Quando iniziai a scrivere in un piccolo quaderno rosso, nel luglio del 2011, non immaginavo che le pagine riempite con una tratto nera (è l’unica che rende la mia calligrafia sopportabile) sarebbero confluite un giorno in un libro vero e proprio, “Il recupero del silenzio”. Gli anni precedenti erano stati preceduti da una ricerca interiore costante, in cui avevo esplorato diverse pratiche e discipline (canto, recitazione, meditazione, kickboxing, uno strumento musicale come l’ukulele) e mi ero trovato in diversi tipi di relazione, più o meno “tossiche”, più o meno benefiche. Devo dire che ora riconosco l’esistenza di un filo conduttore, dietro a una serie di pensieri apparentemente slegati, ma in quelle mattine d’estate non mi rendevo bene conto di cosa stessi facendo. Probabilmente, stavo tirando le somme di una serie di esperienze, stavo trovando un nome a cose che non avevo osato chiamare e, da ultimo, stavo provando a dare un ordine a me stesso dal punto di vista mentale e spirituale. In altre parole stavo cercando di fare entrare il silenzio nel mio cuore, quella pratica che permette di affrontare la vita senza esserne sopraffatto.
Dopo molte pagine ho notato due cose: che non solo la scrittura mi stava facendo stare meglio (e questo è abbastanza logico: la scrittura è un’ottima autoterapia), ma che i miei scritti stavano assumendo una forma che poteva essere utile o persone d’aiuto ad altre persone, in maniera gentile e confidenziale. Non avevo scritto un programma per la felicità, ma un libro flessibile e “vivo” in cui ogni lettore poteva poteva prendere quello che trovava utile e rigettare le parti meno convincenti, in cui poteva dare un nome ad aspetti della propria vita taciuti fino a quel momento o non espressi appieno.
Ora che Il recupero del silenzio è uscito, e ho ricevuto le prime impressioni di chi l’ha letto, ho notato che il mio intento sta trovando una sua realizzazione. Anche chi mi conosce più da vicino non mi dice “ora ti conosco meglio” (e sarebbe legittimo, visto che mi sono esposto davvero molto), ma mi dice piuttosto “ho riflettuto sulla mia vita”, “ho ritrovato delle cose a cui non ero in grado di dare un nome, e sono le stesse cose che penso anche io” oppure “ho pensato che meditare mi farebbe davvero molto bene”. Alcuni si sono commossi, altri mi hanno detto che lo rileggeranno una seconda volta, altri ancora mi hanno detto di averlo letto lentamente, quasi per assaporare pagina dopo pagina. A me resta la gioia di aver fatto qualcosa per qualcuno, forse anche poco, una piccola aggiunta forse anche troppo piccola per essere vista, ma in fondo non è questo il senso della nostra vita, migliorare anche di poco la vita di chi ci sta intorno?
- Autore: Mauro Corso
- Editore: Alter Ego
- Anno: 2014
- Pagine: 240
- Formato: 14x22
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