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Pierreuses

Creato il 15 ottobre 2015 da Eneadiomede
Splendore e miseria. Immagini della prostituzione, 1850-1910

Al Museo d'Orsay la prima grande iniziativa dedicata al tema della prostituzione, questa mostra si propone di ripercorrere il modo in cui gli artisti, francesi e non, affascinati dagli attori e dai luoghi di questo fenomeno sociale, hanno instancabilmente cercato nuovi mezzi pittorici per rappresentarne gli aspetti reali e immaginari.

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Dall'Olympiadi Manet

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aL'assenziodi Degas,

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fino al Moulin Rouge di Toulouse-Lautreco e le case chiuse di Munch agli audaci ritratti di Vlaminck, Van Dongen o ancora Picasso, questa mostra intende far luce sul ruolo centrale occupato da questo universo equivoco nello sviluppo della pittura moderna.

Il fenomeno è trattato anche dal punto di vista sociale e culturale attraverso la pittura deiSalon, la scultura, le arti decorative e la fotografia.

Una ricca documentazione permette infine di alludere allostatusambivalente della prostituta, perennemente in bilico tra lo splendore della donna mondana e la miseria della sgualdrina.

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Pierreuses(dapierre, ossia “pietra”, in quanto queste ragazze frequentavano luoghi abbandonati come ex fortificazioni o edifici in costruzione) che a notte fonda lavorano clandestinamente su terreni abbandonati,filles en carteeinsoumises(si distinguono allora lefilles en carte, ossia schedate e iscritte nei registri della questura come prostitute, e lefilles insoumises, letteralmente “non sottomesse”, le quali si oppongono alle normative vigenti e praticano la prostituzione clandestinamente) che adescano i clienti nei luoghi pubblici,verseuses(dal verboverser, ossia “versare”, essendo queste ragazze addette a servire bevande, spesso alcoliche, ai clienti) impiegate nelle cosiddettebrasseries à femmes(brasseriein cui si trovano donne dai facili costumi che praticano la prostituzione), inquiline delle case chiuse, cortigiane che ricevono i propri ammiratori in lussuose residenze private… Sono tanti i volti della prostituzione nell’Ottocento.

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Questo carattere poliedrico e inafferrabile è sempre stato l’ossessione di romanzieri e poeti, drammaturghi e compositori, pittori e scultori. La maggior parte degli artisti dell’Ottocento e della prima metà del Novecento ha posato lo sguardo sullo splendore e la miseria della prostituzione, la quale diventava peraltro uno dei temi prediletti degli allora nascenti mezzi di comunicazione, come la fotografia e, in seguito, il cinematografo.
È soprattutto a Parigi, tra il Secondo Impero e la Belle Époque, che la prostituzione si afferma come soggetto in opere che si ricollegano a correnti assai diverse fra loro, quali accademismo, naturalismo, impressionismo, fauvismo o ancora espressionismo. La città è allora in piena trasformazione: nuova Babilonia per alcuni,Ville Lumièreper altri, Parigi offre agli artisti una moltitudine di luoghi nuovi (salotti dell’alta società, logge di teatro, case di tolleranza, caffè,boulevard…) da cui osservare il balletto in codice dell’amore a pagamento. In queste rappresentazioni spesso controverse si mescola osservazione scrupolosa e immaginazione, indiscrezione e oggettività, approccio clinico e sfrenata immaginazione. Tuttavia, per quanto singolari essi siano, questi sguardi posati sull’universo della prostituzione appartengono solo ed esclusivamente ad artisti di sesso maschile. Così, dietro l’evocazione di gioie e di dolori, di folgoranti ascese e di vite miserabili, traspare anche il peso della condizione femminile nell’epoca moderna...

Continua su http://www.musee-orsay.fr/it/eventi/mostre/al-museo-dorsay/mostre-al-museo-dorsay-maggiori-informazioni/article/splendeurs-et-miseres-42671.html

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