2. Vischiosità della discussione. - L’articolo di Cesare Damiano riprende quindi subito a parlar d’altro, affermando che “ciò che servirebbe è la semplificazione delle numerose tipologie contrattuali a disposizione delle imprese: un vero e proprio supermercato dei lavori”. In particolare, ad avviso di Damiano, un punto essenziale della riforma auspicabile dovrebbe consistere nella soppressione del “contratto a chiamata” e dello staff leasing. Ora, quello del “lavoro a chiamata” è il contratto con il quale, da tempo immemorabile, vengono assunti i camerieri per i banchetti, o le hostess per i congressi; le persone coinvolte con qualche frequenza in questo tipo di contratto in Italia sono poche migliaia; sono questi i rapporti che l’ex-ministro del Lavoro intende vietare? Quanto allo staff leasing, esso consiste in una forma di organizzazione del lavoro che prevede rapporti di lavoro a tempo indeterminato, protetti dall’articolo 18 dello Statuto e da tutte le altre norme del nostro diritto del lavoro; anche di questo tipo contrattuale, attualmente, in Italia si contano poche migliaia di casi. Tornare a vietare lo staff leasing non può dunque avere nulla a che fare con la soluzione del problema del precariato permanente, che riguarda milioni di lavoratori italiani privati non solo dell’articolo 18, ma anche della maggior parte delle altre protezioni. Poiché questa cosa è stata detta e scritta da molte persone oltre che da me una infinità di volte in questi ultimi anni, Damiano dovrebbe farsi carico di replicare: indicare dove sta il nostro errore, confutare l’argomento. Altrimenti, a che cosa serve discutere?
3. Una contraddizione tra Cesare Damiano e Sergio D’Antoni . L’ex-ministro del Lavoro, come si è appena visto, auspica “la semplificazione delle numerose tipologie contrattuali a disposizione delle imprese: un vero e proprio supermercato dei lavori”. L’ex-segretario della Cisl, invece, nel suo articolo di martedì scorso aveva imputato al mio progetto di appiattire il mondo del lavoro imponendo un “contratto unico”. L’uomo della strada, a questo punto, non capisce più quale sia la linea del Pd: la pluralità dei tipi contrattuali va conservata o no?
4. Il passo avanti. - Cesare Damiano sembra dare una risposta a quest’ultimo interrogativo, indicando un altro cardine della riforma auspicabile nell’istituzione di un “Contratto unico di inserimento formativo”, della durata massima di tre anni, destinato a costituire un canale universale di accesso al lavoro a tempo indeterminato: “un periodo di apprendistato o di prova anche lungo (tre anni) … In questa logica possono allora essere definiti contratti a ‘tutela progressiva’”. Di questa apertura a un “contratto a tutela progressiva” nel corso dell’assemblea programmatica di Genova del giugno scorso dedicata al tema del lavoro non era stato fatto alcun accenno: le uniche due proposte di intervento normativo menzionate in quell’occasione erano state la parificazione dei contributi previdenziali per il lavoro “parasubordinato” rispetto al lavoro subordinato e la riforma dell’apprendistato (sulla quale si è registrato ultimamente l’accordo sindacale, con successivo suo recepimento in legge). Benissimo. Ma perché questa importante novità nella linea del partito viene tenuta quasi nascosta?
5. Invito a un dibattito più aperto. - I frequentatori di questo sito sanno quanto quelle due proposte uscite dall’assemblea di Genova mi fossero parse insufficienti, di fronte al drammatico e colossale problema del dualismo del nostro mercato del lavoro. E’ un fatto molto positivo, dunque, che finalmente si faccia qualche passo avanti su questo terreno. Ma allora, per favore, discutiamo apertamente di quale possa e debba essere la disciplina di questo “contratto unico a tutela progressiva” e di quale spazio intendiamo attribuirgli nel tessuto produttivo del nostro Paese. È evidente a tutti che questa proposta ha una valenza diversissima a seconda che, per esempio, il “contratto unico di inserimento” di cui parla Cesare Damiano sia destinato soltanto a sostituire gli attuali contratti di apprendistato e “di inserimento”, oppure a sostituire anche i contratti a termine e di lavoro a progetto, oppure ancora a sostituire qualsiasi contratto di lavoro dipendente. Forse è il caso di riconvocare una conferenza programmatica per chiarirci le idee su questo punto.