nardò, ce la descrive ancora come “diruta” (1).
L’“Inventario dè Benefici ecclesiastici” compilato cento quaranta anni dopo nel 1678, ci indica che “ Ecclesia S. Nicola di Tabelle (Era)…ad presens diruta” Un importante documento notarile rogato dal notaio neretino Bona Nicola del 1775, non solo ci puntualizza l’edificio ancora esistente, ma soprattutto pone il sito, dove essa insisteva. L’atto ci indica che il famoso faenzaro neretino Domenico Perrone, possedeva “orte due di terra” in “feudo Tavelle in loco detto Santo Nicolicchio prope ecclesia iuxta massaria col nome di Santo Nicolicchio”. Sempre la visita pastorale del 1538 indica l’esistenza, citandole, oltre della chiesa di S. Nicola, le chiesette di S. Maria esistente, secondo uno storico locale, ancora a metà ottocento, e di S. Pietro di Tabelle anche quest’ultima “totaliter Diruta”.
Tabelle, Chiesa di Santa Lucia particolare ingresso originale
Tabelle, Chiesa di Santa Lucia particolare monofora
Arrivata invece ai nostri giorni la cripta denominata De Giorgi, ricadente in territorio pertinente a Galatina, è diversa nella conformazione dalle altre cripte dell’area salentina. Originariamente questa era un inghiottitoio carsico, simile ad un’altra cripta in territorio di Nardò, Madonna della Grottella, anch’essa di chiara natura carsica. L’aspetto della cripta galatinese fu sicuramente modificato intorno ai secoli XI XII per uso cultuale. Di forma tronco-piramidale, l’antica copertura a blocchi piatta bandati. è stata nell’ultimo ventennio del secolo scorso sostituita con copertura in cemento.
Vi si accede attraverso una rampa di gradini e si sviluppa per una lunghezza massima di ventidue metri terminante con un cunicolo naturale di ca. novanta cm che prosegue fino al distacco della volta. Le ridotte dimensioni dell’ambiente e dell’iconostasi fanno pensare a una cripta a uso privato. Le maestranze cha hanno scavato l’originale cavità carsica per ricavarne un luogo di culto ne hanno utilizzato il più possibile le caratteristiche naturali per la suddivisione dello spazio sacro. L’iconostasi presenta palinsesti o affreschi sovrapposti, di cui il più recente parrebbe ascrivibile al tardo XV secolo, mentre il più antico mostra caratteri, nelle corone dei santi e nei tratti dei panneggi, bizantineggianti. L’interrompersi dell’iconostasi con taglio e lo stacco netto all’ ingresso della cripta su parte di strutture murarie fanno ipotizzare un edificio di culto costruito Sub Divo al di sopra della cripta e dirimpetto ad un’importante strada del casale. Poi all’abbandono dell’abitato medioevale e la trasformazione di buona parte di esso in cave la rimanente cripta divenne riparo per pastori e cava monti, sino alla definitiva occlusione con scarti delle stesse cave. La disostruzione avvenne attorno agli anni 1940-43, quando gli attuali proprietari la utilizzarono come rifugio antiaereo.
Le funzioni religiose di tutti questi edifici dovettero sicuramente essere raccolte nella rimanente chiesa archipresbiteriale di S Lucia di Tabelle.
Ora sconsacrata, questo edificio religioso unico a essere sopravvissuto in alzato, è il risultato di modifiche e ristrutturazioni operate tra il XVI e XVII secolo, la chiesetta di Santa Lucia, si presenta come un edificio di piccole dimensioni e di semplici volumi con volta a botte, diversa dalla struttura originaria la quale doveva avere una forma quadrata e con una tettoia lignea a doppio spiovente.
Dell’antica chiesa rimango conservate solo due facciate, quella laterale sinistra e quella posteriore. La prima mostra una piccola porta, ora tamponata, architravata, sormontata da un archetto cieco a tutto sesto, nella cui lunetta sono presenti tracce di affresco: un’aura perlata e un piatto con gli occhi della santa cui è intitolato l’edificio sacro. Il tutto dipinto con gusto bizantineggiante. Straordinariamente di questa porta si trovano confronti con la cappella della masseria del Crocefisso a Lecce, e alla più vicina chiesa della Madonna dell’ Odegitria.
Il secondo lato in corrispondenza di un’abside interna non sporgente, una monofora interna non strombata, oggi decentrata, ma che doveva un tempo costituire insieme all’altare e alla porta frontale l’asse simmetrico del precedente edificio sacro.
