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Piccoli e spunti fra arte e gioco

Creato il 01 marzo 2012 da Viadellebelledonne

Direi dunque - semmai - esattamente il contrario: con quanto è piacevole, buono, perfetto l'uomo è serio, con la bellezza invece gioca. [...] La bellezza realmente esistente vale l'impulso al gioco realmente esistente; ma con l'ideale della bellezza posto dalla ragione è posto altres ì un ideale di impulso al gioco che l'uomo deve tenere presente in tutti i suoi giochi

I nfine, per dirla tutta in una sola volta, l'uomo gioca soltanto se è uomo nel pieno significato del termine ed è completamente uomo solamente se gioca."

"Un nascere e un perire, un costruire e un distruggere, che siano privi di ogni imputabilità morale e si svolgano in un'innocenza eternamente eguale - si ritrovano in questo mondo solo attraverso il gioco dell'artista e del fanciullo. Come giocano il fanciullo e l'artista, così il fuoco eternamente vivo gioca, costruisce e distrugge in piena innocenza. Questo è il gioco che l'Eone gioca con se stesso. Trasformandosi in acqua e in terra, egli costruisce come un fanciullo torri di sabbia vicino al mare, costruisce e distrugge, di tanto in tanto egli ricomincia daccapo il gioco. Un attimo di sazietà, e poi egli è colto di nuovo dal bisogno, così come l'artista è costretto a creare dal bisogno. Non è la scelleratezza, bensì è l'impulso a giocare, risorgente sempre di nuovo, che suscita alla vita altri mondi. Talvolta il fanciullo getta via il suo giocattolo, ma subito lo riprende, per innocente capriccio. E non appena costruisce, egli collega, adatta e forma in obbedienza a una legge e in base a un ordine intimo."
[F. Nietzsche, La filosofia nell'epoca tragica dei greci, Adelphi, Milano, 1991]

" Per giungere a questa nuova concezione è necessario anzitutto sapersi liberare dall'idea che la poesia debba avere soltanto una funzione estetica, oppure sia spiegabile e comprensibile su basi estetiche. In ogni civiltà fiorente e viva, e soprattutto in uno stadio arcaico di cultura, è una funzione vitale, una funzione sociale e liturgica. Ogni poesia antica è contemporaneamente culto, sollazzo, gioco di società, abilità, saggio o indovinello, grave insegnamento, persuasione, incantamento, divinazione, profezia, contesa. Forse in nessun a altra opera, come nel terzo canto del "Väinämöinen incanta il giovane millantatore che ha osato sfidarlo a una gara. Prima contendono nelle cognizioni delle cose naturali, poi in quelle sulle origini di ogni cosa esistente; e lì il giovane Joukahainen ha la temerità di pretendere di avere preso parte alla creazione. Allora il vecchio mago lo "canta" nella terra, poi nella palude, nell'acqua: prima fino alla cintura e alle ascelle, poi fino sopra la bocca, fino a che il giovane gli promette la sorella Aino. Seduto sul macigno dei cantori Kalevala ", l'epopea popolare finlandese, si trovano così efficacemente uniti tanti motivi di vita arcaica sacrale. Il vecchio saggio Väinämöinen canta durante tre ore per annullare i suoi forti scongiuri e per liberare dall'incantesimo il temerario. Tutte le forme di gara, già da noi ricordate: la gara d'insulti, la contesa di millanterie, i "confronti degli uomini", la rivalità in cognizioni cosmogoniche, si trovano qui riunite in un torrente violento e sobrio insieme di immaginazione poetica.

Il poeta è l'invasato, l'entusiasta, il frenetico. Egli è il sapiente, "Sscha'ir" lo chiamano gli antichi arabi. Secondo la mitologia dell' la bevanda che si usa bere per diventare poeta è preparata con il sangue di Kvasir, il più saggio delle creature, a cui nessuno poteva fare una domanda che restasse senza risposta

J. Huizinga Cap. 7- traduzioni telematiche a cura di Rosaria Biondi, Nadia Ponti, Giulio Cacciotti, Vincenzo Guagliardo (casa di reclusione . Opera) pdf all'indirizzo "Gioco e poesia" http://gdr.net/imago/Scritti/ludens.pdf

