Pier Vittorio Tondelli
Creato il 16 dicembre 2011 da Alboino
L’atto di nascita dello scrittore Pier Vittorio Tondelli può essere ben identificato nel gennaio del 1980 quando Feltrinelli manda in libreria dopo un certosino lavoro di editing da parte del critico letterario e redattore editoriale, Aldo Tagliaferri, “Altri Libertini”: una raccolta di racconti, un sunto delle oltre 400 cartelle che lo stesso aveva inviato alla casa editrice come base per il suo primo romanzo. Di anni Tondelli all’epoca ne ha 25 ma di sicuro è già uomo navigato nel mondo letterario tanto che la stroncatura della critica, il processo per oscenità che il libro dovette subire, l’etichetta di scrittore anti-letterario, le accuse di autore sopravvalutato, l’odio che una buona parte dell’intellighenzia dell’epoca gli riserva, non lo deprimono, tantomeno lo scoraggiano. Dalla sua lo scrittore emiliano ha una schiera immane di giovani che lo adulano e lo elevano a proprio manifesto generazionale negli anni del riflusso a cavallo fra ’70 e ’80. “Altri Libertini” può essere considerato quindi l’atto di nascita non solo dello scrittore Tondelli ma di una intera generazione che vede il nostro come il nuovo emblema dello scrivere e del leggere. Ed infatti Tondelli all’alba degli anni ’80 rompe gli schemi del vecchio mondo letterario e porta una ventata di novità, una freschezza che dà vigore e apre le porte del mondo (post-moderno) alla nostra provinciale arretratezza. La sua scrittura è fatta non solo di lettere, ma anche di musica, cinema, fumetto, tutto mescolato in un caleidoscopio che troverà la piena realizzazione negli anni ’90 soprattutto con la “new generation” degli scrittori americani (Jonathan Lethem, Rick Moody, Colson Whitehead, David Foster Wallace, ecc.). Tondelli privilegia un flusso continuo di fatti e sensazioni, con pochissimi dialoghi e una estrema rapidità di esecuzione. La tendenza a mescolare il pop con il classico, l’”alto” con il “basso”, ad incrociare gli sguardi generazionali, nell’inventare un nuovo parlato con un sound che darà i natali direttamente al rap di oggi fanno dell’autore correggese un capostipite che molto probabilmente i suoi epigoni non sono riusciti a sviluppare e rendere prolifico per quell’incapacità stessa a re-inventarsi degli scrittori di casa nostra. Ma ancor più che i suoi scritti, il lascito maggiore di Tondelli è nella sua attività di animatore culturale, talent-scout di nuovi scrittori (basta ricordare le tre antologie “Under 25” edite per Transeuropa dove fa esordire gente del calibro di Culicchia, Ballestra, ecc.). Un Tondelli nuovo e diverso dove attraverso il suo agitare i canoni culturali della modernità (sarà tanto caro allo sviluppo della teoria de “I Barbari” di Alessandro Baricco???) come le nuove tecnologie che permettono di superare l’idea ottocentesca di romanzo creerà nuovi schemi per un nuovo mondo di intendere la cultura ivi compresa la scrittura. Tondelli moriva trentaseienne il 16 dicembre 1991, lasciando dietro di sé una mole di lavoro e un’eredità che comunque in questi vent’anni ha dato i suoi frutti (forse più fuori casa nostra). L’occasione è ghiotta per ripensare la figura dello scrittore e omaggiarlo con una rilettura delle sue opere a cominciare da quel suo “atto di nascita” che è “Altri Libertini”.
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