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Capita a tutti noi genitori di fantasticare sul futuro dei nostri figli, senza mai soffermarci a guardare cosa davvero gli piace, da quale passione siano mossi. Eppure già dai 3 anni possiamo scoprire cosa un bambino ama davvero fare. A quest’età ci mostra cosa lo incuriosisce, lo diverte e lo appassiona. E’ quindi fondamentale che gli vengano offerte possibilità concrete di assecondare un suo talento, così da poterlo sviluppare in futuro. Il talento è un punto di forza, un ambito in cui un piccolo se la sa cavare bene, si sente bravo. Non sempre è un’eccellenza (ma può diventarlo con la pratica) e di base non è una dote straordinaria o genialità, è una propensione naturale. Lo rivela la parola stessa che deriva dal greco “τάλαντον”, ovvero “bilancia”: gli stimoli vanno pesati, calibrati sull’età del bambino, dandogli il tempo di rielabolarli, senza mandarli in confusione o facendo pressioni altrimenti si rischia la ribellione e si finisce per fargli odiare quello che gli viene imposto. Per sviluppare il proprio talento, l’impegno conta tantissimo. Il divertimento è sì fondamentale, ma non è improvvisato, caotico o confusionario. I bambini sono serissimi quando giocano e hanno bisogno di regole precise. E’ bene che capiscano che i buoni risultati non si ottengono con facilità, ma che sono un compromesso di intuito e di esercizio, di gioco e disciplina. Se non li abituiamo ad affrontare gli ostacoli, nel momento in cui dovranno applicarsi in modo costante e con senso del dovere, potrebbero bloccarsi o arrendersi. Non c’è talento senza un po’ di fatica, proporzionata all’età. Importante è lodare ogni passo avanti, le gratificazioni fanno bene ed aiutano sempre; più che “Bravo”, sarebbe opportuno dirgli “Ottimo lavoro”, così il bambino impara a valorizzare l’impegno e se qualcosa va storto non legherà l’errore alla sua persona ma all’attività che svolge. Gli sbagli per un bimbo non sono mai piccoli, ogni errore si trasforma in un vero e proprio fallimento. L’atteggiamento migliore è lasciare che superino da soli il momento di difficoltà, senza coccolarli troppo o illuderli con false promesse: i bambini credono solo a quello che vedono e provano “ora”. Per loro vale il presente, il futuro non esiste, conta l’esperienza. Secondo l’associazione Dire fare imparare (http://direfareimparare.wordpress.com) è consigliabile non iscrivere i bambini a più di due attività all’anno e scegliere corsi che permettano pagamenti trimestrali, così da poter interrompere senza spreco di soldi. E a partire dai 7 anni è giusto che imparino a portare a termine ciò che hanno cominciato. Perché le passioni non durano per sempre, ma l’abitudine a rispettare gli impegni presi sì.