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PIETRO GROSSI: Martini (Sellerio)

Creato il 22 luglio 2010 da Aghi

Con la grata nostalgia di chi sa dio aver compiuto l’incontro irripetibile della vita, Frank – voce narrante di questo racconto – ricorda il “grande “ Martini, l’amico trovato e perduto. Era andato a intervistarlo, giornalista alle prime armi, nel lussuoso albergo dove Thomas J. Martini, già acclamato scrittore di un primo capolavoro, era sceso per le solite tournée del successo. Era subito scoccata la scintilla dell’amicizia. I due si erano capiti nel profondo: il giornalista aveva letto la condanna finale di quella grandezza, del destino di essere “tutto ciò che chiunque avrebbe voluto essere”, così come l’artista aveva intuito la verità nella solitudine del suo interlocutore: “Tu vedi le cose, Frank”. E nel corso del tempo, attraverso un altro paio di incontri casuali, s’era preparata una specie di silenziosa intesa. Poi Martini, improvvisamente, era uscito dal suo mondo luccicante, e Frank aveva continuato a cercarlo, per scoprire forse che non era una fuga, che non era un rifiuto, ma un più completo abbandono all’autenticità di una vocazione. “Non era lei che spariva. Ero io” Delle storie di Grossi colpisce sempre l’intensità, la messa narrativa, la forza attrattiva di condensare in pochi temi e sviluppi  molteplici e carichi di simbolismi. Esperienze avventurose, tessuti dai fili esili degli eventi quotidiani, che sollevano pensieri tanto tenaci, insistenti quanto oggi troppo alti per dedicar visi.
 



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