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Pietro Savorgnan di Brazzà (e una doverosa premessa)

Creato il 14 maggio 2011 da Mcnab75
Pietro Savorgnan di Brazzà (e una doverosa premessa)

Su Pietro Savorgnan di Brazzà avrei voluto scrivere un articolo più intenso e sentito, ma il tempo è tiranno, perciò mi tocca girarvi la comunque ottima minibiografia pubblicata sul sito dell'Umsoi, l'Unione Morale Sociale Operativa Internazionale.

 

Si fa un gran ciarlare di colonialismo, spesso coi consueti eccessi tipici degli storici militanti che condannano senza appello quelle particolari espressione storiche comunemente accettate come “malvagie”. Succede per l'esperienza sovietica, per il fascismo, per una lunga fase del Medioevo e, appunto, per il colonialismo.

Visto che da queste parti ci piace esaminare gli aspetti meno conosciuti (e più controversi, nel bene e nel male) di argomenti troppo spesso trattati con superficialità, direi che un personaggio come Savorgnan di Brazzà fa proprio al caso nostro.

Un colonialista buono? Perdipiù in Congo? Beh, pare proprio di sì.

 

Considerate poi che la concezione etico-sociale di fine '800 era molto diversa dalla nostra. Oddio, anche quelle dei nostri anni '80 era diversa da quella di oggi. Lo sbaglio che molti fanno è quello di ragionare su fatti e personaggi del passato applicando la morale odierna. Il che, occorre dirlo, è una solenne boiata. Senza andare troppo lontano, considerate quanto è cambiato il concetto – a mio modo di vedere ipocrita e ripugnante – del politically correct negli ultimi 30 anni. Siamo passati dal concetto di prostituta a quello di escort. Dalle guerre alle missioni di pace. Dal colonialismo agli aiuti umanitari "a casa loro". Dagli spazzini agli operatori ecologici. Dagli handicappati – parola che solo nella mente malata di qualcuno diventa offensiva – ai diversamente abili. I servizi di nudo su Playboy erano, appunto, di nudo, e non in casti costumi “artistici”. Etc etc.

Se potete cercate quindi di ragionare in modo logico e schietto, ossia senza i condizionamenti moderni, senza le scemenze finto-buoniste di cui ci martellano ogni giorno.

Detto ciò, buona lettura.

 


Pietro Savorgnan di Brazzà (e una doverosa premessa)

 

Pietro, Paulo, Francesco, Camillo Savorgnan di Brazzà è nato il 25 gennaio 1852 a Roma. È il settimo di tredici figli. del conte Ascanio, nobile friulano con estesi contatti in Francia, e di Giacinta Simonetti dei marchesi di Gavignano.

Da giovanissimo è attratto dalla grande biblioteca della dimora familiare, ricca di mappe e di racconti di viaggi. È anche un bambino temerario che non esita ad attraversare il lago nei pressi di Castel Gandolfo su una fragile imbarcazione, che forse prefigura la sua vocazione di marinaio.

 

“In una caverna sulla riva, scoprì una vecchia barca abbandonata e in pessimo stato. Con ingegnosità e pazienza, dopo molto lavoro riuscì a renderla resistente all’acqua; vi fissò una vela realizzata con un lenzuolo, infine aiutato da alcuni ragazzini del villaggio che lo guardavano riparare quella vecchia barca abbandonata da così lungo tempo riuscì a spingerla fino al lago… il vento gonfiò la vela e la nave scivolò sull’acqua”.

 

L’ammiraglio de Montaignac, racconta del primo incontro con Pietro di Brazzà. L’ammiraglio si era recato a Roma, nel 1865, per offrire in dono al Papa, da parte dell’Imperatore Napoleone III, la caravella l’Immaculée.

Un giorno, mentre alloggia presso le sue stanze, gli viene annunciata la visita del conte Pietro Cergneu Savorgnan di Brazzà. Impressionato dal titolo nobiliare, si aspetta di trovarsi innanzi a un personaggio importante, gli si presenta innanzi un ragazzo di 13 anni, cresciuto troppo in fretta.

 

Pietro illustra all’ammiraglio il suo desiderio di consacrarsi alla marina e la difficoltà di perseguire questa sua vocazione presso lo Stato pontificio, sprovvisto di un corpo di marinai.

