La pasticceria Giordano nasce nel 1897 e, dato il successo dei suoi prodotti, affianca al laboratorio in via Marna 2 (attuale via Bligny) alcuni punti vendita in luoghi rappresentativi della città. Nel 1938 se ne contano uno in via Garibaldi 33, dove oggi si trova il caffè Tamborini, uno in piazza Carlo Felice e l’ultimo in piazza Castello 16.
La ditta A. Giordano presenta un’abbreviazione che è parte integrante del nome tanto da farne dimenticare l’origine: indica Angela, moglie di Bernardo, con cui il 29 ottobre 1928 festeggia le nozze d’oro e un ampio articolo su La Stampa ne racconta la vita coniugale e lavorativa. Prestigiosi riconoscimenti, quali la medaglia d’oro all’Esposizione Universale del 1911 nella Galleria del lavoro, collocano il marchio accanto ai più importanti della città, dove la concorrenza qualitativa delle grandi case cioccolatiere si fa sentire e spinge i mastri cioccolatai verso quell’eccellenza di cui ancora oggi andiamo fieri. A testimoniare la fama mantenuta è un inserto pubblicitario del 24 marzo 1934 su La Stampa in cui Bianchi, nota ditta di casalinghi con sede in Via Viotti di fronte al Grattacielo, annuncia che darà gratis l’uovo di Pasqua di finissimo cioccolato Giordano nei formati normale, grande e grandissimo per acquisti che vanno rispettivamente dalle 10 alle 15 e 25 lire. Dal 1970 il marchio continua a ricevere ambiti riconoscimenti passando nelle abili mani della famiglia Faletti, che da allora ne conduce laboratorio e punto vendita.
Lo storico locale Giordano si trova nel sottoportico, al n. 7, di uno dei palazzi di Piazza Carlo Felice progettati da Carlo Promis a metà del 1800. La Guida alla città di Torino, editrice Paravia, del 1897 ne attribuisce la proprietà alla Società Credito Mobiliare, che proprio in quest’anno viene messa in liquidazione dopo 34 anni di attività legate all’investimento in strade ferrate e infrastrutture.La devanture, ossia la struttura ancorata alla facciata che dilata l’ambiente espositivo interno, è un monoblocco ligneo di seconda generazione come lo definisce Paola Del Piano, in cui il legno torna elemento principe nei serramenti, dopo una fase di sperimentazione con ferro e ghisa, grazie alle invenzioni tecnologiche che ne riescono a perfezionare gli intagli e alla grande versatilità nel soddisfare le nuove esigenze stilistiche. Lo zoccolo è in marmo Verde Alpi molto scuro e con striature appena visibili, il legno di noce sagomato in sottili montanti regge la vetrina centrale e le gioielliere laterali con specchi originali; quattro mensole finemente intagliate accompagnano l’aggetto del portainsegna e ne scandiscono la decorazione in legno scolpito ad elementi floreali e verniciato a foglia d’oro che accompagna in un’elegante richiamo l’insegna in vetro dipinto A. Giordano e il civico 69.
Entrando nella sala vendita si nota subito una forte unità d’insieme data dalle cornici ricorrenti e dai motivi floreali ordinati e preziosi che vi si inseriscono, lo spazio pare dilatato dagli specchi che liberamente riflettono la luce avendo mensole in vetro sostenute da esili colonnine in lega metallica originale. Il piano del bancone e quello della cassa sono in marmo rosso di Verona divenuto assai comune a Torino negli interni poiché con lo sviluppo della ferrovia si affiancano alle pietre locali dai colori freddi, verde, viola e bianco quelle venete dai colori caldi, giallo e rosso.
La particolarità del bancone vendita è la presenza di un fossile di Ammonite che ne caratterizza il disegno e che aveva il suo gemello nel negozio di via Garibaldi 33.
Uscendo dalla confetteria si ha di fronte la corrispettiva bacheca, una struttura che copre su tre lati i pilastri del portico e che triplica la superficie espositiva. Attualmente è utilizzata per raccontare la storia del locale, dei molti riconoscimenti. Vi si ammirano il simbolo della pasticceria, l’olandesina, i tanti articoli pubblicati e ovviamente le immagini dei prodotti dolciari, la loro realizzazione, la grande sapienza artigiana. Tradizionalmente la bacheca richiama in modo puntuale gli elementi decorativi della devanture cui si riferisce invece in questo caso, nonostante i materiali siano gli stessi, non presenta dorature e fregi ma linee sobrie ed eleganti.
