Gli anni della dittatura in Argentina hanno creato un’intera generazione di orfani, figli dei tristemente noti desaparecidos, oppositori del regime sequestrati dalla polizia e mai più tornati alle loro case. Raquel Robles, autrice del bel libro Piccoli combattenti, pubblicato in Italia da Guanda, è una di quelle figlie a cui è toccato non rivedere i propri genitori. Da questa tragica esperienza di vita è nato un romanzo che è un piccolo gioiello.
In Piccoli combattenti una bambina di dodici anni racconta con grande maturità i mesi e gli anni successivi all’arresto dei suoi genitori, avvenuto di notte, mentre lei e il suo fratellino, minore di qualche anno dormivano, una sorta di atto di guerra silenzioso che il regime perpetrava in continuazione nelle case degli oppositori, per mettere a tacere ogni voce dissonante.
Dopo la sparizione di mamma e papà i bambini vanno a vivere con gli zii e con due nonne e la loro esistenza per molto tempo è condizionata dalla speranza di rivedere gli amati genitori. Ma il tempo passa e nella mente della ragazzina si fa strada l’idea che sia accaduto “il Peggio del Peggio”, ovvero che mamma e papà non siano prigionieri in qualche carcere, ma morti per mano del nemico.
Nonostante il dolore per una perdita, che si fa ogni giorno più reale e dolorosa, la protagonista si prodiga per proteggere il fratello, ancora troppo piccolo per sopportare una verità così brutale. I due Piccoli combattenti, orgogliosi di portare nel cuore i valori del comunismo che i genitori avevano insegnato loro, saranno costretti a crescere in fretta per accettare un’esistenza che non tornerà mai più ad essere quella dell’infanzia.
Piccoli combattenti è uno di quei romanzi brevi che fa centro in mezzo al cuore ad grazie a una prosa semplice, adatta al linguaggio di una bambina, ma portatrice di un’enorme carica emotiva. Una delicatezza espressiva che pervade l’intera storia e che la rende tollerabile nonostante il dramma.
Un romanzo che per alcuni versi ricorda lo splendido Kamchatka di Marcelo Figueras e che lascia un ricordo agrodolce, oltre a insegnarci che spesso i bambini sono più forti degli adulti.
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