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“Picnic ad Hanging Rock”

Creato il 02 agosto 2010 da Cinemaleo

1975: Picnic at Hanging Rock di Peter Weir

“Picnic ad Hanging Rock”
 
“Picnic ad Hanging Rock”

Un film di una eleganza e di una raffinatezza inconsuete, ma non solo…

 

Picnic ad Hanging Rock è una forte e decisa critica sociale: un inno alla ribellione giovanile e allo spirito libero che si contrappone alle ipocrite convenzioni di una civiltà prigioniera di maschere e apparenze.

Incontro-scontro tra ignoto e razionalità, ambiente selvaggio e ambiente civilizzato, tra il libero ed armonico mondo naturale e il rigido e repressivo mondo umano (il film inizia inquadrando in contrapposizione le rocce vulcaniche di Hanging Rock -dalla strana forma che molti associano alle sculture dell’Isola di Pasqua o ai megaliti di Stonehenge- e il collegio costruito dalla mano dell’uomo), il tutto simboleggiato dalla misteriosa scomparsa di due studentesse e di una insegnante.

Celebrazione della forza enigmatica della natura in opposizione alle ferree regole della società, opera simbolica per eccellenza, il film si caratterizza per l’atmosfera opprimente ed angosciosa (Hanging Rock equivale a Roccia Appesa ma anche Roccia Incombente), inquietante e intrigante. Un perenne flusso tra sogno e realtà che ammalia e coinvolge e che rese il quasi debuttante Peter Weir famoso in tutto il mondo (1).

Un film che pone incessanti interrogativi. Tracce e indizi per arrivare alla soluzione del mistero abbondano: le ragazze camminano a piedi nudi ma gli animali non le toccano, sono le donne e non gli uomini a scomparire, l’orologio si ferma proprio a mezzogiorno (l’ora magica per eccellenza secondo gli antichi), le ragazze si disfano dei propri vestiti, a scomparire sono Miranda, Marion e Miss McCraw (i nomi iniziano sempre con la M… come Mater Natura)…  Mille le interpretazioni date al film: quel che è certo è che in tutta la sua filmografia (da Witness il testimoneL’attimo fuggente a Mosquito Coast a The Truman Show…) Weir pone l’accento su un mondo che vuole controllare la natura violentandola e indica la possibilità del singolo individuo di ribellarsi ad esso. Giustamente Alan Tasselli sottolinea che di fronte a Picnic ad Hanging Rock a noi spettatori è “concesso formulare ipotesi, congetture, supposizioni, accumulando dubbi su dubbi, incertezze su incertezze, ma arrivando, di fatto, a nulla”. Chi spera in un thriller, in una mystery story  (che col suo finale risolutore spieghi l’accaduto) sarà inevitabilmente deluso.

p.s.

-Un plauso particolare alla fotografia onirica di Russell Boyd e alla colonna sonora di Bruce Smeaton (un perfetto mix tra Mozart, Bach, Beethoven, flauto di Pan di Gheorghe Zamphi).

-La sceneggiatura si basa sul romanzo del 1967 della scrittrice australiana Joan Lindsay. Bellissimo e indicativo l’incipit del libro: “Se Picnic a Hanging Rock sia realtà o fantasia, i lettori dovranno deciderlo per conto proprio. Poiché quel fatidico picnic ebbe luogo nell’anno 1900 e tutti i personaggi che compaiono nel libro sono morti da molto tempo, la cosa pare non abbia importanza”. Su consiglio del suo editore l’autrice eliminò l’ultimo capitolo dove veniva svelato il mistero (capitolo che è stato pubblicato postumo nel 1987 col nome di The Secret of Hanging Rock). Sembra che anche Peter Weir avesse inizialmente l’intenzione di dare una sua personale spiegazione (in fase di montaggio tolse i sette minuti contenenti un’ipotetica fine).

note

(1) “Weir risulta essere perciò un narratore legato primariamente alle sue origini, esprimendo con le immagini tutta l’essenza della cultura australiana, dilaniata dai contrasti culturali, geografici ed etnici – le credenze panteistiche degli aborigeni si affiancano alla natura repressiva dell’Impero britannico colonizzatore”(Laura Carafoli)

scheda 

premi e riconoscimenti

“Picnic ad Hanging Rock”

 


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