Antonella Pinna ([email protected])
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Kiteinnepal e “Piemonte in vetrina”: la nuova collaborazione con Antonella Pinna
“La memoria dei luoghi fornisce quella base di ricordi che mi porto dietro dai viaggi e che ritrovo a casa mia. E’ per questo che la riconoscibilità delle vie passa anche per una storia “minore” fatta di vetrine che si susseguono senza sosta magari da 150 anni…le loro storie diventano la mia storia, così umana, legata ad ogni tipo di influsso: politico, economico, sociale, ma anche artistico e culturale.
Raccontare questi locali, conosciuti quindici fa per una catalogazione della Regione Piemonte e mai abbandonati, è un’occasione per conoscere Torino e il Piemonte da un punto di vista particolare, con informazioni tratte dalle Guide della Città di Torino (Marzorati Paravia), gli articoli pubblicitari e non apparsi sui quotidiani torinesi, La Gazzetta Piemontese, La Stampa, i libri pubblicati: del 1983 Botteghe e negozi, Torino 1815-1925, di Allemandi; del 2001, a cura di Chiara Ronchetta, Le botteghe a Torino esterni ed interni tra 1750 e 1930, Torino, Centro Studi Piemontesi, e quello sul Piemonte del 2008; quelli che ho scritto nel 2003 e nel 2008 in collaborazione con Antonio Costantino, Caffè storici in Piemonte. Alberghi, caffè confetterie e ristoranti, ed. Celid,; di nuovo quello di Chiara Ronchetta con Negozi e locali storici di Torino edito da Centro Studi Piemontesi nel 2006.
Su questo blog metto insieme i documenti più le osservazioni tecniche e le voci dei proprietari per svelare il volto di una città e di una Regione ricche di aneddoti e di leggende”.
Antonella Pinna è architetto specializzato in storia, analisi e valutazione architettonica e del territorio al Politecnico di Torino.
Assai curiosa e amante della ricerca ha sempre cercato di utilizzare ogni conoscenza tecnica a sua disposizione per valorizzare al meglio il dato storico-documentario e renderlo comprensibile, vero patrimonio culturale per chi vi si accosta.
Ha pubblicato e fatto ricerche storiche per privati e locali commerciali in Torino e in Piemonte; attualmente segretaria del Centro di documentazione Torino in Europa si occupa dei progetti da presentare al Gran Tour di Torino, manifestazione annuale promossa da Regione, Provincia e Comune, in qualità di volontaria; gli itinerari riguardano in gran parte gli esercizi commerciali di Torino e provincia dalla metà del XIX alla metà del XX secolo.
Madre di due ragazzine di 14 e 9 anni, condivide con il marito, imprenditore nel settore catering, l’amore per il cibo, la sua storia, la sperimentazione culinaria alla ricerca della valorizzazione dell’alimento. Data la sua passione per il testo scritto è lettrice volontaria per la Biblioteca civica centrale dove partecipa al progetto Libri parlati.
Pubblicazioni:
Giorgio Auneddu Mossa, Antonio Costantino, Maria Luisa Laureati, Antonella Pinna, Farmacia Ferrero, e I Negozi, in Chiara Ronchetta, a cura di, Le botteghe a Torino esterni e interni tra 1750 e 1930, ed. Centro Studi Piemontesi, Torino 2001.
Antonio Costantino, Antonella Pinna, Caffè storici in Piemonte. Alberghi, caffè confetterie e ristoranti, ed. Celid, Torino 2003.
Volume di cui si occupa con una seconda edizione aggiornata nel 2008.
Antonella Pinna, Montis regalis: domus, palatia e proprietari nel consegnamento del 1540, in Giulio Mondini, Chiara Devoti, Angela Farruggia, a cura di, Beni culturali, città, territorio. Indagine per un patrimonio da valorizzare. 15 anni di attività della Scuola di Specializzazione, Celid Torino 2007.