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Secondo Pierre Lévy nel mondo odierno grazie alle tecnologie e ad internet due persone anche molto distanti possono comunicare e scambiare il loro sapere: per lui questo ed altro è “l’intelligenza collettiva”, di cui parla ampiamente in un suo libro dall’omonimo titolo.
Secondo Lévy l’intelligenza collettiva permette alle persone di unire le loro forze intellettuali, la loro immaginazione, la loro creatività, le loro conoscenze etc: egli pensa ad un grande “cervello collettivo”, un “ipercorteccia”.
Secondo il filosofo francese le odierne tecnologie hanno portato ad un vero e proprio movimento sociale, una rivoluzione culturale in atto. Per Lévy internet è un fenomeno del tutto spontaneo, un esperimento di un gruppo di persone riuscito alla perfezione.
Inoltre per Lévy internet non deve essere troppo condizionato dal mercato e dal capitalismo: esso deve promuovere cultura e civiltà e solo in questo modo sarà un movimento dai risvolti positivi per l’umanità tutta.
Lévy sostiene anche che il cyberspazio e le comunità virtuali siano “reali”: esse prendono corpo con l’interazione tra le persone e non è vero che non esistono o che non hanno corpo.
Levy accentua anche l’importanza del fatto che grazie al cyberspazio c’è più uguaglianza e libertà di espressione di prima.
Egli pensa che “l’intelligenza collettiva” possa dare vita ad una “cosmopedia” navigabile da tutti, uno spazio che consentirà “di innalzarci al di sopra dei mondi del consumismo, del campanilismo politico e dei mass-media”.
Insomma “l’intelligenza collettiva” porterà sempre di più un numero crescente di persone all’emancipazione dall’ignoranza e dall’arretratezza culturale.