Magazine Diario personale

Piccola serenata notturna

Creato il 22 maggio 2014 da Povna @povna

Il sonno la coglie all’improvviso, con quella grazia che (le) capita al massimo cinque volte all’anno; la ‘povna (che, da brava nevrotica ipnagogica, i segni oramai li riconosce) molla tutto (la cena, le lezioni, il libro di lettura, i compiti) e se ne va di corsa a letto. Alle undici e mezzo – ed è un mezzo miracolo – è già nelle braccia di un nero più fondo del petrolio.
Invece, dopo un poco, sogna.
Di suonare il pianoforte.
Prima a una mano, poi con due, con il piglio del neofita. Lo sguardo scorre allo spartito, le mani sopra i tasti; ripetono, ossessive, sempre la solita canzone. Che poi, non è che le piaccia tanto. Anzi, tutt’altro. Eppure ritorna a suonarne una sola, e sempre quella, come se fosse dovere ineludibile. Ancora, ancora, ancora.
Infine, è palese, si distrae. La mente mentre suona vola altrove, non sta attenta. Sempre di più quella scelta banale non le torna. Oramai il sonno buio è andato allegramente a farsi fottere, riaffiora il semiconscio, sempre vigile. E prende, infine, in pugno lui la situazione.
La ‘povna si sveglia. L’orologio segna l’1.15. Le mani sono via del pianoforte, infine, se non altro, ha smesso di suonare. Ma ancora la musica ritorna, ossessiva (e anche stonata, se è per quello). Ed è allora che la ‘povna capisce.
Scende dal letto, prende la rincorsa, e, con bella precisione, salta. Atterrando metaforicamente sulla testa del vicino. Lui, stronzetto, lo sa che è dalla parte del torto, e tace subito. La ‘povna per non sbagliare, ci dà sopra un’altra botta. E si avvia, inferocita, in bocca a un’altra notte senza sonno.
Il giorno dopo, per non sbagliare, la sveglia la aspetta all’alba piena.


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