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“Piccolo o grande?” e “Arrivo!” di Hervé Tullet, Franco Cosimo Panini

Da Federicapizzi @LibriMarmellata

Intriganti già per l’originale forma a scaletta, con le pagine in robusto cartone che via via si fanno sempre più larghe, i due albi di Hervé Tullet pubblicati qualche mese fa da Franco Cosimo Panini: “Piccolo o grande?” e “Arrivo!”.

Adatti a bambini piccini, orientativamente dai 15-18 mesi, offrono allo stesso tempo un’esperienza sensoriale, grazie ai bordi da poter toccare, stimoli cognitivi importanti e una traccia di protostoria, con tanto di colpo di scena a meravigliare e divertire e parte testuale resa quasi esclusivamente in onomatopee, particolarmente adatte ad essere riprodotte durante la lettura ad alta voce nella fascia zero-tre anni.

Entrambi i libri presentano un percorso compiuto da un personaggio: un pesce rosso nel primo, un’automobile nel secondo. La traccia di tale percorso è dichiarata e visibile fin da un primo sguardo di piatto, che abbracci la piccola “copertina” e tutte le strisce scoperte delle altre pagine, unite concettualmente a formare un’unica scena che segna il punto d’inizio e il punto di fine del racconto.

Si va da qui a lì, e questo è noto subito. Ma la magia si manifesta sfogliando: si voltano le pagine e il cammino si amplia, si scopre nella sua complessità, si arricchisce di dettagli. In un certo senso si espande anche temporalmente: quel che sembrava un veloce passaggio diventa un’avventura.

Questo è evidente in particolar modo in “Arrivo!” dove un’automobile rossa pare puntare verso una casetta raggiungibile con una via dritta e rapida. Solo il cielo notturno dello sfondo tradisce quello che potrebbe essere uno scarto di tempo: è il punto d’inizio del racconto, quando cioè il mezzo a due ruote è ancora fermo perché partirà solo a giorno fatto, al primo sfogliare di pagina.

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Il bambino lettore può seguire col ditino il tragitto dell’auto che ad ogni scena si fa più vario e tortuoso: “Vroom Vroom” tra gli alberi e sulle colline, “Vroooooom” prolungato per lo sforzo del motore nella ripida salita fin sulle vette innevate e perfino un “Tut Tut” tossicchiante nel traffico congestionato di città. Tutto fila via liscio, come le ruote della macchina, finché l’imprevisto: la strada si interrompe con un dirupo sul mare. Come fare? La soluzione arriva dall’alto ed è divertente, bizzarra e salvifica. Meno insolito è invece il passeggero dell’auto, o meglio la passeggera, che ha tanta fretta di correre a casa per abbracciare…il suo bambino.

Con un felice e armonioso mescolamento di elementi fantasiosi e note affettive, con oggetti noti ai piccoli da indicare e nominare, con suoni da ripetere, il libro è davvero valido per appassionare il primissimo lettore.

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(Efficace che nella penultima facciata, prima della chiusa centrata sull’abbraccio materno – che mi ha ricordato un poco lo splendido “Sera d’inverno” di Jorge Lujàn e Mandana Sadat– sia riportato tutto il tragitto percorso, da una casetta all’altra, con ogni tappa incontrata. Questo accorgimento aiuta il bambino a ricostruire la storia e ispira un sua eventuale ri-narrazione personale)

Tra le pagine del divertente racconto si trovano anche tanti stimoli utili per lo sviluppo cognitivo, come l’invito, che può rivolgere l’adulto che legge al piccolo ascoltatore, a riconoscere e usare propriamente riferimenti spaziali come su e giù, avanti e indietro, alto e basso…

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Ottimo per imparare concetti basilari, come grande e piccolo e la loro natura relazionale, si rivela anche l’altro albo, nel quale il bambino è chiamato a seguire il percorso di un pesce rosso che, mangiando via via i pesciolini che si trova davanti, sembra aumentare le sue dimensioni. Gnam dopo gnam infatti il pinnato protagonista parrebbe diventato grandissimo, ma quando sulla pagina compaiono due braccia e voltando curiosi ci si accorge che appartengono a un simpatico palombaro, si scopre che il nostro pesce gigante non era poi così enorme.

Le dimensioni, quindi, si definiscono sempre in relazione a qualcos’altro, e questo è sicuramente un concetto importante con cui lasciar familiarizzare i bimbi perché li aiuta nella conoscenza del mondo intorno e nella definizione di loro stessi all’interno della realtà circostante.

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Ad allietare il racconto anche alcune piccole narrazioni parallele, come quella di un amo gettato sfortunatamente a pescare un vecchio stivale anziché uno dei tanti monili dello scrigno del tesoro.

Da notare anche l’uso appropriato del colore che viene sempre fatto in entrambi gli albi, con elementi allegri ma senza che essi deviino, per amor di vivacità, dalla tinta che avrebbero nella realtà. Ancora, da sottolineare gli accorgimenti grafici che aiutano a rendere oggetti e personaggi riconoscibili anche da bambini piccoli, come bordi neri e ben definiti e figure essenziali non sovrabbondanti di particolari.

Due libri semplici, pratici ma estremamente intelligenti che stimolano il piccolo lettore e si fanno sia strumento di divertente condivisione con gli adulti, sia strumento di gioco autonomo.

(età consigliata: dai 15-18 mesi)


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