Magazine Cultura
di Guillaume Canet (Francia, 2010)
con François Cluzet, Marion Cotillard, Benoit Magimel, Gilles Lellouche, Laurent Laffite, Jean Dujardin
VOTO: ***
Arriva da noi dopo due anni, Piccole bugie tra amici, e solo sull'onda dell'Oscar a Jean Dujardin (che, per inciso, qui ha una solo una piccola parte, seppur determinante). Diciamo anche che il film è un evidente remake (non sappiamo se dichiarato o meno) de Il grande freddo di Lawrence Kasdan, mirabile esempio di pellicola 'generazionale', divenuta all'istante di culto per il contesto sociale dell'epoca (su cui torneremo) e poi imitata in tutte le salse negli anni a venire. C'erano tutte le premesse, insomma, affinchè la terza regìa di Guillaume Canet arrivasse dai noi 'fuori tempo massimo', in tutti i sensi.
E invece no. Piccole bugie tra amici non è affatto un film inutile, sebbene sia pieno di evidenti difetti. E proverò a spiegarvi il perchè... cominciando dalla trama. Ludo (Jean Dujardin) è un quarantenne brillante e modaiolo (nonchè assiduo cocainomane) che viene travolto da un camion mentre, in scooter, sta rientrando dalla discoteca. L'incidente getta nel panico la sua compagnia di amici, un gruppo di coetanei della Parigi-bene, che si trova improvvisamente di fronte a un dilemma inaspettato: partire per la già programmata vacanza collettiva sull'Atlantico, oppure rinunciare ed assistere il compagno moribondo?
Ora, se avete visto Il grande freddo 'originale', già saprete che a questo punto la pellicola arriva a sviscerare i caratteri, la personalità, i vizi, le manìe, lo stile e il modo di intendere la vita del gruppo di amici, ognuno più o meno prigioniero di segreti insospettabili, scheletri nell'armadio e reciproche incomprensioni, e 'costretti' dagli eventi a scendere a patti con loro stessi e gettare la maschera nei confronti degli altri. E proprio in questa carrellata di 'varia umanità' sta uno dei difetti più evidenti del film, nel senso che la sceneggiatura individua, davvero, troppi stereotipi di 'sfigato di successo', qualcuno di livello quasi caricaturale (il borghese 'arricchito' che ostenta i suoi soldi, il padre di famiglia che si scopre gay, l'attivista-sinistroide-sofisticata che aiuta i bambini in Amazzonia e scopa con chiunque le si avvicini...).
Nonostante questo, però, e malgrado la durata chilometrica (oltre due ore e mezza, davvero troppe), Piccole bugie tra amici ha un grande merito: proprio come l 'originale' americano, anche questo è un film che inquadra perfettamente una generazione, e lo fa senza sconti e con sorprendente lucidità. L'analisi non è ovviamente positiva, in quanto i quarantenni di Canet sono personaggi la cui vita privata è scandita da ipocrisia ed egoismo, e rispecchiano fedelmente il nostro tempo.
In questo senso, la differenza con Il grande freddo è sostanziale, anzi possiamo dire che le due pellicole sono in perfetta antitesi: se nel film di Kasdan era la morte dell'amico a 'riavvicinare' il gruppo e ricucire i rapporti umani al suo interno, sullo sfondo di un'epoca non propriamente tranquilla (erano gli anni del post-Vietnam), in Piccole bugie tra amici il dramma occorso a Ludo/Dujardin finisce invece per sgretolare irrimediabilmente la compagnia, che non ci pensa troppo a partire per le ferie 'scaricando' l'amico in ospedale senza troppi rimorsi. Ma la vacanza al mare si trasformerà in un'inevitabile resa dei conti tra persone che non si sopportano più, e che da troppo tempo sono costrette a fingere una 'vita serena' per conciliare i fragili equilibri di gruppo.
Insomma, è il caso di dire che il film di Canet funziona. Merito anche di un ottimo cast, affiatato ed eterogeneo, che ci fa (ri)vivere un incubo ad occhi aperti. E bisogna dire che, depurata dalle lungaggini di cui abbiamo già detto, la pellicola riesce a toccare i nervi scoperti dello spettatore, regalandogli un'ultima mezz'ora memorabile per tensione, trasporto ed emotività. E' il classico film in cui ognuno di noi, purchè abbia l'età dei protagonisti, può più o meno confrontarsi o rispecchiarsi, e magari farsi un piccolo esame di coscienza. E' 'solo' cinema, ma non è poco.
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