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Piccole librerie (ancora) crescono

Creato il 09 novembre 2013 da Giuseppe Bonaccorso @GiuseppeB

4727196891_4d5ea500d7_zIeri sono entrato in una piccola libreria che si trova vicino casa mia. Un piccolo localino, con uno spazio disponibile per il movimento, più simile a quello di una cella d'un carcere, che ad un negozio. A destra e sinistra, scaffali. Davanti, il bancone, e dietro di esso un altro scaffale. Una piccola signora, ben vestita e sempre sorridente mi ha accolto: "Buongiorno, come posso aiutarla?". Premesso che certamente esistono persone che entrano nelle librerie con uno scopo preciso e, soprattutto, senza il tempo necessario per raggiungerlo senza "invadenze" esterne, non essendo questo il mio caso, la risposta, lapidaria (e forse, per alcuni, anche un pò sgarbata) è stata: "No, grazie. Guardo un pò in giro".

Ovviamente la psiche inganna più d'un prestigiatore e già in quella frase era nascosto il senso più oscuro del mio disappunto. "In giro" era un ossimoro mascherato, perchè in quello spazio tanto angusto, anche l'aria avrebbe avuto difficoltà di circolazione e, tanto per restare nell'ambito della fantasia, chissà come si sono dovuti sentire quei poveri libri che, invece di essere nel loro paradisiaco giardino infinito, erano esposti proprio come farebbe un bibliofilo, per ovvi motivi di spazio, a casa sua.

E' inutile dirlo: ci sono evoluzioni che distruggono il senso profondo di alcune realtà, ma ce ne sono molte altre che lo ampliano all'inverosimile, ed è questo il caso delle confortanti, meravigliose, immense librerie ove nessuno pensa che una domanda di cortesia valga più della pura libertà di contemplazione che si può sperimentare in quei luoghi. Dove abitavo in precedenza, avevo quasi sotto casa una grandissima Feltrinelli ed entrarci era quasi una malattia, una stranissima (ma piacevole) forma di assuefazione. Anche senza alcuna ragione (che, di fronte alla domanda su cosa si desideri, ovviamente genera un micro-panico), passeggiare tra gli innumerevoli scaffali, prendere i libri, sedersi, leggerli, osservarli senza, a propria volta, sentirsi osservati da un poco più che cassiere, è decisamente un'evoluzione degna di nota.

E le piccole, antiche, povere librerie? Non mi va di essere estremista (cosa che mi porterebbe a giustificare l'esistenza solo di quei negozi estremamente specializzati) e quindi dirò che dovrebbero semplicemente cercare una via per rendere l'ingresso meno traumatico per chi ama veramente i libri in quanto tali. Per tutti gli altri, per coloro che cercano l'ultimo best-seller di J.K. Rowling o di Dan Brown, forse anche questi "tuguri" possono andare bene, ma diversamente essi servono solo a creare o a continuare a perpetrare la separazione netta tra la carta stampata e le persone, ovvero l'esatto contrario di ciò che la libertà di informazione e di diffusione cerca incessantemente di perseguire.

A Tokyo ho visto una libreria (con relativi bar e spazi di lettura) in un palazzo di sei piani! Mi auguro di vederne presto almeno una simile anche a Roma!

Piccole librerie (ancora) crescono
 
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