22 aprile 2013 di Redazione
di Dino Licci
Portrait of Oliver Cromwell, Lord Protector of the Commonwealth of Britain (da Wikipedia)
Dei matrimoni di Enrico VIII Tudor vi ho già parlato (vedi qui) mettendo in evidenza come le vicende personali di un singolo potente, possano influenzare la vita di un’intera nazione, di un continente, ed in questo caso, dell’intero globo terrestre. Ora cercherò, in questa paginetta, di giustificare appieno questo mio convincimento: dal suo primo matrimonio con Caterina d’Aragona, Enrico ebbe una figlia, Maria la sanguinaria, mentre dal suo secondo matrimonio con Anna Bolena , nacque Elisabetta I, che regnò dal 1558 al 1603. Per potersi sposare con la Bolena , Enrico VIII era entrato in conflitto col papa Clemente VII che lo scomunicò. Ma, per niente intimorito dalla reazione papale, il sovrano confiscò tutti i beni della Chiesa cattolica avocando a sé il potere di capo della Chiesa e trascinando l’Inghilterra verso un protestantesimo che ancora vige in tutto il Regno unito. E questo protestantesimo partorì poi quella frangia di calvinisti, detti puritani, che avrebbero colonizzato il nuovo continente quando, a bordo della “Mayflower” nel 1620 salparono da Plymouth per raggiungere gli attuali Stati Uniti d’America.
Torniamo adesso al 1603 quando Elisabetta I Tudor morì senza lasciare eredi diretti non essendosi mai voluta sposare. Fu gioco forza fargli succedere Giacomo I Stuart, figlio della cattolicissima Maria Stuarda, che Elisabetta aveva fatto giustiziare. Così il potere passò nella mani degli Stuart che lo mantennero saldamente in mano fino al 1714 quando finalmente salì al trono Giorgio I di casa Hannover. E gli Hannover governarono fino al 1901, anno in cu morì la famosissima regina Vittoria che oltre ad essere regina d’Inghilterra, si fregiò anche del titolo d’Imperatrice d’India (epoca vittoriana). Agli Hannover succedettero i Winsor che ancora reggono le sorti del popolo inglese con l’attuale regina Elisabetta II.
Ma questo itinerario dinastico spesso costellato di intrighi, tradimenti, congiure e spesso imbrattato dal sangue di molti innocenti, fu interrotto da una pausa democratica o forse dittatoriale ad opera di un rivoluzionario spesso trascurato nei testi di storia se paragonato agli effetti che avrebbe prodotto in seguito: Mi riferisco ad Oliviero Cromwell ed alla rivoluzione inglese del 1648, che portò alla condanna a morte per decapitazione di quel Carlo I Stuart che era succeduto a Giacomo. Insomma già 150 anni prima della rivoluzione francese anche in Inghilterra il popolo, stanco delle continue tasse e della sperequazione sociale che ne derivava, dovette ricorrere alla forza per ottenere quei diritti civili cui ogni cittadino dovrebbe aver diritto. Ma, come spesso succede, il vuoto di potere che seguì alla morte del sovrano, fu colmato dallo stesso Cromwell, che gradualmente trasformò la neonata repubblica in una velata dittatura sostenuta dai principi di fervido puritanesimo che lo stesso Cromwell professava. Egli si fece eleggere “Lord protettore d’Inghilterra, Scozia e Irlanda” e costrinse la popolazione a vivere in modo parco e severo bruciando perfino le decorazioni natalizie, proibendo i canti e le luminarie quasi alla stregua del monaco Savonarola. Non deve perciò meravigliare se fu oggetto di numerosi attentati dai quali però si salvò. Morì comunque nel 1658 a soli 59 anni, nel suo proprio letto colpito da un morbo (forse malaria), che i medici del tempo non seppero diagnosticare. Gli successe suo figlio Richard che, non disponendo del carisma del padre, dopo solo due anni fu deposto e mandato in esilio mentre il cadavere del padre veniva riesumato e sottoposto al macabro rituale dell’esecuzione postuma. Al cadavere di Olivier venne tagliata la testa che rimase a lungo esposta, dopo essere stata infilzata in un palo, davanti all’abbazia di Westminster. Si restaurò così la monarchia incoronando Carlo II Stuart che regnò fino al 1685.