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Pietro Ichino, licenziamenti con improvvisazione e provocazione
Creato il 29 ottobre 2011 da Leone_antonino @AntoniLeoneLa soluzione? Flexsecurity: coniugare la massima possibile flessibilità delle strutture produttive con la massima possibile sicurezza di tutti i lavoratori nel mercato del lavoro. Tutti, non soltanto metà. È la soluzione che ho proposto, con altri 54 senatori, nel disegno di legge n. 1873/2009. A costo zero per lo Stato.
E chi paga? Il ritardo che subiscono oggi le imprese nell’aggiustamento industriale per effetto del regime attuale costa molto caro. In quel che si risparmia rendendo possibile l’aggiustamento tempestivo ci sta dentro abbondantemente il costo di un trattamento alla danese.
A che punto è il confronto parlamentare su quel suo disegno di legge? Il 10 novembre scorso il Senato ha approvato quasi all’unanimità la mozione Rutelli, che impegnava il governo a varare una riforma ispirata a quel progetto. Oggi si potrebbe partire proprio da lì.
La lettera d’intenti ha ricompattato i sindacati che sono pronti a indire lo sciopero generale. Del resto il 21 settembre, con la firma dell’accordo interconfederale, Cgil, Cisl e Uil si erano impegnate a sterilizzare la norma sui licenziamenti dell’articolo 8 della manovra. É ipotizzabile un intervento su questo tema con tutto il fronte sindacale contrario? È ipotizzabile se si incomincia col chiarire che la riforma si applica soltanto ai nuovi rapporti di lavoro che si costituiranno da qui in avanti, a meno che i lavoratori già in forza scelgano a maggioranza di passare al nuovo regime. Questo sdrammatizzerebbe la questione ed esalterebbe l’effetto positivo sul piano occupazionale: mentre da un lato le aziende sarebbero molto più disponibili ad assumere, anche a tempo indeterminato, quelli che hanno un posto di lavoro stabile se preferiscono la vecchia disciplina se la possono tenere.
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