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Pil, il metodo Stanislavskij in economia

Creato il 16 maggio 2014 da Albertocapece

images (3)L’importante è immedesimarsi nel personaggio, come prevede il celebre metodo del regista e attore Stanislavskij: per quanto la rappresentazione sia astrusa e avulsa dalla realtà o ideologicamente didattica, una buona interpretazione non può prescindere dall’identificazione nel personaggio. Ed è per questo che dopo sette anni consecutivi di religione della “ripresa imminente”, di spaccio di stupefacenti, il nuovo calo del Pil ha sorpreso buona parte di quelli che già davano per scontata l’uscita dal tunnel, nonostante non vi fosse alcuna ragione per pensare a una qualche inversione di tendenza che non fosse qualcosa di più di un puro effetto statistico.

Non si può mentire a lungo ed essere creduti senza immedesimarsi in qualche modo nelle bugie e nelle illusioni vendute alle vittime: così un intero ceto dirigente pensa di uscire dalla crisi con le stesse ricette che in sostanza l’hanno provocata. I bassi salari e la precarietà, come ampiamente testimoniato sia dalla scienza economica, sia dalla realtà (come si può apprendere anche qui ) sono la radice stessa del declino economico e civile e non la sua soluzione. Ma se i ricchi e i potenti che tirano i fili di una politica subalterna, possono tranquillamente e lucidamente ingannare, visto che affidano le loro narrazioni, la loro lotta di classe al contrario, all’ambiente rarefatto delle accademie, alle schiere di uomini immagine o alle rare interviste inginocchiate, non sono insomma sul palcoscenico, ma dietro le quinte, chi deve interpretare il copione davanti ai cittadini deve essere abbastanza elastico da identificarsi nella parte. Da poter piangere senza ricorrere alla cipolla.

Altrimenti con che faccia di fronte al settimo annuncio fasullo di ripresa, si può sostenere che non cambia nulla, che non ci sarà una manovra correttiva, che pagare il fiscal compact sarà una bazzecola, che si può fare un’altra Europa, che i famosi 80 euro vedranno il panettone e addirittura saranno estesi, senza una partita di giro che tolga con altre tasse il doppio di ciò che è stato tolto dalle tasse? E’ anche vero che il politico del terzo millennio è ormai a due sole dimensioni: il cinismo privato e l’immagine pubblica, ma anche dentro questa povertà antropologica c’è bisogno di credere in parte ai propri cachinni intellettuali per non apparire ciò che si è.

Purtroppo proprio questo meccanismo- Stanislavskij accentua il circolo vizioso che c’è tra la sempre crescente disuguaglianza e le tendenze di una politica che tende a favorirla: la polarizzazione delle risorse in mano a gruppi sempre più esigui, al famoso 1%, genera appunto questa rincorsa al peggio nel tentativo di entrare nel cerchio magico dei padroni delle ferriere. Talvolta però, come in questo caso, la replica della realtà sbugiarda il libro dei salmi liberista, il salterio dell’auto inganno. Ma niente paura, the show must go on, e dopo un breve momento di disorientamento, dopo che il suggeritore messo apposta dagli impresari detta la battuta, tutto torna come prima. Al massimo per un giorno si recita a soggetto.

 


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