Alcune “pillole” sulle quali vale la pena, quanto meno, di fare una riflessione.
- Se fino a poco fa la crisi dei quotidiani riguardava prevalentemente il mondo occidentale ora anche i cosiddetti paesi emergenti, noti anche come Brics e/o Mint, traballano ed iniziano a fare un bilancio sulle prospettive dell’[ex] industria dell’informazione. È il caso dell’articolo “The Death of the Newspaper Industry” pubblicato su «The Hindu».
L’analisi entra in profondità su cause e concause della crisi anche da quelle parti e vale assolutamente il tempo di lettura. Mi ha colpito in particolare, mi è sembrato un aspetto degno di nota, quando l’autore scrive:
In the digital world however, newspapers have very little information on their readers. Who does have better information on readers/consumers/viewers? Facebook, Twitter and Google. Which is why, put together, they control a lion’s share of the digital advertising market. […] It’s not surprising that a newspaper — in which an editorial board decides what the reader should read— cannot compete with Google or Facebook.
- «Digiday» riprende alcuni estratti di un recente speech di Michael Wolff. Nel complesso emerge una visione fortemente negativa delle prospettive e non a caso l’articolo è intitolato: “Michael Wolff: Online journalism can’t pay for itself”. Tra le diverse affermazioni quella che merita maggior attenzione riguarda le capacità imprenditoriali dei giornalisti in riferimento al recente lancio di Vox e Re/code [valido anche per i casi di Pubblico, Pagina99, e altro?] relativamente alle quali Wolff dichiara che:
There is not a chance in the world. It’s just preposterous. I don’t know what they’re thinking, what they’re smoking. Nobody knows anything about selling an ad, nobody knows anything about aggregating an audience. So I think this is, to put it kindly, a bubble
- Flurry pubblica il tempo speso su internet in mobilità, ed altro, tra gennaio e marzo di quest’anno. Emerge nel complesso una fortissima prevalenza dell’utilizzo di applicazioni. Aspetto che sicuramente è ancora maggiore per quanto riguarda gli smartphone.
Ancor prima di Facebook è il gaming l’attività prevalente. Il tempo dedicato alle notizie, all’informazione, è il 3% del totale, ultimo, come mostra il grafico di sintesi sotto riportato.
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