A seguito della visita, l’ammiraglio si reca al palazzo Brazzà dove incontra la madre Giacinta Simonetti che nel breve incontro sostenne: “la Marina è tutto per mio figlio, egli sarà felice solo in marina desidero che si rechi in Francia ove condurrà gli studi necessari per accedere al Bordo. Lì sarà felice. Che Dio lo protegga! Ammiraglio, lo affido a voi”.

Così Pietro ottiene dai genitori, nel 1866, il permesso di condurre i propri studi a Parigi onde preparare il concorso alla scuola navale di Brest, a Parigi, presso il collegio dei Gesuiti di Sainte-Geneviève.

Sotto la tutela dell’ammiraglio Louis de Montaignac al termine dei suoi studi intrapese la carriera militare in marina, ed ebbe così l’opportunità di viaggiare e soprattutto di esplorare l’Africa.

 

Dopo aver assunto la cittadinanza francese nel 1874, condusse e portò a termine tre spedizioni in Africa equatoriale negli anni 1875, 1880 e 1887. Nel corso della sua seconda spedizione del 1880 esplorò il fiume Congo.

Grazie ad accordi con diversi capi del Basso Congo, in particolare il Makoko dei Bateke assicurò alla Francia il possesso di un vasto territorio nelle attuali Repubblica del Congo e Gabon. Le sue attività di esplorazione e conquista furono contemporanee con quelle di Stanley, che lavorava nella stessa regione per Leopoldo II del Belgio.

 

La sua attività esplorativa pose le basi per la futura colonia dell’Africa Equatoriale Francese. Pietro Savorgnan di Brazzà è passato alla storia come un personaggio singolare dell’età coloniale.

Conosciuto, dagli altri esploratori bianchi dell’epoca per i suoi metodi non violenti e per la sua repulsione verso lo sfruttamento coloniale, divenne protagonista di un periodo difficile per l’imperialismo francese fino a rivelarsi personaggio scomodo per la politica coloniale del suo governo.

 

Destituito improvvisamente da Governatore del Congo nel 1898, mentre si trovava su una nave diretto in Francia, si trasferì sdegnato ad Algeri dove si sposò ed ebbe tre figli. Uscì dal silenzio solo nel 1901 quando, dopo aver letto un libro encomiastico del governo sulla politica francese in Africa, tentò di pubblicare una contro-relazione e di denunciare gli errori e gli orrori del colonialismo europeo. Il suo dossier però venne insabbiato.


Pietro Savorgnan di Brazzà (e una doverosa premessa)

 

Nel 1903 però arrivarono in Francia numerosissime voci di abusi, stragi e orrori che fecero scalpore e conquistarono i titoli dei giornali. Il Governo si trovò in difficoltà e Parigi, per calmare l’opinione pubblica, decise di richiamare l’eroe Pietro di Brazzà, per affidargli un’inchiesta sul campo, l’esploratore accettò l’incarico, anche se sapeva bene che Parigi e i funzionari in realtà remavano contro di lui.

Fu durante un ballo tribale organizzato in suo onore che uno stregone dei Tekè gli fece capire, a gesti, mentre danzava, che le prigioni teatro dell’abominio erano al Nord. Pietro di Brazzà in pochi mesi realizzò una relazione scottante, terminata la quale s’imbarcò per la Francia.

 

Il celebre esploratore però non giunse mai a Parigi, morì infatti a Dakar, a soli 53 anni, il 14 settembre 1905, durante il viaggio di ritorno, forse a causa di qualche malattia esotica, o forse avvelenato.

Alla morte il Governo proclamò di volerlo seppellire al Pantheon, ma la moglie rifiutò l’onore ipocrita e Brazzà venne sepolto ad Algeri. Sulla sua lapide viene scritto «La sua memoria è pura di sangue umano.»

 

Il 3 ottobre 2006 Francia e Congo hanno tributato omaggio solenne all’esploratore, in una cerimonia a cui hanno partecipato re, tribù e capi di Stato, e durante la quale le spoglie di Pietro Savorgnan di Brazzà, traslate da Algeri, sono state deposte nel mausoleo di Brazzaville a lui dedicato.


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