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Pier Maria Galli: alcune poesie

Creato il 28 luglio 2011 da Viadellebelledonne

Pier Maria Galli: alcune poesie

[quel (mio) restare nell'andarsene] 4 [un colore è una parola che non sa scrivere]

«[è necessario che la poesia divenga un sintomo della realtà]» così Pier Maria Galli introduce il lettore nel suo blog, e davvero le sue poesie, non fosse altro che per la loro intima dimensione, sono brividi sintomatici di una realtà che muta e sfuma, lieve e inquieta sempre, e tuttavia appuntata dalla scrittura in piccoli e cesellati fermagli di versi che pervengono al lettore in un dettato minimo e nitido, senza sbavature, raffinato. 

Sono poesie che colgono dettagli tradotti in essere da angolature nient‘ affatto ferme, anche se le ancore degli stessi dettagli sono affilate e precise. Non a caso “quel movimento senza cessare / che sta dentro la parola vento” non solo è “il rumore del nudo” mentre viene e scompare al mondo ([lirica n. 0] (86) tag “L’origine del nudo”), ma anche il venire meno e apparire di un angolo di osservazione, lo sfumare del contorni delle persone e degli oggetti, non per parossismo improvviso del vento, ma per il suo vagolare impreciso, anche quando non furioso.

Persone, paesaggi e oggetti, cose insomma, che diventano appunti brevi, appunto smarriti, o “brevi di breve durata”, piccole cose che al pari della “ (piccola poesia che non dice nulla, che dice tutto)bussano all’attenzione, entrando nello spazio esistenziale e poetico da “porte” che si aprono, per poi, come amanti che non si concedono del tutto, (non per calcolo, ma perché quel tutto non è in loro possesso, anche se ne sono il sintomo),  ritrarsi e ritirarsi in uno spazio che è sapientemente nudo, scevro da ogni quinta o messa in scena, uno spazio dove la materia oscura sfuma  e si sottrae.

………………………………… da [l'origine del nudo]

[lirica n. 0] (63) – a 2 righe

imbucare una lettera d’amore
nella tua bocca

[lirica n. 0] (65)

la cauta metereologia delle lenzuola
dopo che i corpi se ne sono andati.
la calce bianca del vento sui muri
della casa. tu – odori di luoghi
quando tutto sparisce

[lirica n. 0] (66)

l’intera volta del mio cranio
nella sua curva lentissima.
se parli disegni divinità disabitate.
costellazioni di sole luci,
umanissime

[lirica n. 0] (85)

‎‎quel mio crescere nel tuo cresciuto
è la diseguale uniformità
dei tuoi, dei miei seni.
finché la loro altezza sia pari,
il punto più alto che il cielo è là
da stare in piedi

[lirica n. 0] (86)

‎‎‎il vento scompare da te e
la finestra dove tu non appari
è un rumore di nudo.
quel movimento senza cessare
che sta dentro la parola vento

………………………………… da [reati minori] (qualche appunto del mio taccuino)

breve appunto smarrito

(un rumore di foglie , nessun bosco più in là, l’idea assoluta che non esiste la parola bosco, l’insistenza delle foglie sino all’infanzia, l’infanzia che è bosco, una stanza a mano a mano, la tela su una scena muta, una scena muta priva di tela in una figura di voce di donna, le parole che si aprono perché qualcuno esca, le parole che si aprono e basta, restando incerti come se nudi dentro le vasche vuote, un paese privo di case sui 2 lati di una strada – e lì ci innamoriamo)

breve appunto smarrito – 3

‎‎(l’infelicità è soltanto un attimo disordinato di meraviglia)

breve appunto smarrito – 4

‎‎(leggo come scrivessi, e questa è quella inconsolabile felicità del mio sguardo. tutto il resto probabilmente è “vita”, luoghi indaffarati di splendidi fidanzatini perbene, mano nel mano, purché sia una domenica pomeriggio di sole, purché ci sia il lago e a darne la sembianza una sponda con qualche panchina, e quei necessari fossati di beltempo delle loro bocche)

………………………………… da [brevi appunti di breve durata]

(piccola poesia che non dice nulla, che dice tutto)

‎‎bussano. a quest’ora? una porta è
una porta. esige solo attese
perché poi qualcosa che e fuori,e lei
dice di alzarmi dalla sedia.
pochi passi e avventurarmi
come se, ma poi smetto di leggere.
non so mai esattamente quale di loro
e perché, l’ombra delle finestre
che ho dimenticato di scrivere
sedute in qualche angolo del cortile.
a volte una di loro si alza, bussa alla porta
per sentire un rumore di sedia che si sposta.

ma dentro non c’è mai nessuno

Poesie e immagine tratte dal blog personale di Piermaria Galli : http://piermariagalli.wordpress.com/



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