Pillole di vacanza al Koversada. Di libri, immancabili gatti e riallineamento dell'Atlante.

Da Mafalda1980 @mafalda1980

Siamo arrivati a martedì e domani è già ferragosto. Da un lato queste giornate di vacanza scorrono lente e cadenzate dai ritmi della Purulla, dall’altra stanno trascorrendo allegramente veloci.Sia io che IlMioAmore riusciamo a ritagliarci del tempo per noi, per lo più a turni, per leggere e godere del tempo libero.Ho finalmente terminato Un karma pesante di Daria Bignardi, molto bello (c’è molta Daria nel personaggio di Eugenia, se avete letto e apprezzato il suo primo libro, Non vi lascerò orfani, ve lo consiglio vivamente), e sto quasi finendo Se ti abbraccio non aver paura di Fulvio Ervas, di cui aveva parlato LaNinin qualche settimana fa nella sua rubrica domenicale. Mi ero ripromessa di leggerlo quando avevo visto in tv, alle Iene, la ben poco cinica storia di Franco e Andrea, rispettivamente padre e figlio, quest’ultimo affetto da autismo. Il libro racconta il loro viaggio nelle Americhe nell’estate del 2010, quando Andrea aveva appena compiuto diciott’anni. Non è solo un diario di viaggio, è un libro bello e commovente, di sicuro interesse anche per chi non ha a che fare con chi è affetto da autismo. Un libro colmo d’amore.
Tornando alle vicende del campeggio Koversada, mi rendo conto che non ho ancora scritto un granché dei gatti che lo popolano. Forse perché si possono contare sulle dita di una mano.In dieci giorni, a parte Attila, abbiamo incontrato solo altri due gatti.Una gattina grigia, dotata di collare rosso con campanellino, è in vacanza con la sua famiglia (credo austriaca). La sua roulotte è davanti alla scalinata che porta al mio posto, quindi la incontro quasi ogni giorno. Questa mattina l’ho vista però proprio dietro alla nostra roulotte, che si infilava nel boschetto alle nostre spalle: nonostante il campanellino, riesce a esercitare abilmente l’arte venatoria, visto che aveva in bocca un uccellino (povero uccellino). Mi ha guardato ed è fuggita tra gli alberi. Quando i suoi genitori glabri partiranno, avranno il loro bel daffare a riportarla a casa!Poi c’è il gatto Ciccio. L’ho soprannominato così perché è secco secco, con la sola coda un po’ più cicciotta; è grigio striato e sarebbe anche carino, ma ha una fame atavica che io cerco di soddisfare con le bustine che Attila non apprezza e che lui invece diluvia in pochi secondi. E’ un po’ come Arnold, non si lascia accarezzare, quindi gli metto la ciotola poco fuori dalla veranda, in modo che Attila non si offenda troppo. Attila, dal canto suo, deve averne prese di santa ragione dall’invasore Ciccio, perché appena lo vede arrivare si rifugia sotto l’auto e ne viene fuori solo dopo che l’ospite ha finito di mangiare.Ah, e poi c’è il gatto bianco che vive nella via accanto al ristorante Speranza. Sapevo che i gatti bianchi hanno quasi sempre qualche tara, sono ciechi o sordi; ma mi sbagliavo, o forse si tratta di un’eccezione, perché quel gatto ci vede e ci sente benissimo, e ha almeno un paio d’anni d’età, visto che ce lo ricordavamo dall’anno scorso ed era già adulto.Il nostro Attilino è sempre più contento della sistemazione scelta, e per ringraziarci a modino ogni mattina, verso le 5:30-6 (stamani erano le 5:58) si mette sotto la finestra della nostra camera roulottesca a miagolare come un matto, finché non gli si apre la porta. Lo faceva anche lo scorso anno. Le vacanze gli fanno uno strano effetto. Dicevo, lo faccio entrare, lui continua a miagolare e ronfare come un matto e naturalmente sveglia la Purulla. Butto Attila sul lettone, prendo la Purulla, tutti e quattro nel lettone che lettone non è, visto che forse forse arriva a 140x190cm. In qualche modo riusciamo a riaddormentarci, tra un’imprecazione lanciata dal MioAmore nel dormiveglia e il gatto che tenta di guadagnare spazio a scapito delle mie gambe.
Non vi ho raccontato quello che ho fatto domenica: mi sono sottoposta al riallineamento dell’Atlante.Non ne avevo mai sentito parlare. La signorina dipendente di Gebetsroither, che sta qui in campeggio a disposizione dei villeggianti, ce ne ha fatto una testa così e alla fine ho deciso di provare. Come direbbe la Purulla, “e che èèè???” Si tratta di un ossicino alla base del cranio, che nella maggior parte delle persone è leggermente spostato: questo squilibrio porta, a lungo andare, a problemi alla colonna vertebrale, emicranie, dolori alla cervicale e così via. Come si fa a risistemare l’Atlante? Semplice: ci si reca alla roulotte della signorina e si incontra Doran, esperto di Ayurveda.  Fisicamente uguale a John Lennon, e già mi sta simpatico. Quando accende un bastoncino di incenso inizio a preoccuparmi, ma ormai sono in ballo e ho visto uscire prima di me un uomo già trattato che camminava sulle proprie gambe, sicché…Mi sono seduta sul lettino, Doran il guru mi tontogna i lati della mandibola per  capire come ce l’ho io, sto Atlante, poi mi fa sdraiare a pancia in giù sul lettino, mi fa tirar su le gambe per avere la conferma delle sue osservazioni. Ok, ce l’ho spostato a sinistra e all’indietro. Se lo dici tu va tutto bene, Doran.Poi mi fa sdraiare sul fianco destro. Mi mette una scatola di legno a scomparti a incastro, tipo quelle in cui le nonne riponevano il necessario per cucire. E ora? Chiudo gli occhi, lui dà due colpi secchi e decisi tra mandibola e orecchio, sento due crack potenti. La scatola si è chiusa sotto la mia testa. Ahia. Fatto. Già fatto? Muovo le dita dei piedi? Sì, le muovo, meno male. Mi fa restare distesa per una decina di minuti, poi fa di nuovo il controllo della fase iniziale, dice che ora è tutto ok.Ora, io sono piuttosto scettica quando si tratta di queste cose, per cui non credo si tratti solo di suggestione: da domenica ci vedo meglio, vedo i colori più brillanti, per ora non ho più avuto male al collo e soprattutto ho effettivamente la testa spostata verso destra. Lo so per certo perché prima avevo il neo sul collo esattamente sotto il mento, mentre adesso è spostato. Insomma, non è che ha fatto cloc clac sulla scatola.Che dire, gli antichi indiani ne sapevano più di noi!Buon ferragosto a tutti per domani!

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