Magazine Famiglia
Alessandro, Giovanni, Alice e Marco, terza elementare vengono inviati tutti dalla stessa maestra perché hanno grosse difficoltà in lettura e scrittura.
Martina, Alessio, e Giada, prima elementare, inviati per le stesse difficoltà citate sopra.
Matilde, seconda media, arriva all'osservazione perché continua a commettere errori grammaticali durante le prove scritte e la prof. le mette 4.
Potrei citarne ancora molti di questi casi, età diverse, scuole diverse, difficoltà diverse; in comune una costante: la scuola.
Tenendo in considerazione le mille variabili, e obblighi, e pressioni che esistono all'interno della scuola sopratutto per i programmi delle scuole elementari, troppo densi con tempi troppo brevi, vorrei usare questi casi per alcune riflessioni sulla scuola e sui bambini.
Prima riflessione: sempre più spesso arrivano all'osservazione bambini all'inizio della scuola elementare segnalati per difficoltà nell'apprendimento della lettura e della scrittura. Personalmente ritengo che ciò sia un ottimo,segnale dell' attenzione che la scuola ha verso i DSA, o i disturbi dell'apprendimento scolastico più generalizzati, così che, prima si interviene con modalità specifiche e soggetto centrate, più il percorso scolastico risulterà costellato di successi e non di insuccessi e frustrazioni.D'altra parte, dopo la valutazione, si scopre che alla maggior parte di questi bambini mancano completamente tutte le abilità pre-scolastiche, linguistiche e non, che sono fondamentali per apprendere la lettura, la scrittura e la matematica.Quindi sempre più spesso mi trovo a riflettere su questa situazione: é una mancanza dovuta ad una ipo-stimolazione sensoriale dei bambini di quest'epoca che sempre più spesso sono immersi nel mondo multimediale e troppo poco in quello reale? È una mancanza dovuta ad una scuola dell'infanzia che non tiene più conto dell'importanza della preparazione alla scuola elementare e delega tutto alla scuola elementare stessa? O è una mancanza dovuta alla distrazione di genitori troppo presi dalle problematiche quotidiane per giocare con i propri figli? Potrebbe essere un misto di tutte e tre?
Seconda riflessione: è possibile che dalla stessa classe arrivino così tanti bambini con le stesse difficoltà? È un iper attenzione della maestra o è un segnale che c'è qualcosa che non va all'interno del metodo di insegnamento stesso? Programmi scolastici troppo intensi, che non tengono in considerazione i tempi stessi di apprendimento necessari perché un'informazione possa sedimentare e attecchire, quanto sono responsabili di difficoltà così generalizzate?
Terza riflessione: con rammarico, sempre più spesso mi capita di valutare bambini segnalati con difficoltà scolastiche gravi, i quali non solo non hanno difficoltà gravi, tutt'al più lievi, ma necessiterebbero, non di una valutazione neuropsichiatria o logopedica, ma di un'attenzione alle modalità emotive ed affettive con le quali il bambino si approccia all'apprendimento, che sono parte integrante dell' apprendimento stesso e della vita scolastica di ogni bambino. Mi chiedo: da quando sono diventati più importante la performance ed i risultati, della crescita stessa dell'individuo? La scuola non dovrebbe essere il luogo dove il bambino cresce, non solo negli apprendimenti, ma anche nel confrontarsi con se stesso e con gli altri e dove dovrebbe trovare degli adulti che lo aiutino e lo sostengono in questa duplice sfida di confronto e crescita? Da quando i programmi scolastici non lasciano più il tempo per una crescita emotiva ed affettiva che è tanto importante e forse è più importante della lettura e della scrittura stessa?
Lascio ogni risposta in sospeso. E che ogni riflessione crei altre riflessioni e domande.
Viviana Gaglione
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Massimo Silvano Galli
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