Pieve a Elici, hai una cintura di querce e un cimitero cristiano già stanco. Di giorno c'è chi fa la fila per la messa, di notte se posso porto una carezza segreta alle scorze dei tuoi lecci. Li sforbiciano, li domano. Ma se mi avvicino mi guardano con occhio selvaggio. Pieve a Elici, sento le fessure di sale, il movimento dei tuoi nervi. Una volta nel piazzale ho incontrato un uomo, aveva una radio, una mappa e una tavola di legno, parlava aggiustando un'antenna e io non capivo. Un'altra sera fumavo e due principiarono a congiungersi e io trovai che mi stavo sfogliando e stavo diventando secca semplicemente perché, nell'idea delle cose importanti, non mi ero procurata pioggia abbastanza. Poi il fuoco della sigaretta li spaventò e mi lasciarono sola. Pieve a Elici, ora che è estate a valle fioriscono le villette, i cancelli smaltati e le surfinie di serra. Più a ovest però io so le sabbie gelose che prepara la costa, le allucinazioni leggere dell'aria e le nuvole schiacciate dal troppo cielo, come una rivolta. Dicono: Resistere.