Pietro Mennea era il nostro figlio del vento. L’uomo capace di sbaragliare la concorrenza dei velocisti di colore sempre alla ribalta. Si è spento questa mattina in una clinica a Roma, all’età di 60 anni.
Pietro Mennea, per chi non lo sapesse, faceva parte della squadra dei velocisti della nazionale italiana. Nato a Barletta il 28 giugno 1952 era da tempo malato, un male con il quale ha combattuto fino a questa mattina. La notizia ha fatto subito il giro del mondo, con il presidente del Coni, Giovanni Malagò, che ha disposto l’allestimento della camera ardente aperta a partire dalle 9 di domattina, nella sede del Coni, a Roma. I funerali saranno celebrati sabato alle 10, a Roma, nella basilica di Santa Sabina, nell’Aventino.
Pietro Mennea aveva compiuto da pochi mesi 60 anni, e l’atletica italiana lo ricorda con le imprese che hanno fatto la storia di questo sport: uomo normale che s’era messo a sfidare i marziani.
Pietro Mennea è stato campione olimpico a Mosca nel 1980 sui 200 metri, l’anno precedente aveva conquistato il primato del mondo nella stessa specialità a Città del Messico fermando il cronometro a 19”72! Un primato che ha resistito ben 17 anni fino al 1996. 6018 giorni di regno, e che ancora oggi è il migliore tempo di un europeo sulla distanza. Tra i successi più grandi come non ricordare i tre titoli europei fra Roma ’74 (100) e Praga ’78 (100 e 200). E poi un argento mondiale con la staffetta a Helsinki ‘83. Un palmares fatto di cinque finali olimpiche, 528 gare per 52 presenze in Nazionale.
Dopo l’atletica, Mennea si dedicò allo studio e più precisamente alla laurea in Giurisprudenza, nell’89, subito dopo Seul. E poi Scienze Politiche, Lettere, Scienze Motorie, lottando da subito la sua battaglia al Doping.
Ora rimane solo lo sconcerto di una perdita, quasi in silenzio, di un un uomo che ha fatto la storia dello sport italiano. E tutte quelle persone che come me, da ragazzino, almeno una volta, avranno sentito frasi del tipo: “Ma dove vai così di fretta! sembri Mennea!”, da oggi si sentiranno più tristi, perchè hanno scoperto che quel riferimento non ci sarà più. Addio campione!