Avevo deciso di mettere questa introduzione prima della recensione del terzo libro "A Storm of Swords" per spiegare in cosa consiste la saga, ma visto che è venuta un po' lunghetta pubblicherò introduzione e recensione in due post separati.
Dura la vita su quel trono!
A Song of Ice and Fire ("Il Trono di Spade in italiano") è una saga fantasy composta attualmente da cinque libri, A Game of Thrones, A Clash of Kings, A Storm of Swords, A Feast for Crows e A Dance with Dragons, che si dovrebbe concludere con altri due libri ancora in fase di realizzazione. La saga ha conosciuto un successo planetario, ai livelli del caposcuola Il Signore degli Anelli, grazie alla fedele e ottimamente prodotta serie TV in onda negli USA sul canale HBO (quello dei Soprano, Six Feet Under e Boardwalk Empire, per intenderci), mentre da noi la trasmette Sky. Tuttavia, il primo libro della serie risale addirittura al 1996.
La saga quindi si è conquistata nel tempo uno zoccolo duro di appassionati fino a sfociare nel mercato generalista. Ma mentre i fan aumentavano, le uscite dei nuovi volumi andavano lentamente diradandosi: A Dance of Dragons è uscito nel 2011 a ben 6 anni di distanza da A Feast for Crows. Segno che l'autore sente la pressione degli appassionati ma nello stesso tempo vuole lavorare (si spera) con cura sulla stesura dei romanzi successivi. La vicenda narrata sta inoltre assumendo proporzioni piuttosto gargantuesche, che richiedono maggior cura nella pianificazione e nel controllare che non ci siano incoerenze nella trama.
Muovitiiiiiiiii!
I libri sono ambientati principalmente nel continente di Westeros, separato dal continente di Essos da uno stretto mare. All'interno del continente abbiamo tutti i tipi di clima e di terra possibili: dalle lande ghiacciate oltre la Barriera (un immensa muraglia di ghiaccio costruita per tenere lontane le popolazioni barbare dell'estremo Nord), alle terre solcate da numerosi rivoli, fiumi e laghi di Delta delle Acque, alle paludi del Collo, una stretta lingua di terra che funge da confine tra il Nord e il Sud del continente, alle montagne ricche d'oro intorno a Castel Granito, le brulle Isole Ferrose, le lussureggianti foreste intorno ad approdo del Re, fino ai deserti e al clima tropicale della penisola di Dorne.
La vagamente albionica Westeros (a sinistra) e Essos (destra), che ricorda molto da vicino la Terra di Mezzo Tolkeniana
Tutte queste terre sono in mano ad un unico Re, che domina sui Sette Regni. Il fatto che i Regni siano Sette implica infatti che un tempo non era così: Westeros un tempo era divisa in sette diversi Regni, in mano ad altrettanti Casati (da Nord a Sud gli Stark, i Greyjoy, gli Arryn, i Tully, i Lannister, i Baratheon e i Martell) che nel tempo sono stati assoggettati da un unica casata, i Targaryen, il cui possesso dei draghi aveva costituito un vantaggio strategico non indifferente.
All'inizio del primo romanzo della saga però, i Sette Regni sono in mano ad un nuovo Re, Robert della Dinastia Baratheon, che un decennio prima era riuscito in una rivolta a usurpare il trono dei Targaryen (i cui membri superstiti sono scappati in esilio a Essos). Ma come spesso succede nei cambi di dinastia, l'instabilità politica è alle porte e sul Regno incombe un'antica minaccia...
Prima ho scritto che A Song of Ice and Fire è una saga Fantasy e detto così uno si potrebbe aspettare orde di orchi, magie a profusione, elfi e nani, spade incantate e draghi sputafuoco. Bè...non è proprio così. Sì, nel mondo di Westeros ci sono i draghi, ma al tempo del primo romanzo sono ormai considerati estinti. Non sembrano esserci altre civiltà oltre a quella umana e la magia sembra essere cosa piuttosto rara. Se non fosse per certi piccoli aspetti, A Song of Ice and Fire potrebbe benissimo essere la storia di un mondo immaginario di tipo medioevale.