In seguito la struttura ha subito, grazie alle numerose e pesanti ristrutturazioni, un accorciamento del corpo di fabbrica, trasformando così l’originale pianta quadrata, in pianta rettangolare. Lungo il lato dell’antica parete, ora mancante, si notano affioranti dal terreno ancora alcuno conci di fondazione.
La facciata desta è stata, quindi, ricostruito ex novo, ravvicinata al lato parallelo e inspessita, per ottenere una nuova volta, questa volta a botte, operazione che ha reso ceca la monofora laterale.
La chiesa, curata nei dettagli e nella scelta del materiale costruttivo, calcarenite carparina estratta da cave delle immediate vicinanze, presenta invece nelle strutture posteriori, una grande grossolanità nell’esecuzione muraria, forse dovuta alla necessità di una veloce ricostruzione, per restituire il luogo di culto alla numerosa popolazione di pastori, contadini e cava monti, presenti nelle masserie vicine.
L’essenzialità del prospetto frontale, risalente alla seconda fase ricostruttiva, evidenzia fortemente l’unico elemento decorativo, l’architrave dell’ingresso consistente in un blocco calcareo scolpito sulla superficie esterna. Il rilievo, ormai corroso dal tempo, si sviluppa in senso orizzontale, con una motiva a denti di sega, sotto alla quale vi sono otto figure scolpite, cinque di chiara simbologia vegetale, mente le altre suggeriscono stemmi nobiliari e volti regali, e una croce greca.
Guardando l’insieme si può notare il senso di estraneità dell’architrave e dell’ingresso, erroneamente ritenuto come ingresso originale, con la semplicità della restante facciata. Questo conferma l’ipotesi del riutilizzo di questo pezzo da un altro dì edificio pubblico, o del portale originale. All’interno la chiesetta mostra una struttura a vano unico, semplice ed essenziale, con pavimentazione in coccio pesto, in gran parte distrutta da atti vandalici, che hanno sconvolto le eventuali stratigrafie interne.
L’altare di fattura barocca, in gran parte distrutto conserva sotto strati di scialbature di calce, tracce di affresco; dietro ad esso si trova una nicchia che appartiene alla fase più antica dell’edificio, che presenta anch’esso coperto da uno spesso strato di calce, tracce di affresco in tonalità giallo e rosso, raffiguranti tralci vegetali del tutto simili a quelli presenti nella chiesa bizantina di S Pietro a Otranto.
Sconsacrata la chiesa, diviene abitazione stagionale, e deposito di tabacco, in tempi recenti un pagliaio, fino agli ormai ontano anni ottanta del secolo scorsa, quando grazie all’Archeoclub locale, la struttura fu sottoposta ad alcuni interventi di restauro di carattere statico.
(continua…)
Note
(1) Archivio Diocesano Otranto, Visitatio Hidruntynae Diocesis facta anno 1538, f 55v. l’arcidiocesi idruntina vantava la collatio sulle chiese di San Nicola e di Santa Maria. L’arcidiocesi si spinse ad accusare di usurpazione la chiesa di Nardò. Zacchino 1990, p 63.
Bibliografia
AA.VV., Un indagine conoscitiva nella campagna di Galatone, in “antiqua”, VIII, 1983 p29-32.
Giuseppe resta, Il Palazzo Marchesale di Galatone: note storiche ed architettoniche contestualizzate sino all’anno 2002. 2003 p. 32.
Marina Aurora e Mila Lavorini, “All’ostello del Pellegrino”, in “Medioevo
Martino C., Nuovi confronti per la cappella extra urbana di masseria del Crocefisso, in: “Quaderni del Museo della Ceramica di Cutrofiano” n° 12 p.96,106.
T. Vanna, Galatina, in Il regno delle due Sicilie descritto e illustrato, Napoli 1854, p. 44. In: Zacchino 1990, p. 61 nota 142.
Viganò R., Il caso archeologico esemplare di Contrada Monacelle, in”il Giornale di Galatone” n°24 novembre-dicembre 1999
Viganò R., Contrada Monacelle: La cripta De Giorgi, in”il Giornale di Galatone” n°28 luglio-agosto 2000
Viganò R., I Materiali archeologici quotidiani di Contrada Monacelle, in”il Giornale di Galatone” n°30 novembre dicembre2000
Zacchino V, Galatone Antica,Medievale,Moderna:Origine e sviluppo di una comunità Meridionale, Galatina.