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Piena di ricordi – Ricordi di una piena

Creato il 03 febbraio 2014 da Povna @povna

La notizia le arriva all’alba, per e-mail, dalla compagna di partito e consigliera comunale S. Per questo la ‘povna, mentre si avvia verso la stazione in autobus, sotto una pioggia costante (anche se non a raffica) ha ben presente, in riva al fiume, che cosa si può aspettare.
Quello che trova, infatti, è la Protezione Civile che li ferma, quasi fosse la dogana di Benigni. “Chi siete? Cosa fate? Cosa portate? Un fiorino.
La ‘povna dichiara il suo orario scolastico, e chiede di passare a piedi il ponte.
“Secondo me non le conviene” – obietta quello.
E la mosca le è già saltata al naso, bella forte: “Che significa ‘non mi conviene’? Che anche a piedi non si passa?”.
“Per ora è permesso” – borbotta suo malgrado l’addetto – “ma vedrà che tra poco chiudiamo proprio tutto. Io, fossi in lei, me ne starei a casa”.
“Quando sarà me, ne riparleremo senza dubbio” – gli replica la ‘povna a muso duro, a evitare altri consigli non richiesti. “Peraltro, sto pure al piano terra. Il mio posto, sempre e a maggiore ragione pure oggi, resta a scuola”.
Mentre il treno attraversa la campagna, che sembra tragicamente un po’ Venezia, guarda e pensa. Come allora, e sono già 22 anni: 4 novembre 1992, e i giorni strani a metà tra fine e inizio anno accademico. Ché il 31 ottobre, a Hogwarts, scadevano già quelli più vecchi, che scendevano le scale con le teorie di scatoloni ad aspettarli; ma ancora non arrivavano matricole (solo il 5 di novembre). E per tutti loro altri restava un’atmosfera di sospensione e di vacanza, di compra/vendita, anche (ché dalle stanze adesso vuote si prendevano, a proprio uzzo, i mobili più belli, in vantaggiosi scambi), di brindisi da fine esami.
Fu allora, primo anno nella piccola città (e pure a Hogwarts: 5 esami con la media del trenta e lode, per non saper né leggere né scrivere), che il fiume iniziò piano piano a farsi grosso: a fine ottobre, come diluvio, giorno e notte, e l’acqua sale, sale, sale.
Arrivarono i militari (come oggi), a mettere le giunte alle spallette. E l’acqua marrone accarezzava ormai la chiesa piccola.
“Minacciano di chiudere la stazione” – diceva il Pellaccia.
“Oh, no, non adesso” – l’Amico Scrittore era preoccupatissimo – “mio cugino, l’Architetto, per la prima volta viene in visita. Che succede se non può passare?”.
Succede che passò, come sempre (che certi allarmi, se ben gestiti, sono doverosamente più gravi di come poi avvengano). E che la ‘povna e i ‘Bimbi’, passarono le giornate insieme, a metà tra i padroni di casa e i turisti.
L’Architetto si divertì molto, e anche Linus, la ‘povna stessa, il Mite Re, l’Amico Scrittore.
A tutto questo pensava, la ‘povna, l’altro giorno. Quando una piena di fiume ha portato insieme a sé, feroce, la piena dei ricordi. Quando un treno folle la portava, veloce come il vento, in un paesino al nord, a fine scuola. Lassù, a R., la ‘povna c’è andata per presentare ancora una volta il Testamento Disney. Ha rivisto il Musicista, Angry Young Woman e Silvan, dopo tanto tempo. E anche di nuovo Fiordifelce, e proprio l’Architetto (che è venuto a prenderla in stazione, sempre in mezzo alla pioggia: “Ciao, Architetto, hai visto quanta pioggia, ti ricordi?”; “Sì, certo” – fa lui. E bastano due parole), e Stephen, e i genitori dell’Amico Scrittore.
Lassù ha dato volto e abbracci a una blog-amica, finalmente, che è uscita dallo schermo (anche se il tempo per parlare è stato poco, purtroppo, ma si son ripromesse che sarà di nuovo, e presto). Ed ha ricordato, ancora e ancora, un’altra volta. Poi a dormito a R., insieme a tutti gli altri. E sono andati a vedere un cimitero di campagna, in mezzo all’acqua (agricola, e non solo).
E poi a un certo punto ha smesso di piovere. Il fiume stava scendendo. E la ‘povna è tornata a sud.


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