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Non solo per chi ama il noir francese Pigalle è un punto di riferimento. Pigalle è il Moulin Rouge, Tolouse Lautrec, il cancan e tutta un’atmosfera peccaminosa e al limite della legalità. Una tappa imperdibile per qualsiasi turista. Chi , come me, a Parigi ha trovato un po’ le sue radici d’ispirazione(almeno per un certo filone) non può non conoscere quel crocicchio di vie che salgono dal Sacro Cuore sino a boulevard de Clichy che ha proprio in Place Pigalle il suo centro nevralgico. Il professionista viveva , appunto, al numero 66 di Rue de LaRochefocault che s’allunga verso la Senna tra vecchie fumetterie e boites à filles e sex shop. Ancora ci si può immaginare Jean Gabin e Lino Ventura che festeggiano in qualche charcuterie il prossimo colpo ma non è poi così distante il ricordo di Rosa Fumetto che sgambettava come mamma l’aveva fatta sul palco del Moulin. Molto è cambiato, da quasi dieci anni i vecchi night come Le Théâtre sono stati affiancati da enormi supermercati del sesso quali il Sexodrome con le sue canto cabine dove è possibile vedere spettacoli dal vivo e dvd, otto piani dove si trova letteralmente di tutto. E poi nuovi locali, alcuni sparati dai riflettori, altri più discreti, nelle viuzze. Sempre consigliabile stare attenti a non farsi fregare la carta di credito e controllare il numero delle consumazioni, i buttafuori possono diventare feroci. È questo lo scenario per una bella serie Tv reperibile ahimè solo in francese ma sottotitolata(sempre in francese…) per coloro che conoscono la lingua ma faticano a seguire l’argot strascicato e corroso da notti insonni e troppe sigarette. Un noir, certo con una solida trama gialla ma anche un’operazione che da noi sarebbe impossibile. La storia è abbastanza semplice e si sviluppa nel giro di dieci episodi. Un giovane francese, Thomas, vissuto in Inghilterra da molti anni, si ritrova con un collega a Parigi. Il loro rientro subisce un ritardo e l’amico gli propone di passare una serata ‘allegra’ in uno dei locali più noti del quartiere. Non del tutto convinto il giovane accetta ma, una volta all’intero della grande discoteca che offre anche spettacoli di varietà osé riconosce sul palco, idolo della folla, la sorella Emma, lasciata proprio a Pigalle qualche anno prima dopo una burrascosa lite. Thomas si fa riconoscere, scambio di sguardi di fuoco ma, da quel momento Emma scompare per tutti. E qui comincia un giallo classico con il ‘poveretto coinvolto suo malgrado’ alla ricerca della sorella e una serie di intrecci che oppongono un algerino e un russo in lotta per la supremazia del quartiere, ballerine e gangster assortiti, una testarda merciaia che non vuol vendere per far spazio a un sex shop, ricchi e viziosi che manovrano dietro le quinte, una flic di quartiere e insomma tutto un palcoscenico di personaggi che non sono mai completamente negativi malgrado sangue e cattiverie abbondino con me in ogni buon polar.ma al di là della risoluzione del caso che affonda le sue radici negli anni ‘50 ( notevole la figura del vecchio jazzista nero) emerge lo spirito di Pigalle. L’orgoglio di un quartiere peccaminoso che, anche nelle sue figure più fortemente moralistiche non vuol perdere la sua identità. Ritroveremo Emma? certo e una combinazione di strane alleanze la libererà anche dal pericolo che l’ha costretta a fuggire proprio la sera in cui ha ritrovato il fratello. Ma quello che più importa è invece l’atmosfera, la volontà di tracciare un affresco di una zona che i parigini non vogliono cancellare perché, brutta o bella, fa parte della loro storia. Come dicevo, un progetto impossibile da presentare alle produzioni nostrane orientate verso un buonismo di maniera fatto di sentimenti finti quanto lo sono le sceneggiature che ci tocca sorbire e inqualche modo sovvenzionare con il canone tv…
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