Il sistema feudale che vige nel mondo di Westeros è descritto nei minimi dettagli araldici: oltre alle sette Casate principali ci sono decine e decine di case minori, ognuna con il proprio stemma, la propria storia e le proprie peculiarità. Nulla è lasciato al caso e tutto (ma proprio tutto), perfino le decisioni che un signore feudale deve prendere ogni giorno vengono descritte in maniera dettagliata e sono organiche allo sviluppo della trama, che quindi fa leva in misura maggiore sugli intrighi politici che sull'azione vera e propria.
Non si può certo dire che Martin si sia trattenuto dal costruire un mondo che brilla di luce propria, con la propria storia, la propria mitologia, tradizioni e religioni. Certo, i Sette Regni di Westeros strizzano l'occhio ai Regni Medioevali europei, mentre le popolazioni di Essos ricordano molto da vicino la Civiltà Araba e quelle esotiche del Vicino e Lontano Oriente, ma il risultato finale è comunque un mondo credibile e memorabile.
I romanzi vengono narrati seguendo il punto di vista di diversi personaggi, e questa tecnica permette da un lato di vedere la storia da diverse angolazioni, anche in contrasto tra loro (in questo modo non si ha una percezione ben definita di chi si può considerare "buono" e chi "cattivo), dall'altro, se certe vicende coinvolgono personaggi non seguiti dal narratore, queste vengono riportate in maniera indiretta. Molte battaglie ad esempio non vengono nemmeno descritte, ma ci viene narrato dei suoi esiti così come li vengono a sapere chi non ha partecipato. Grazie a questo stratagemma è possibile mantenere alta la tensione ed è una ventata di aria fresca rispetto ai romanzi fantasy costuiti da una successione interminabile di battaglie e scene di raccordo.
Inoltre, contrariamente ai dettami del genere, ma anche della narrativa tout cour, in A song of Ice and Fire nessuno è al sicuro, nemmeno i protagonisti, che possono letteralmente morire da un momento all'altro, compresi quelli seguiti dal punto di vista del narratore. Siete avvertiti!
Ho letto i primi tre romanzi della saga sul mio fido Kindle, in lingua originale. Ho deciso di leggerli in inglese per vari motivi: un po' per sfida personale, volevo vedere se ero in affrontare un tomo di mille pagine in inglese e in ciò il dizionario integrato del dispositivo Amazon non poteva che venirmi in soccorso e un po' perchè sono rimasto sconcertato dalla politica di Mondadori (l'editore italiano della saga).
Mondadori ha deciso di dividere i vari volumi della saga in diversi sottovolumi di circa 300 pagine: il primo e il secondo sono stati divisi in due, il terzo, il quarto e il quinto in tre ciascuno. Naturalmente però il prezzo dei volumi italiani corrispondeva grosso modo al prezzo di un volume (quello intero) in edizione paperback inglese! Insomma, per leggere in italiano la saga dovevo spendere grosso modo il triplo. Questa abitudine degli editori italiani, usata chissà perchè soprattutto con la fantascienza (sto dicendo a te Rizzoli!) e il fantasy è particolarmente fastidiosa e dimostra una mancanza di rispetto nei confronti del lettore.
Inoltre l'edizione Mondadori è veramente tradotta in maniera superficiale (da Alan D. Altieri, che è perfino un autore di romanzi a sua volta!): vi basti sapere che fin dal prologo ci sono errori inspiegabili, come cavalieri che vanno a nord-est invece che a nord-ovest e occhi rossi come il sangue quando in originale erano semplicemente rossi!
Siccome un minimo di inglese lo conosco, ho deciso di leggere l'opera in originale. E non mi sono pentito della mia scelta: l'inglese usato da Martin è un po' arcaico ma molto scorrevole, e una volta imparati termini tipici medioevali la lettura procede spedita. Il mio consiglio, se volete iniziare a leggere la saga, è di fare uno sforzo e di leggere direttamente in inglese, con buona pace del colosso di Segrate.