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Pietro leopoldo i di toscana

Creato il 16 maggio 2014 da Postpopuli @PostPopuli

 

Siamo alla trentesima puntata della serie di articoli di Luca Moreno sulla storia di Firenze. Le immagini sono numerate in continuità con quelle del ventinovesimo articolo.

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Pietro Leopoldo I di Toscana

di Luca Moreno

 

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Figura 87: Pietro Leopoldo I di Toscana (da Wikipedia)

Nel 1765, con l’arrivo di Pietro Leopoldo I (1747 – 1792) (figura 87le cose incominciarono a cambiare: si erano infatti determinate le condizioni per cui un Lorena abitasse in Firenze e governasse direttamente la Toscana. Vi era da rimettere ordine in un paese trovato dagli austriaci in cattive condizioni, ma ora ridotto ancora peggio, anche perché della celeberrima capacità teutonica di amministrare non si era vista nemmeno l’ombra.

La morte dell’Imperatore Francesco Stefano aveva ridato, almeno in apparenza, piena autonomia allo Stato Toscano, anche se era impensabile che quest’ultimo non continuasse a dipendere in qualche modo da Vienna, visti gli stretti legami familiari tra i due regni. Riporto in figura 88 la genealogia completa della Dinastia degli Asburgo-Lorena, con la precisazione che dal 1799 al 1814 il potere è nelle mani dei francesi, che lo dovranno restituire ai Lorena con il Congresso di Vienna del 1815 (il Granduca Ferdinando III tornerà a Firenze nel settembre del 1814, dopo la sconfitta di Napoleone). Dunque è la volta di Pietro Leopoldo e della moglie Maria Luisa di Borbone-Spagna; diciotto anni il Lorena e diciannove la consorte. Pietro Leopoldo avrebbe guidato Firenze e la Toscana fino al 1790, quando, per la morte del fratello, l’Imperatore Giuseppe II, toccò a lui salire al trono d’Austria. Un regno, il suo, non solo consistente dal punto di vista temporale, ma significativo per i provvedimenti assunti: tra i primi, quello di risiedere in Palazzo Pitti, disertato nei tempi della Reggenza a favore del Palazzo della Crocetta (figura 89).

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Pietro Leopoldo, poi, convinto che la disaffezione dei contadini verso la terra nascesse dal fatto che essi erano, in quegli anni, ridotti a poco più che braccianti mal pagati, intervenne in modo che le grandi estensioni dei terreni, gestiti ancora con sistemi quasi feudali, fossero ora divise in zone più ristrette, parcellizzate in modo da poter essere affidate direttamente ai singoli contadini, che così riuscirono a sentirsi in qualche misura proprietari della terra da loro coltivata. Ciò fu ottenuto con una tipologia contrattuale chiamata “livello leopoldino”, che, pur rispettando il diritto di proprietà, stabiliva le proporzioni della divisione del prodotto e le regole che dovevano formare il patto.

Alle fabbriche e a tutte quelle attività legate a un industria cittadina fu applicato lo stesso sistema liberistico utilizzato per le campagne, sopprimendo, nel 1770, le antiche Arti, ormai sclerotizzate e inefficienti, anche se va detto che qui non si ottennero gli stessi risultati raggiunti in ambito agricolo; forse anche perché un intervento possente nel mondo dei commerci e delle manifatture, già da tempo avviato a una modernizzazione degli impianti di produzione, avrebbe richiesto delle somme di denaro di cui l’erario toscano non disponeva. Più facile, invece, fu riformare la struttura amministrativa e burocratica, resa più snella ed efficiente, anche riconoscendo una certa indipendenza ai singoli Comuni, che ebbero una loro Magistratura diretta, espressa da un Gonfaloniere.

 

PIETRO LEOPOLDO I DI ASBURGO LORENA Palazzo della Crocetta89 Wikipedia 226x170 PIETRO LEOPOLDO I DI TOSCANA

Figura 89: Palazzo della Crocetta (da Wikipedia: v. sotto)

In pratica, Pietro Leopoldo riabilitò il ruolo storico del Comune, recuperando antiche consuetudini – e dimostrando in questo una notevole sensibilità culturale – e innestandole in forme amministrative moderne e avanzate. Nel frattempo fu riformato tutto l’ordinamento giudiziario, con la creazione a Firenze di un Tribunale Supremo, mentre venivano spazzate via le inique leggi che permettevano la tortura e l’anacronistico principio della confisca dei beni del condannato. Non mancarono poi interventi in campo ecclesiastico: gli ordini religiosi non forniti di un effettivo riscontro di pubblica utilità, furono eliminati, così come scomparvero i Tribunali Ecclesiastici e soprattutto il Tribunale dell’Inquisizione, vera e propria associazione a delinquere, macchiatasi per secoli di crimini inauditi controfirmati dalla benedizione papale. Tuttavia, nonostante ciò apparisse ormai ridicolo, ci fu chi – a motivo di questi interventi granducali – osò sospettare Pietro Leopoldo di eresia; ma non vi fu nessuna conseguenza, perché per fortuna i tempi erano cambiati per sempre.

Palazzo Pitti intanto pareva tornato a rifulgere: la coppia dei giovani sovrani riceveva con eleganza e senza eccessivo sfarzo i propri ospiti in un clima di familiare bonomia, in cui si trascurava il rigido cerimoniale in uso alla Corte di Vienna: atteggiamento, questo, che non mancò di generare malumori in Austria, di cui però il Granduca sembrava non preoccuparsi affatto. Insomma un contegno ben lontano dalla decadente esibizione del lusso che aveva caratterizzato gli ultimi granduchi medicei. E ancora: Pietro Leopoldo non si accontentò di conquistare i fiorentini ma, grazie a una politica fatta di continui viaggi e visite, seppe ingraziarsi le altre città della Toscana come Livorno, Siena e Pisa.

Per quanto riguarda invece i rapporti tra Vienna e Firenze, non si può dire che essi siano stati sempre idilliaci; anzi, non mancavano contrasti tra i due governi, retti da due fratelli. Le ragioni di ciò erano quasi sempre di carattere economico, poiché Pietro Leopoldo non accettava, giustamente, che l’Impero chiedesse denaro alla Toscana, ovvero a una regione che, se governata saggiamente, era in grado di autofinanziare le proprie necessità, ma che certamente non era nella condizione di regalare denaro all’estero.

Nel 1780 Maria Teresa moriva e – dieci anni dopo – con la scomparsa di Giuseppe II, Pietro Leopoldo si trovo ad essere lui l’Imperatore. Firenze e la Toscana erano non solo di nuovo senza un sovrano, ma rischiavano nuovamente di essere incorporate nell’Impero, come parte integrante del territorio a esso soggetto. Ma ciò fu evitato, perché Pietro Leopoldo decise che il Granducato di Toscana dovesse passare al suo secondogenito Ferdinando, e quindi conservare la propria autonomia amministrativa. Fu anzi lo stesso Pietro Leopoldo, dopo un periodo di reggenza da parte di un delegato dei Lorena, Antonio Serristori, a voler accompagnare di persona il figlio nel suo ingresso a Firenze.

(la foto nella Figura 89 è di sailko, ed è stata autonomamente tratta da Wikipedia in conformità delle condizioni della GNU Free Documentation License ivi specificiate) 

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