"[...] Ma ciò che più conta è che il re quella sera rinunciò al suo concerto, e invitò Bach, già allora detto "il vecchio Bach" a provare i suoi fortepiano costruiti da Silbermann, che si trovavano in varie stanze del palazzo. I musicisti passarano con lui da una stanza all'altra e in ognuna Bach era invitato a provare gli strumenti e a improvvisare. Dopo un certo tempo Bach chiese al re di dargli un tema per una fuga che egli intendeva eseguire subito, senza alcuna preparazione. Il re ammirò la raffinatezza con cui il suo tema venne usato nella fuga improvvisata e, probabilmente per vedere dove poteva giungere una simile arte, espresse il desiderio di sentire una fuga a sei voci obbligate. Ma poichè non ogni tema si presta a sostenere una armonia così ricca, Bach scelse un altro tema e, con grande meraviglia di tutti i presenti, lo eseguì immediatamente, nello stesso modo sublime e raffinato con cui aveva eseguito il tema del re. Sua Maestà desiderava sentirlo anche all'organo perciò il giorno dopo Bach dovette suonare tutti gli organi di Potsdam, così come il giorno prima era accaduto con i fortepiano di Silbermann. Dopo il ritorno a Lipsia, egli compose il tema ricevuto dal re a tre e a sei voci, aggiunse vari passaggi in canone stretto, lo fece stampare con il titolo Musicalisches Opfer [Offerta musicale], e lo dedicò al suo inventore."

[J..N.Forkel, biografo di Bach, riportato in D.R. Hofstadter, Gödel, Escher, Bach: un'Eterna Ghirlanda Brillante, Adelphi, Milano, 1984 - traduzione, per quanto riguarda la parte qui proposta, di Barbara Veit]

"È noto che l'ultima e incompiuta opera di Rousseau ( Les rêveries du promeneur solitaire) ha la sua cellula germinale in una serie di appunti fissati dall'autore sul retro di ventisette carte da gioco. Non si ha forse qui un implicito - e magari involontario - suggerimento del fatto che persino un libro così scisso fra i momenti di serenità e le insorgenze di una lancinante mania di persecuzione non può sfuggire alla natura ludica (benché si tratti di un gioco sempre un po' crudele) che è propria della scrittura letteraria? "

[Giuseppe Zuccarino, Grafemi Novi Ligure (AL), Edizioni Joker "I Libri dell'Arca", 2007 - rif.anche qui su la Dimora di Francesco Marotta]

"[...] L' armonia, se fosse basata solo sulla progressione delle note fondamentali, sarebbe monotona e noiosa; le possibilità di variazione sono troppo poche. Per questa ragione si ricorre alle modulazioni; queste possono essere di natura diatonica, avendo quindi il loro punto di partenza entro la successione di accordi della tonalità, oppure possono forzare, attraverso movimenti cromatici, cioè di semitoni, a un collegamento con tonalità più distanti. L'uso eccessivo di modulazioni che ricorrono a note "enarmoniche", può alla fine annullare il concetto di tonalità. [...] La successione delle note, particolarmente nella melodia, può essere realizzato nel cantus firmus in modo più omogeneo introducendo note "enarmoniche". Queste possono assolvere compiti molto diversi, ad esempio compiti di conduzione, di risoluzione, di derivazione, di sostegno; senza di esse non vi sarebbe di fatto alcuna melodia.

Ernst Bloch (Spirito dell'Utopia, trad. V.Bertolino e F. Coppellotti, La Nuova Italia Firenze, 1980) scrive a questo proposito: "Allora, se noi non lo accompagniamo, il suono non può proprio muoversi. Può farlo solo per alcuni brevi tratti, ma questi terminano presto, e la quinta riporta subito tutto al riposo consonante. Solo la scala prosegue, ma questa è una invenzione puramente umana.""

[18. Giocare con la bellezza -in M..Eigen, R.Winkler " IL GIOCO - le leggi naturali governano il caso " Adelphi, 1986 - Traduzione di Anna Maria Stein Mayer]

[...]

THOMAS MANN

"Nuove esperienze di "verità" significano per l'artista nuovi stimoli al gioco e nuove possibilità di espressione, nient'altro. Egli ci crede e le prende sul serio quel tanto che è necessario per portarle alla massima espressione e per dare con esse l'impressione più profonda. Ne consegue perciò che egli le usi in modo molto serio, serio fino alle lacrime, ma non completamente serio, e quindi per niente serio. La sua serietà artistica è "serietà nel gioco" ed è assoluta. Quella intellettuale non è assoluta, perché egli è serio solo ai fini del gioco"

THEODOR W. ADORNO

"Il gioco nell'arte è fin dall'inizio veicolo di disciplina e nel rituale dell'imitazione dà esecuzione al tabù calato sull'espressione; dove l'arte non fa altro che giocare, dell'espressione non rimane niente. Il gioco è, in segreto, complice del destino, rappresentante del gravame mitico che l'arte vorrebbe scuotersi di dosso; in formule come "ritmo del sangue", che così volentieri si utilizzò per la danza come forma di gioco, è manifesto l'aspetto repressivo"

[...] da 18.4 Arte e verità(Sintesi di un dialogo mai avvenuto) in M..Eigen, R.Winkler " IL GIOCO - le leggi naturali governano il caso " Adelphi, 1986 - Traduzione di Anna Maria Stein Mayer]


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