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Pillole di recensioni: Geek Girl II, Qualunque cosa significhi amore

Creato il 23 giugno 2015 da Mik_94
Pillole di recensioni: Geek Girl II, Qualunque cosa significhi amoreTitolo: Geek Girl – Modella fuori posto Autrice: Holly Smale Editore: Il Castoro Numero di pagine: 329 Prezzo: € 15,50 Il mio voto: ★★★½ La mia recensione: Non amo i romanzi in serie, salvo casi eccezionali. Il personaggio principale, indipendentemente da dove la trama andrà a parare, deve farmi divertire. Ecco perché la Alice Allevi di Alessia Gazzola – presto anche in tivù, avete saputo? - è ospite fissa sul mio comodino, quando fa freddo; ecco perché, almeno per altri due libri, potrei sfruttare a volontà la compagnia della strampalata Harriet Manners – modella, secchiona, disastro – quando avrò bisogno di una lettura da spiaggia e di quattro risate. Dopo un anno, la mia Geek Girl preferità è tornata sulle passerelle – e nei laboratori di chimica – ma la aspetta un lungo apprendistato. La prima volta, notata da un mostro di stilista mentre lei era tutta intenta a nascondersi, ha scoperto che i suoi capelli sono rosso carota e non biondo fragola, che sulle nevi russe è impossibile camminare coi tacchi e che tutto può succedere. In questo secondo volume, con professionisti che chissà perché rimpongono in lei fiducia, vola in Giappone – per servizi all'ombra del monte Fuji, coinquiline così dolci da fare venire il diabete e principi azzurri che hanno abbandonato la nave – e si prepara a sbocciare. Mentre i suoi amici sono via per le vacanze, la sua matrigna sta scodellando una sorellina e per la povera Harriet nel futuro ci sono cadute clamorose, insospettabili tranelli e fidanzati che a volte, come nelle fiabe e negli horror, ritornano, Tokio – caotica, sempre in festa, così colorata da fare male agli occhi – assisterà alla più vivace tra le estati di una che, pian piano, si sta abituando a essere stordita dai flash e che, ancora più lentamente, se possibile, sta cercando di aprirsi all'idea irrazionale che anche in un Paese straniero sola non è mai. Holly Smale, dopo un frizzante esordio, firma un frizzante seguito: divertente, secchione, okeissimo – per citare la stessa Harriet. Dalle parti di Diario di una schiappa e New Girl. Una lunga barzelletta, di quelle educate, con ambientazione esotica annessa. E, nonostante gli occhi a mandorla e il trucco da geisha, c'è una tipa, al comando, che è impossibile confondere con altre spilungone. Anche in una folla di giapponesi in smoking, che si affrettano per le strade perché è scattato il verde, tu la riconosceresti. Harriet Manners è quella che, appresso, ha un signore sovrappeso vestito di fucsia che apostrofa i passanti a suon di complimenti nuovi di pacca, un boss che è un incrocio tra un nano da giardino e Satana, una nonna acquisita che sembra reduce da una notte brava in discoteca, e forse è proprio così. Harriet Manners è quella lì che inciampa, cade, si fa rossa e scoppia a ridere. Tu, contagiato, la imiti – nella risata e, se sei un po' così, geek, anche nel pubblico capitombolo.
Pillole di recensioni: Geek Girl II, Qualunque cosa significhi amoreTitolo: Qualunque cosa significhi amore Autrice: Guia Soncini Editore: Giunti Numero di pagine: 260 Prezzo: € 14,00 Il mio voto: ★★★ La mia recensione:Tornavo vittorioso da un esame durante la preparazione del quale avevo scoperto che leggere testi teatrali mi piaceva molto. Anche obbligato dalle circostanze, non potevo infatti non notare quanto mi appassionassero gli elementi che, prima di allora, avevo sperimentato solo con la compagnia di qualche film di nicchia che avevo visto da solo, con la paura di annoiare il prossimo – pochi personaggi, dialoghi, uno spazio chiuso. Ecco perché, davanti alle ultime uscite della Giunti, la mia scelta era ricaduta sul romanzo di Guia Soncini – che dalla sua ha copertina e sinossi bellissime. Storia di matrimoni e segreti sullo sfondo della Milano da bere. Location: la festa di compleanno dell'aspirante sindaco, che non ha la vita da sogno che tutti invidiano. Il Vanni mondano – di origini molisane – è frutto del matrimonio con Elsa, tutta xanax e strategie, a cui Lady Macbeth fa un baffo. In Qualunque cosa significhi amore tutti lavorano per televisione e stampa; tutti conoscono – e disconoscono – tutti; tutti – le amanti senza arte né parte, le psicologhe da strapazzo, i cameraman – sono figli delle scelte di tutti. Esempio estremo, dunque, della sinistra estrema – che non guarda Mediaset, al massimo Fazio – sotto sotto ridicola quanto un salotto di Uomini e Donne, con i toni radical chic che fanno più ridere dei capelli della Cipollari, gli articoli determinativi davanti ai nomi propri, le librerie con gli Adelphi disposti in certo modo meno tollerabili, forse, dei troni di cartone dei pomeriggi trash di Canale Cinque. La commedia umana della Soncini – che ha la stronzaggine della Lucarelli nelle poche volte in cui dice cose giuste – è scritta bene e piace, per quanto possa piacere una cosa di cui detesti i personaggi dal primo all'ultimo. Ha segreti-non segreti, finali-non finali, scandali-non scaldalosi che la rendono, insieme alle comparse della De Filippi e di Alessio Vinci, però della materia di cui sono fatti i rotocalchi. Antipatico, chiacchierone, ma capace di stuzzicare la curiosità legata a un mondo che tu non conoscerai mai - e chi vuole conoscerlo? C'è che dopo un po' anche le frecce velenose del suo arco vengono a mancare e in trecento pagine si esauriscono. Cinquanta in meno e avrebbe guadagnato ritmo, freschezza: avrebbe avuto un colpo segreto da scoccare. L'amore, invece, è una sudata partita di tennis e tutti i personaggi, inquadrati in matrimoni infelici, giocano contro un muro di cemento, anziché sfidare un rivale dolcemente (in)degno di loro. La convivenza è più un monologo o un dialogo?

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