Magazine Cultura
Black Friars – L'ordine della Croce – Virginia De Winter – Fazi Editore, 2013
Le vicende di Black Friars finiscono qui. In questo libro hanno luogo gli ultimi avvicinamenti, le ultime battaglie, le ultime allegre schermaglie, vengono svelati gli ultimi misteri... qui finisce tutto.Il che mi rattrista. Mi mancheranno i personaggi, mi mancherà l'ambientazione, mi mancherà un po' tutto. Non ho idea di dove guardare per lenire la fine di questa serie, e se qualcuno volesse avanzare suggerimenti, ecco, sono più che bene accetti.Non so bene come parlare di quest'ultimo libro. È l'ultimo volume di una serie, perciò non è che posso dire 'Sì, avete presente X che è successo alla fine di Y? No, arriva W che rimette a posto e...' perché sarebbe cosa buona e giusta spararmi in mezzo agli occhi.Dico che ho gradito quello che è successo, anche se con un paio di riserve. Ad esempio, mentre nel volume precedente, L'ordine della Penna, la de Winter aveva saputo dosare perfettamente, in un equilibrio sottilissimo, il proprio divertimento con quanto 'andava' scritto, qui mi è parso che abbia lasciato strabordare un po' delle sue passioni nella trama. So che è una PotterHead (ALWAYS.) e che scriveva fanfiction su Draco e Hermione (cosa che mi è difficile concepire perché ho sempre odiato Draco più di quanto non odiassi i Dursley, ma vabé) e qui c'è una piccolissima scena in cui i due passano. Non hanno un ruolo nella storia, passano e basta. Credo che avrei gradito, se fossi anch'io una Draco&Hermaniana e non una Draco-vorrei-la-tua-testa-infilzata-su-una-picca, però... non so, è stato un momento in cui mi è sembrato che Black Friars fosse diventato subordinato delle altre passioni della de Winter. Non che mi abbia infastidito, e dopotutto è durato giusto poche frasi, ma la pignoleria mi impone di sottolineare la cosa.Per il resto... beh, è bello, che se ne può dire? È una serie che continuo a consigliare di cattiveria, e lo farei con molta più scioltezza se la Fazi la pubblicasse in edizione economica. La butto lì.La cosa che più mi manca di Black Friars sono i dialoghi. Perché erano belli, e in linea con l'atmosfera e l'ambientazione, nonché coi personaggi. Erano dialoghi belli e vivi, e solitamente un sacco divertenti.E mi mancherà anche l'atmosfera. Che non è di quelle facili da rendere, era un po' scura, con quel vago senso di minaccia, però non soverchiante o tanto buia da diventare grottesca, era... era proprio 'quella'.Perciò beh, non mi è dato di dire altro. Anzi, non mi è dato di dire molto, a ben vedere non ho detto praticamente nulla, ho solo blaterato.Però boh, mi andava di blaterarne.
Guida per gentiluomini all'arte di vivere con eleganza di Michael Dahlie – traduzione di Marco Bertoli – Nutrimenti, 2011
Questa è la storia di un uomo debole. Arthur Camden, un circa-sessantenne la cui azienda di import-export è fallita, lasciato dalla propria moglie, irriso a sua insaputa un po' ovunque. Una figura patetica, sensibile, affranta. Un tipo simpatico, dopotutto, estraneo all'aggressività. Questo libro racconta di quello che gli capita negli anni successivi al divorzio con la moglie, compresi un po' di capitoli sul passato, dedicati soprattutto al suo rapporto col padre.Arthur comunque non se la passa male. L'azienda sarà anche fallita, ma ha una bella sommetta da parte, una casa di proprietà, un figlio che definire milionario sarebbe sminuirlo, qualche amico. Riceve inviti per feste esclusive, passa un po' di tempo nelle altrui case per le vacanze, viaggia. Non è un derelitto o un disperato, anzi, è un uomo educato e composto, serio e attento all'etichetta. Però si porta sempre dietro un senso di fragile inadeguatezza.In sostanza, decisamente un bel libro. Ultimamente è sorto questo nuovo filone dedicato agli anziani che a un certo punto della loro vita decidono di 'fare follie'. Tipo l'adorato La banda degli invisibili, o Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve o altri che non ho ancora letto, ma spuntano con regolare costanza sugli scaffali delle librerie.Ecco, questo non è uno di quei libri. Arthur va avanti per inerzia, è troppo educato per svoltare, per vendicarsi o prendersi una qualche rivincita. Quando si azzarda, ne esce così male che preferiresti non l'avesse mai fatto.
Ad ogni modo... un bel libro che, ovviamente, consiglio. Assai.
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