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Devo fare ammenda perché a me, una volta, i libri usati non piacevano. Non mi piaceva l’idea che qualcuno li avesse aperti e letti prima di me. L’idea che avessero già tenuto compagnia a qualcun altro, che con lui o lei avessero viaggiato su un treno, in una borsa, o semplicemente nel tragitto tra bagno, soggiorno e camera da letto. E che a letto con qualcuno ci fossero già andati.
In parte era una questione affettiva, che un libro quando entra in casa mia diventa mio e ne divento molto gelosa, in parte (la più ampia) una questione igienica, inutile negarlo. Cioè magari il vecchio proprietario del libro è uno di quelli che “trovo tempo per leggere solo quando sono sulla tazza”, oppure che “leggo in ogni momento, anche mentre sto mangiando o facendo giardinaggio”. Eh sì, i libri come portatori di microbi sono una cosa che mi ha sempre un po’ inquietata. E non è nemmeno da dire che io sia una di quelle ossessionate con l’igiene e la pulizia maniacale, tutt'altro. Però, ecco, il pensiero di dove possa essere stato un libro prima che arrivi a me, un tantino mi inquieta (un po’ anche con quelli nuovi, in realtà… però ho l’illusione che siano stoccati lontano da fonti di odore). Poi però qualcuno mi ha insegnato qual è la giusta dose di disinfettante che si può utilizzare per pulire il libro senza squagliarlo.Da quel momento, mi si è aperto un mondo. Basta turbe igieniche. Basta immagini raccapriccianti di libri seduti su un wc. È diventato sufficiente controllare che fossero in buono stato (che l’Amuchina può ma fino a un certo punto) e, dopo una fugace occhiata al prezzo (“oddio, ma costa solo 3 euro!”), via, caro libro, tu puoi venire a casa con me.
Nei mercatini dell’usato riesci davvero a fare dei grandi affari. Certo, non devi partire con una wish list precisa e devi adeguarti un po’ alla scelta che ti ritrovi davanti. Però questo fa anche parte del loro fascino: non sai bene che cosa vuoi, ma stai pur tranquillo che da lì con qualcosa uscirai. E molte volte, con qualcosa di davvero bello che hai pagato quasi niente.
È in un mercatino dell’usato che ho trovato Ho paura torero di Pedro Lemembel, per esempio. Un autore e un libro che non avevo mai sentito nominare, che ho acquistato sulla fiducia (i marcos y marcos li compro sempre quando li trovo nei mercatini, a prescindere dal titolo… e grazie a questa mia “regola” ho letto anche Il nazista e il barbiere di Edgar Hilsenrath) e che poi è diventata una delle letture più belle del mio 2014 (e forse anche della vita). Grazie a un mercatino dell’usato ho conosciuto la profia Camilla Baudino di Margherita Oggero e anche quel gran fico dell’avvocato Guerrieri di Carofiglio.
A differenza dei libri nuovi, che posso comprare ovunque, in libreria od online, i libri usati devo comprarli dal vivo. Un po’ perché, come dicevo prima, non so mai bene cosa vado cercando tra i libri usati e quindi ho bisogno dell’ispirazione del momento, di vedere la copertina dal vivo. Un po’ per poterne valutare le condizioni fisicamente. So che Il libraccio ad esempio non accetta libri troppo rovinati, però ecco, magari al loro interno c’è una scritta, una frase, una pagina strappata, che all'addetto che li cataloga e poi li piazza online comprensibilmente sfugge. Certo, il non riuscire ad acquistarli online è una bella seccatura, che qui nella mia zona di Libraccio fisici non ce ne sono. Però proprio non riesco a superare questo scoglio.
Una delle cose belle dei libri usati è che all'interno possono rivelare grandi sorprese. All'interno di uno dei miei ultimi acquisti, ad esempio, ho trovato un bellissimo segnalibro a forma di coccodrillo. Sì, di segnalibri ne ho già migliaia, ma a forma di coccodrillo non ne avevo nessuno. Oppure trovi delle dediche bellissime, molto sentite… talmente sentite che non puoi fare a meno di pensare che chi abbia deciso di liberarsi di quel libro un po’ stronzo deve esserlo . Lo so, lo so… magari il libro era talmente brutto che nemmeno una bella dedica è riuscita a renderlo accettabile, oppure è un libro ereditato da qualche parte e portato direttamente a vendere senza nemmeno sfogliarlo. Però ecco, a me spiace sempre trovare una dedica bella in un libro di seconda mano. Mi spiace, ma mi diverte anche, perché inizio a ricamarci su un’altra storia, su chi l’ha scritta, su quale legame c’era tra il donatore e il ricevente, su cosa abbia spinto quest’ultimo a darlo via.
I libri usati raccontano tante storie, basta avere la fantasia necessaria per inventarsele.
E la cosa, come dicevo prima, può piacere o meno, però fa sicuramente parte del loro fascino.
E poi, vabbè, forse non serve nemmeno che lo dica, c’è il discorso economico. Libri quasi nuovi, tenuti benissimo, e acquistabili a metà (se non meno!) del prezzo originale. Una manna per i lettori forti (e per quelli un po’ tirchi).
Pensandoci, però, non so se porterei mai un mio libro a un mercatino dell’usato. Sarà che ho ancora ben impressa l’espressione della bibliotecaria del mio paesello, quando le ho portato una borsa piena di libri di cui volevo liberarmi (“Sono brutt… ehm… ho dei seri problemi di spazio, a casa”), ma preferisco regalarli, a qualcuno che conosco o in biblioteca appunto, che non provare a venderli (c’è anche da dire che è difficile che io compri libri che costino più di 15€, quindi il mio guadagno anche se li vendessi non sarebbe poi così tanto elevato).
Quindi, viva i libri usati, viva le dediche strappalacrime, viva i mercatini e il Libraccio e viva l’Amuchina!
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