Pier Paolo Pasolini 5 Marzo 1922 – 5 Marzo 2012
MEMORIE
Torno alle giornate
più remote del nostro
amore, una marea
di muta gratitudine,
e disperati baci.
Tutta la mia infanzia
è sulle tue ginocchia
spaventata di perderti
e perdutamente
felice di averti.
Ho compiuto il viaggio
che tu non hai compiuto,
mia Lodoletta, madre
fanciulla. Coraggio
di dolce indiziato,
invasato e imprudente
e cieco amore…Fui
un altro, al ritorno,
con in volto la maschera
della nostra dolcezza.
Una bellezza fonda
d’ombre nella fronte
pura e nell’onda
giovane dei capelli
magra negli ossi
del mento e degli zigomi,
dura nella tenera
curva della faccia
bellezza di ragazzo
o ladro trasparente
e torbida riempita
da una vecchia innocenza,
indurita dagli anni
ma, forse, ancora mite….
Ah, odiosa mitezza
adorabile in te
c’eri davvero bella.
Ricordo i pomeriggi
di Bologna: al lavoro
cantavi nella casa
che non era che un’ eco.
Poi tacevi, e volata
nell’altra stanza ( ah il bruno
tuo passo di bambina…)
riprendevi a cantare.
E il pomeriggio era
Silenzioso e rapimento:
già presagiva, forse,
di contare nel gioco
orrendo del destino.
Tu sai quanto fui puro…
quanto amavo una vita
troppo bella per me…
quanto ero deciso
a difendere e amare …
Ma tu di me conosci
gli abbandoni, l’ aureola
di ingenue deduzioni,
la passione irrichiesta
e nobile… Ne ignori
una rassegnazione
che è bassezza, gergo,
parola disonesta.
Nella storia del nostro
Amore c’è un ombra,
il rapporto unico,
la troppa confidenza
che non s’esprime, resta
parola, imputridisce…
La purezza perduta:
ecco la novità,
il terribile dato,
e la vecchia famiglia
ancora forse trepida
della storia padana,
della sua giovinezza
triste ed eroica…
Il mondo è nell’ombra
del tuo tiepido riso
di madre giovinetta.
Ah, non so nulla e tutto
Della tua floridezza,
le tue vesti fragranti
di mode impure e timide,
la tua bianca gola,
simile alle eroine
dell’ epoca …Tu, sola,
davi la solitudine
a chi, nella tua ombra,
provava, per il mondo,
un troppo grande amore.
Mi innamoro dei corpi
che hanno la mia carne
di figlio col grembo
che brucia di pudore
i corpi misteriosi
d’una bellezza pura
vergine e onesta, chiusi
in un gioco ignaro
di sorrisi e di grazia
( aria che li rischiara
coi loro deliziosi
capelli, in prati impuri
della loro innocenza ),
corpi spenti dai tremiti
della carne, uno spettro
di batticuori senza
pietà, spada affondata
nella rosa disfatta
della gola che sanguina,
i corpi dei figli
coi calzoni felici,
col bruno o il biondo
delle madri nei passi,
e un troppo grande amore,
nel cuore, per il mondo.
Pier Paolo Pasolini Memorie Da L’usignolo della Chiesa Cattolica