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Piccola lezione di chimica applicata: il fumo

Creato il 11 gennaio 2014 da Scribacchina

Quando ti trovi in situazioni strane, la prima cosa che cerchi è qualcuno che ne sappia più di te, qualcuno che ci sia già passato e sappia dirti cosa devi fare.
Se sei sfortunato (e Scribacchina ogni tanto lo è), scopri che la «situazione strana» è qualcosa che nessuno prima di te aveva affrontato.
Morale: tanto per cambiare, dovrai arrangiarti.

Antefatto. Vado a suonare col mio (ormai ex) gruppo in un pub. E’ un posto non troppo grande, perso in mezzo alle campagne; un locale che non troveresti neanche a cercarlo col lanternino. Eppure è fornito di tutto, anche del superfluo: nello specifico, la macchina del fumo, ossia quel cubo nero di plastica che spara il fumo sul palco.
Il tizio del pub pensa bene di piazzarla accanto al mio Markbass.

Si suona bene nel piccolo pub; ci si diverte, ci si prende un po’ in giro.
E dopo la birra di rito, si inizia a smontare.
In quel momento mi accorgo che il mio gioiellino – il Markbass – è bagnato fradicio.
Sì, lo giuro, tutto ricoperto di gocce d’acqua; anche un po’ appiccicaticcio, per la verità. Chiedo pareri agli ex-compari di band, ma nessuno ha idea di cosa sia quella patina di rugiada.
Ottimo.
Mi metto quindi alla guida della catorciomobile, carica come un uovo, e trascorro un’oretta analizzando mentalmente la situazione. Augurandomi che tutta quell’acqua non abbia fatto danni ai circuiti elettrici.
Arrivo a casa, scarico il Markbass grondante acqua, lo sistemo sul supporto e lo abbandono al suo destino: sono le tre e ho due sole cose in testa, il pigiama e il letto.

Il mattino successivo mi sveglio e mi fiondo nello studio per verificare come sta il pargolo. Cose dell’altro mondo: è ancora bagnato, esattamente come qualche ora prima. Tutte le goccioline sono al loro posto, manco fossero state fissate con l’Attak.
Invoco Santissimo Google, sperando che qualche musicista abbia avuto il mio stesso problema. Invece niente, sembra che io sia l’unica sfortunata bassista sulla faccia della terra a ritrovarsi dopo un concerto con l’ampli bagnato di non-so-che-strano-intruglio.
Un dubbio mi assale: vuoi vedere che è il fumo/vapore/vattelapesca di quella dannatissima macchina che si è condensato sul piccino?
… Ma cosa diavolo contiene il fumo? Di cosa è fatto? Come si comporta?
Scribacchina non è tipo da perdersi in un bicchier d’acqua, figuriamoci in una nube di vapore acqueo.
Scopre quindi che il fumo prodotto dalla macchina non è nient’altro che una miscela di glicerolo liquido ed acqua.

Un momento: il glicerolo liquido è… sì, glicerina! Eureka, ora so come risolvere il busillis!
Dovete sapere, cari soliti lettori, che la glicerina funge da sequestrante dell’acqua, ossia assorbe acqua; capita di trovare particolari creme per le mani che contengono talmente tanta glicerina da fare l’effetto contrario: seccano la pelle, proprio perché sono talmente affamate d’acqua da togliergliela. Ecco dunque il perché delle eterne, inasciugabili goccioline d’acqua sul Markbass.

… E quindi? Come fare per pulire quell’orrore appiccicoso?
Nulla di più semplice: basta passare della carta assorbente sulla zona e asciugare il più possibile; resterà una leggera patina grassa (tranquilli, è sempre il glicerolo liquido) che noterete soprattutto nelle parti in plastica: per eliminarla, prendete uno straccio in microfibra, inumiditelo con alcool denaturato e pulite con attenzione le parti appiccicaticce. Dato che ci siete, date una veloce passata anche alla moquette che ricopre l’amplificatore; e non dimenticate i cavi e i pedali: sicuramente anche quelli saranno sporchi di glicerolo.
Voilà: Markbass come nuovo, asciutto e perfettamente sgrassato. Pronto per essere nuovamente esibito su un palco, preferibilmente in un futuro non troppo lontano.


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