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Dunque, Angelize II – Lucifer diAislinn, seguito (e finale) di questo Angelize, edito da Fabbri Editori poche settimane fa.Mi rendo conto che è molto difficile parlarne, essendo un seguito. Forse Pierino avrebbe dovuto pensarci meglio e lasciarmene disquisire in una recensione breve, piuttosto che in un post 'completo'. Quindi, poiché mi rifiuto di andare contro i voleri della conta, questo post si trasformerà in un 'Piccoli scorci di libri'. Così. En passant.Dunque, il primo Angelize si era concluso con quella che si potrebbe definire una resa dei conti, com'era ovvio che fosse, che ha lasciato un bel po' di corpi riversi al suolo immersi in caratteristiche pozze di sangue. Nell'ultima scena – abbiate la grazia di notare con quanto impegno cerco di evitare lo spoiler – compare un personaggio che abbiamo soltanto assaggiato nel resto del libro, e che sarà il fulcro attorno al quale vorticheranno gli altri personaggi in questa seconda parte. Il che è assai bene, perché è un personaggio dinamico e interessante, di cui mi sarebbe piaciuto leggere di più nella prima parte. Tornano molti dei personaggi di Angelize, per molti dei quali le cose sono cambiate drasticamente. In ogni senso.Una cosa che ho gradito molto – a parte l'allegra violenza, che ogni tanto mi ci vuole proprio – è stata la separazione delle linee narrative. Laddove il primo Angelize mi era sembrato troppo lineare e 'semplice' nella costruzione, qui Aislinn separa nettamente i percorsi dei vari personaggi.Chiudo qui, perché è impossibile scrivere una recensione senza fare i nomi dei personaggi principali. Dico solo che la scelta che è stata fatta sullo spazio dato nel racconto ai personaggi, mi piace. Sono lieta di aver letto di loro e non di altri, ecco. Cioè, probabilmente avrei gradito anche leggere di altri, ma... beh, spero di essermi spiegata. Questo Angelize II mi è piaciuto un sacco, più del primo. Quindi lo consiglio di molto. Angeli, battaglie, sangue e Milano. What else?
Ora, Pierino, sappimi dire... ecco, Nulla, solo la notte di John Williams, edito da Fazi Editore nel 2014 e tradotto da Stefano Tummolini.John Williams è l'autore di Stoner, e come chiunque abbia adorato il titolo di maggiore successo, di quest'uomo voglio leggere tutto. E ci sono quasi riuscita con questo libro, che è il suo esordio.Nulla, solo la notte narra della giornata di un ragazzo 'perso'. Arthur Maxley, poco più di vent'anni – mi pare di ricordare – che vive in una stanza in affitto, flirta appena con la cameriera, ma senza riuscirne a leggerne i segnali, beve, si incontra appena con l'unico fastidioso amico, beve ancora, preferibilmente da solo, e si rifiuta da anni di incontrare il padre, banchiere facoltoso, che lo mantiene. Quel giorno in particolare cambia qualcosa. Prima decide di uscire per una passeggiata, per poi rifugiarsi di nuovo nella propria stanza, quasi fuggendo dal mondo esterno. Poi decide di rispondere all'invito del padre, in zona per affari, decidendo d'azzardo di cenare con lui.È un giovane tormentato, instabile e insicuro, della cui debolezza ci verrà svelata la causa più avanti. C'entrano il padre e la madre scomparsa, questo si sa da subito.E, beh, certo che lo consiglio. È un libro breve, che ho letto in un unico viaggio in treno. Narra di una strana giornata nella squallida routine di Arhur, e credo che ne valga la pena. Non è Stoner, come è impossibile non ammettere quando si ha a che fare con un libro di Williams, ma è un bel libro e un ottimo esordio. Vorrei davvero che Williams avesse scritto di più.
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