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PIER PAOLO PASOLINI | Requiem per un poeta corsaro

Creato il 26 ottobre 2015 da Amedit Magazine @Amedit_Sicilia
Logo celebrativo realizzato da Iano per Amedit - Amici del Mediterraneo Copyright 2015 © Amedit – Tutti i diritti riservati

pasolini_pier_paolo_2015 (1)PIER PAOLO PASOLINI

Requiem per un poeta corsaro

di Giuseppe Maggiore

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Le celebrazioni, specie quando hanno in oggetto il ricordo di un grande personaggio, esalano talvolta una cert’aria di mortifero feticismo. Ciò è ancor più vero quando il personaggio in questione è qualcuno che risponde al nome di Pier Paolo Pasolini. L’Italia dimentica presto i suoi figli, specie quando li ha assassinati. E poco importa se l’uccisione è stata commessa fisicamente o solo ideologicamente. Nel caso di Pasolini il nostro Bel Paese si è macchiato di questo duplice crimine, avendolo ucciso prima nelle idee e, solo in ultimo, nel corpo. Certe celebrazioni servono poi solo a perpetuare il delitto, a fare l’apologia della vittima per scongiurare ogni sua eventuale rinascita sul piano delle idee. L’uomo mite e sincero, l’uomo che persegue la giustizia, l’uomo libero che si sottrae alla manipolazione del Potere, che sfugge all’omologazione e alle gabbie ideologiche, l’uomo che fa della propria esistenza una battaglia per la verità dell’essere; lo scrittore, il poeta, il pensatore. Prima lo si uccide poi se ne fa un eroe, un martire, un santo. Ma certi uomini parlano più da morti che da vivi, perché non essendo vissuti in un tempo storicamente circoscritto, non sono mai morti definitivamente.

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Scrive Sebastiano Vassalli, che ci ha lasciati da poco: «Nel tempo della letteratura tutto è possibile, persino incontrarsi scavalcando i secoli, nell’eterno presente delle vicende umane.» Pasolini rivive semplicemente perché le sue idee, le sue denunce, l’intera sua opera, sono valide oggi come lo erano ieri, perché il suo tempo è il nostro tempo, con le stesse istanze e con gli stessi inquietanti scenari, e perché quel suo “Paese orribilmente sporco” lo è oggi ancor di più: un rudere storico sommerso da cumuli di rifiuti e da ogni sorta di nefandezza; l’immondizia e il cemento, la corruzione e il malaffare, e quel morbo oscuro che attanaglia una democrazia ormai in cancrena, malata nella giustizia, malata nella politica, malata nel costume, malata nella religione, malata financo nella lingua. I mali, i misfatti e le ingiustizie che scuotevano l’animo di Pasolini e motivavano le sue tante battaglie civili sono oggi i medesimi di allora. Nulla è cambiato, e quei suoi ammonimenti, quelle sue denunce si sono rivelati nel tempo, e negli inesorabili accadimenti, profetici.

Un popolo anestetizzato da un Potere che lo nutre di palloni, lotterie, TV spazzatura; un popolo inerte, inondato e soffocato dalle menzogne che gli vengono propinate attraverso la stampa e la televisione; un popolo estromesso dalla Politica e dall’esercizio dei propri diritti; un popolo estromesso dalla sua sovranità e persino dalla dignità del proprio lavoro, non è che un popolo reietto e ridotto al silenzio, ormai incapace di indignarsi e di reagire. Questo popolo non saprà mai far tesoro di colui che ha servito la più alta idea di democrazia con la sua vita e la sua arte, fino alle estreme conseguenze. L’Italia è quel Paese di santi ed eroi magnificati e resi al contempo inermi nelle pale d’altare e nelle lapidi commemorative; la materia scottante, ciò che di scomodo, insidioso e destabilizzante c’era in loro viene edulcorata, messa a tacere, o diventa tutt’al più il ridondante discorso degli ambiti accademici. Pasolini fa parte di questo pantheon di “illustri sconosciuti”, debitamente circonfuso da un’aura di luce che illumina e al tempo stesso mortifica la sua figura. E come da consolidata prassi, egli è stato fagocitato e messo a tacere da quegli stessi meccanismi contro i quali tentò invano di lottare, incensato da morto dagli stessi che, in vita, ne avrebbero brutalizzato ancor di più la figura.

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L’ignorato, il dimenticato, l’oltraggiato; Pasolini mille volte assassinato, in ogni abuso di potere, in ogni ingerenza ecclesiastica, in ogni diritto civile negato, in ogni forma di violenza perpetrata nei confronti della persona umana. C’è un Paese che langue, che celebra costantemente la propria morte, nel giogo perverso dei suoi “quattro notabili” di turno; quattro poteri (quello politico, quello religioso, quello giudiziario e quello economico) ridisegnano costantemente la coreografia d’una danza macabra che non finisce mai. In questa agonia stanno tutta la rabbia, e il tormento, e il martirio cruento del poeta Pasolini di ieri e di oggi. L’Italia e gli italiani possono celebrare Pasolini morto e sepolto, e in lui la sconfitta di una nazione irredenta, poiché nulla di ciò che ha detto o fatto ha attecchito e portato i suoi frutti nella coscienza di questo popolo e di questa nazione.

Celebrare Pasolini, oggi, dovrebbe finalmente voler dire usare l’ordigno della sua opera per far deflagrare il vecchio e perverso “Sistema Italia”. Solo così, mettendo in atto il Pasolini ancora vivo e pulsante nella forza delle sue idee, e munendoci di quella sua stessa potente carica eversiva contro ogni forma di malsano potere, potremo finalmente dire: “Pasolini ha vissuto, il suo tempo si è concluso. Requiescat in pace.” Per questo Amedit più che un ricordo celebra l’attualità della sua figura, e ancora la forza di un messaggio che attende di farsi carne, intelletto, azione contro l’imperversante cultura di morte.

Giuseppe Maggiore

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Cover Amedit n. 24 - Settembre 2015

Cover Amedit n. 24 – Settembre 2015
“Noli Me Tangere” omaggio a Pier Paolo Pasolini.
by Iano 2015

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Questo articolo è stato pubblicato sulla versione cartacea di Amedit n. 24 – Settembre 2015.

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