
Titolo: Il secondo momento migliore Autrice: Valentina Camerini Editore: Feltrinelli Numero di pagine: 275 Prezzo: € 16,00 Il mio voto: ★★½ Il mio consiglio musicale: Max Pezzali - Lo strano percorso La recensione: Quando mi hanno proposto di leggerlo, ho subito pensato a una storia di risate e salsedine. Una storia giusta per il periodo giusto. Dando un'occhiata, avrete notato le stringate stelline. Vi spiego il motivo: Il secondo momento migliore, pur non essendo un brutto romanzo, mi ha fatto incazzare. Nonostante la sinossi racconti una storia che già conosciamo, penso che, nel profondo, il romanzo della Camerini avesse del potenziale. A proposito, la sinossi chi l'ha pensata? Spoiler gratuiti e prime impressioni a parte, del libro noti che è scritto bene. Quello che segretamente temevo io era una bambocciata. Cosa che, nelle linee generali, lo young adult nostrano non è. Le vicende si articolano in due parti: adolescenza e età adulta. Il difetto è quello: gli anni non vengono scanditi, i protagonisti invecchiano restando giovani, le tappe vengono bruciate. Si parte al liceo, con una vita da studenti che occupa poco tempo. Troppe lamentele per un esame di maturità da preparare in fretta; ho pensato agli stati Facebook degli studenti con gli orali alle porte, e la cosa non entusiasma. Poi vengono: l'amicizia, l'amore, il viaggio all'estero, l'università, il lavoro, la convivenza, il desiderio di essere genitori. Velocissimamente. Nell'arco di capitoli zeppi di ellissi temporali, con più di qualche forzatura, in vite dagli strani percorsi. Lo stile dell'autrice convince. La Camerini scrive come parlo io e il suo protagonista è un altro me. Io ogni tanto mi sto antipatico da solo e ho trovato antipatico pure Alberto: egoista, insicuro, bisognoso di attenzioni. Alcune cose, in una seconda parte più matura della prima, fanno pensare. O non pensare. A tutti i grandi amici dimenticati per strada e reinseriti grossolanamente nel contesto, ai prof assillanti che manco in prima elementare, ai viaggi organizzati su due piedi, agli scrittori pazzi presi di peso da Colpa delle stelle, all'abuso dell'aggetivo “vibrante” (alberghi vibranti?), alla sensazione strana di trovarmi davanti a una farsa. I viaggi da ricchi, le citazioni pseudo-nerd, le birre, le canne, le feste, il divorzio di mamma e papà, la malattia che dà un briciolo di tragicità al tutto. Cose funzionali, ma che insieme, qui, danno l'impressione contraria della schiettezza. L'autrice – che scrive anche di tv, e si vede – prende Braccialetti Rossi e Bianca come il latte e, con un tascabile di Jack Frusciante in pugno, li manda all'avventura. Io, che avrei pensato a un One Day “made in Italy”, invece, continuo a mangiarmi i gomiti. Magari, con un altro romanzo, tra me e la Camerini arriverà... il secondo momento migliore.
Titolo:
Lividi
Autrice:
Annick Emdin
Editore:
Edizioni Anordest
Numero
di pagine: 240
Prezzo:
€ 12,90
Il
mio voto: ★★★★
Il mio consiglio musicale: Baustelle - Charlie fa surf
La
recensione: Lividi. Quelli che costellano l'anima di un storia
marcia e bellissima che non riesci a mettere giù, fino a quando le
pagine terminano e le sensazioni restano. Sensazioni forti,
contrastanti, fisiche, che ti senti nello stomaco e in bocca, come
quando bevi troppo, ti aggrappi alla tazza del cesso e vomiti tutto. L'esordio dell'italiana Annick Emdin fa parte
di quel gruppo assai povero di libri che non vogliono parole di
troppo. Puoi parlarne allo sfinimento e renderti conto di non aver
detto niente. Quindi mi accontento, lo capisco, e dico poco, sperando
sia abbastanza. Questo romanzo l'ho recuperato dal
fondo di una pila di libri non letti e, in un periodo di letture non
andate a buon fine, mi ha sbloccato. Sollevato, con una
pressione ingombrante sul petto e la scossa spaventosa che segue il
Libera! Libera! dei paramedici di turno. Dovete sapere, prima
di iniziarlo, che fa male. E che, se non avete nervi saldi e stomaco
forte, è una selva oscura che non può essere percorsa. Ha duecento
pagine appena e passi insostenibili. Mettono alla prova e il solo
ripensarci riempie di disgusto. Immagini che vanno e vengono e che tormenteranno per un
po'. La prosa sospesa e leggerissima della Emdin vola in una New York
sconosciuta e sgradevole, in cui è sempre notte. Una notte umida,
perpetua, puzzolente, in cui essere adolescenti non è
facile. Charlie ha un corpo pieno di graffi. Occhi di colori diversi, un passato da
eroinomane, un nome noto nel mondo lurido della prostituzione
maschile. Ha solo diciassette anni e mezzo. Si addormenta sulle
lapidi, legge i grandi classici russi e ama
con tutto il cuore Phemie, una poliziotta che ha osato cambiare il suo status quo. Ma ama anche Maurice, un
cliente che è diventato il suo salvatore. Un uomo adulto, represso e
misterioso, capace di percosse furiose e tenerezza, con una guerra che parla croato negli incubi e una
cicatrice a forma di fiore sul petto. Potrebbe questo triste
triangolo amoroso diventare una famiglia felice? Lividi è
la fotografia mossa di una periferia in stato d'emergenza. Una guerra
di quartiere; un'indagine nel marcio; un' immersione senza fiato in
un mondo di bambini violati, genitori cattivi, club sadomaso con
livelli segreti nascosti nello scheletro. La meraviglia, alla
fine, sta nel domandarsi come faccia un romanzo così
ad essere capace di un amore così
grande. Salvifico, emozionante. Non c'è una pagina in cui, in mezzo
al male, non sia pronunciato un ti amo a
fiori di labbra. E' bene ricordarselo spesso, quando l'oblio è il
minore dei mali in cui imbattersi. Serve a tenere a mente le cose
importanti. Consigliato a chi ama i ritmi vertiginosi, le frasi
secche, una narrativa che dà voce a storie di quotidiano orrore. A
gente col pelo sullo stomaco. A chi è di indole paziente: perché
dopo il tornado, arriverà il sole a riflettersi, vanitoso, nelle
pozzanghere luride della City.




