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Titolo: Sempre meglio della realtà Autore: Daniele Titta Editore: CasaSirio Numero di pagine: 200 Prezzo: € 13,00 La mia recensione: E pensare che quando Jessica - portavoce delle idee nuove della nuova CasaSirio – mi aveva contattato, mi aveva proposto proprio questo libro. L'altro, Antipodi, era un omaggio; una sorpresa che non mi toccava. Buffo, perché io sono intollerante sia ai racconti che alla pura fantascienza, ma la possibilità di recensire Sempre meglio della realtà mi allettava. Nonostante trovi che in racconti così brevi non ci sia spazio per lunghi ricordi, nonostante nella mia prima adolescenza abbia sperimentato i segreti del genere con i tascabili targati Urania – e in Daniele Titta c'è molto di quelli – senza riuscire a farmeli piacere. Questione di gusto personale. Io sono un lettore – e un essere umano – con i piedi per terra, particolarmente scettico verso l'ignoto. Altro motivo per cui non leggo racconti: come dovrei recensirli? Uno a uno, tutti insieme, in generale o nel dettaglio? Sempre meglio della realtà – con le sue otto trame – mi ha messo in una di quelle situazioni difficili. Posso dirvi genericamente – non saprei come altro fare, sennò – che ci sono elementi che ho trovato degni di nota, altri meno; storie belle e storie brutte. Alcune di cui avrei letto un intero romanzo – ad esempio, una distopia con gli echi del mito di Orfeo e Euridice; i segreti sanguinosi tra due fratelli e, ancora, tra una madre e suo figlio; l'amore distante tra un astronauta tornato sulla terra e un'aviatrice improvvisata -, altre di cui avrei fatto francamente a meno – il marito di una donna gravemente disabile che si trasforma lentamente in lumaca; un incomprensibile individuo che ha rapporti sessuali con il suo appartamento, come in una puntata di Io e le mie ossessioni. A volte è strano, ma bello. Altre volte è strano e basta: troppo sopra le righe per me. A fare da sfondo a tutti questi uomini e a tutte queste donne, il panorama di una sconosciuta apocalisse: la navicella di Lucifero sospesa nei cieli, la popolazione che si trasforma in mostro, la perdita di certezze. Oggettivamente, Daniele Titta scrive benissimo – tant'è vero che, a volte, senza quella prosa puntuale e incisiva, avrei abbandonato l'avventura davanti all'ennesima scena impossibile; anche meglio del collega Napoli, che invece ha il dono della sintesi di tutti gli sceneggiatori del mondo. Però fa un genere che non ci mette d'accordo, ed è giusto così. Fortunatamente ho l'altro romanzo per parlarvi con convinzione di una casa editrice che dà spazio a firme sconosciute, ma notevoli. Questo l'ho letto in un giorno, ma lo consiglierei esclusivamente agli amanti di un genere che non mi convinceva prima e, nonostante il buon Titta, non sa farlo nemmeno ora. Sempre meglio di niente. Sempre meglio della realtà.
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