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Piero Chiarello e la moltiplicazione degli orizzonti

Creato il 25 novembre 2011 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

Piero Chiarello e la moltiplicazione degli orizzonti

C’è un certo rapportarsi con il frame digitale in cui l’immagine si presenta come campo d’indagine nel quale le linee fungono da sentieri orizzontali, semoventi e giustapposti tra loro, offrendo e provocando una dilatazione dello spettro ottico, raggiungendo la semplificazione delle forme attraverso l’ingigantirsi del pixel e la sparizione della curva, abbandonando (come fece il cubismo) la visione prospettica e naturalistica, con una tecnica compositiva che ricorda il divisionismo pittorico, l’uso di colori puri, divisi, giustapposti e non mescolati, affidando allo spettatore il compito di fondere le radiazioni luminose.

Si tratta della ricerca video-artistica di Piero Chiarello - già studente d’architettura e storia dell’arte più che di cinema – i cui lavori ricordano le tele op-art di Bridget Riley, l’Horizontal Stripe Painting di Patrick Heron e ancora di più i dipinti di Mark Harrington, pur distinguendosi da questi per una minore vertigine puramente estetica e dunque per un maggiore valore concesso ancora al concreto presente.

Il modus operandi è quello dell’osservatore-ricercatore, indagatore del visivo. Si parte da un luogo preciso, una situazione, un gesto quotidiano, indicato chiaramente nella titolazione, ri-preso per un arco di tempo sufficiente e necessario ad individuarne e decrittarne una intensa traiettoria d’azione: Vento_spiaggia (13 linee orizzontali)Al porto di Torre del GrecoArrivo a Napoli e Treno 561 gli ultimi migliori esempi.

Se il suono in presa diretta e il titolo dell’opera garantiscono una certa aderenza a quel presunto reale ri-preso in un piano sequenza fisso, per quanto riguarda l’immagine ci si trova difronte ad una combinatoria di linee e segni grafici essenziali, in una stratificazione tutta schermica, bidimensionale, senza profondità, un gioco astratto di ri-scrittura del visivo e di modulazione dei toni coloristici, agli antipodi del tanto incensato 3D, nella consapevolezza che uno schermo vada valorizzato in tutta la sua piattezza, come valore plastico, come regolazione scientifico-artistica dello spazio e della luce che in esso vi abita e vi scrive.

Quello sulle linee è un progetto che parte per Chiarello come ricerca fotografica e le cui modalità lavorative sono indicate dallo stesso artista sul suo sito: «è uno studio che indaga sulla percezione e interpretazione della realtà, e che vuole essere uno strumento per allargare la consapevolezza. Parto da immagini fotografiche, cancello tutta l’immagine tranne alcune linee che vengono poi “dilatate”, per meglio mostrarne il contenuto, fino ad occupare tutto lo spazio delle foto di partenza».

Ritrovando quel Leibniz già citato da Chiarello, ciascuna porzione di materia è suddivisa all’infinito, ogni parte in parti, ognuna delle quali ha qualche movimento proprio. […] Dal che deriva che anche nella più piccola parte di materia c’è un mondo di creature, di viventi, di animali, di anime.

Piero Chiarello e la moltiplicazione degli orizzonti

 

Ed è lì, in ognuno di quegli anfratti apparentemente insignificanti che il cinema sconfina, si ridistribuisce, ri-allineandosi, in molteplici orizzonti, in una composizione musiva, nell’enfatizzazione della squadratura da pixel, angoli su angoli. Al di là della già citata sineddoche visiva (http://www.artkernel.com/?p=1902 ), qui vengono meno le curve, un profluvio geometrico ci riconduce al piacere delle leggi dell’ottica, trasferendo per una volta l’attenzione dall’oggetto/soggetto catturato al mezzo-media artefice del gesto, protagonista principe, in tal caso, dell’attenzione di chi si confronta con questi lavori.

Camminare su una spiaggia abruzzese, uno dei suoi ultimi lavori, è stato premiato con una menzione speciale al recente Arte Video Roma Festival (http://www.artevideoromafestival.org/artevideoCms/) l’evento internazionale di video-arte organizzato a fine ottobre negli spazi del cinema-teatro Volturno dal Carma, una dei rari casi di lotta resistente e manifesta contro chi ci spinge sempre più verso il baratro dell’omogenizzazione visiva.

Salvatore Insana


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