Scopriamo in esclusiva un pittore triestino del 900. Piero Lustig. Tra commenti di Gillo Dorfles e stralci di critiche di autorevoli personaggi del mondo culturale, tra testimonianze fotografiche inedite e riferimenti a ispirazioni pittoriche illustri, Piero Lustig si svela attraverso la collezione privata ( oli grandi e piccoli, collage, chine e acquerelli) del tutto inedita.
Qual è il significato simbolico di questi castelli incantati, gremiti di scimmie ingioiellate, di draghi in agguato, di gnomi e giganti?” si chiederanno gli storici del futuro; e qual è il legame che unisce la Barca dei pazzi di Bosch con quella di Lustig? Chi negherà di “divertirsi” di fronte a queste strane scenografie di melodrammi mai scritti, di mitologie ancora inedite, davanti a queste teorie di sacerdoti astrusi, a queste piramidi di ninfe occhiute, a queste nature morte d’insetti, e a queste radici marine umanizzate e animalizzate. E – diciamocelo nell’orecchio – quanta arte d’oggi è ancora capace di divertire?
Gillo Dorfles (dal catalogo della Mostra alla Galleria Montenapoleone di Milano, 22 ottobre 1955)
Piero Lustig tra Felicità Frai e Leonor Fini
PIERO LUSTIG è nato a Trieste nel 1900. Sposato a Felicita Frai, artista nata Praga poi diventata triestina, e intimo della comune amica Leonor Fini e di Arturo Nathan, Achille Funi e Giorgio de Chirico, Pier Antonio Quarantotti Gambini e Bobi Bazlen, Gillo Dorfles e Oscar De Mejo, Raffaele Carrieri e Dino Buzzati.Descritto dall' amico Gillo Dorfles come un giocoso e intelligente dilettante che amava più la bella vita che il prendersi troppo sul serio come pittore, Piero Lustig conduce a Trieste una vita sociale molto frizzante e culturalmente stimolante seppur leggera e da gentil seduttore. Si vocifera della sua amicizia particolare con Leonor Fini, a sua volta amica della moglie Felicita Frai.
Piero Lustig si trasferisce vicino a Padova dopo la fine del suo matrimonio con Felicita Frai e dopo lunghi soggiorni a Milano, Londra, Parigi, Vienna e Praga, rimanendo conosciutissimo in una ristretta cerchia di grandi nomi dell’arte, artisti di fama mondiale come Campigli, Savinio, Funi, Leonor Fini, Kokoschka, amico dello scomparso De Pisis. Tra i più cari amici di Lustig ritroviamo proprio Gillo Dorfles che di lui scriverà insiema a Silvio Benco, Leonardo Borgese, Alberto Savinio, Domenico Cantatore, Mario Lepore, Paolo Rizzi, Sandro Zanotto, Silvana Weiller, Mario Rizzoli.
Negli anni tra le due guerre Lustig fece parlare di se per le sue divertenti «beffe», una delle quali e descritta da Savinio in «Ascolto il tuo cuore, città» ed un'altra da Cantatore nel volumetto «Interno» edito da Gio Ponti nel 1937. Nel luglio del 1966 espose con una personale i suoi 40 anni di lavoro creativo nella Sala comunale d’arte di Trieste.
Leonor Fini
Felicita Frai
"E’ da premettere a onor del vero e suo, che lui stesso sembra voler perpetuare il gusto svenivano di vivere in modo da passare per prezioso dilettante, se ha quasi relegato in secondo piano la sua attività d’artista, quantunque al sua pittura sia permeata del più severo e rigoroso impegno tecnico. Come Svevo, industriale, gu inr realtà un grande , autentico scrittore romanziere, così Lustig, altrettanto “triestino” è costretto a svolgere un altro lavoro nella vita d’ani giorno, per presentarsi poi, quasi per un gioco di magìa, come quel singolare fantomatico, genuino pittore, che è. E gioverà proprio ricordare con Savinio e Cantatore le sue beffe antiche e le recenti, quale preziosa conferma della sua fantasia e del suo anticonformismo sotto la maschera di distinto borghese”. Tono Zancarano.Muore nel 1971 lasciando oltre 250 opere tutte catalogate in un’unica collezione privata.
“… ci sembra che l’opera di Lustig - pur nella sua disconuità e frammentarietà della sua attività pittorica – possa essere considerata come una esempio di singolare coerenza. Partito – in un’epoca di retorica novecentesca e naturalismo ad oltranza – egli ha saputo assimilare alcune delle più recenti espressioni pittoriche dei nostri giorni ( dal collage polimaterico alle escursioni nel dominio della pop art, accolta però soltanto per il suo lato blasfematorio) senza lasciarsi travolgere dalla pericolosa infatuazione per l'Informale, mirando invece a quello che era stato da sempre il suo vero credo estetico: quello d’un recupero figurativo che trasfigurasse i dati sensibili trasformandoli in dati fantastici. Ne sono una prova gli ultimi “ideogrammi” dove l’aspetto decorativo si bilancia abilmente con la ricerca di forme pure e – nella loro organicità – quasi suggestive d’un nuovo universo metamorfico…”Gillo Dorfles(dal catalogo della Mostra personale alla Sala Comunale d’arte di Trieste, 17 luglio 1966)
Scoprire Piero Lustig è interessante come tassello di quel mosaico di arte e cultura generato a Trieste all’inizio del XX° secolo da tanti personaggi che si sono poi distinti in tutto il mondo dall’architettura all’arte alla moda.Di lui hanno scritto: Silvio Benco, Leonardo Borgese, Dominico Cantatore, Gilo Dorfles, Mario Gorini, Mario Lepore, Fuido Montenero, Paolo Rizzi, Mario Rizzoli, Alberto Savinio, Sandro Zanottto, Silvana Weiller.
Per ulteriori informazioni e per la visione di tutte le opere rimanenti della collezione privata, contattare [email protected]