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Pina

Creato il 09 febbraio 2013 da Misterjamesford

PinaRegia: Wim Wenders
Origine: Germania
Anno: 2011
Durata:
103'

La trama (con parole mie): Pina Bausch, storica coreografa nonchè nome di riferimento del teatro danza mondiale scomparsa nel 2009, omaggiata grazie alla sua opera ed alla sua compagnia dal talento dietro la macchina da presa di Wim Wenders, che sceglie di raccontarla al pubblico attraverso sequenze dei suoi lavori riproposte in teatro così come in spazi che possano esaltare una visione unica di questa commistione tra arte e disciplina.Un incontro tra il Cinema ed il Teatro, tra la macchina da presa e la danza, come non se ne erano mai visti prima: ed insieme agli interpreti dei passaggi più noti creati a volte da un solo movimento suggerito dagli interpreti a Pina Bausch danzano senza dubbio l'occhio del regista ed il suo braccio, quello in grado di catturare questa magia e trasmetterla ad un pubblico fisicamente non presente.
Non è la prima volta che, nel corso della storia del Saloon, si presenta agli occhi del sottoscritto una pellicola considerata praticamente un Capolavoro che, inevitabilmente, finisce per deludere in qualche modo - e non di poco - le aspettative che si erano create attorno al suo nome: Pina, omaggio splendido e spettacolare - questo, almeno dal punto di vista tecnico, è indubbio - che Wenders elaborò per commemorare, per l'appunto, Pina Bausch, una delle più grandi coreografe mai vissute per quanto riguarda il teatro danza, disciplina che prevede una commistione tra l'espressività del primo e la perfezione stilistica della seconda, rientra appieno nella suddetta categoria.Incensato dalla critica illustre ed al centro fin dai tempi della sua uscita in sala di un tam tam tra spettatori - spesso radical chic, occorre ammetterlo - neanche si trattasse del nuovo miracolo della settima arte, il lavoro di Wenders è riuscito ad incuriosirmi a tal punto da non riuscire più ad attendere l'approccio con lo stesso, saltando a piè pari titoli che erano in lista d'attesa decisamente da più tempo: il risultato è stato una visione dai due volti, in tutto e per tutto.Da una parte, la curiosità rispetto ad una parte di teatro che non conosco affatto, l'ammirazione per un lavoro incredibile svolto dal regista tedesco dal punto di vista delle inquadrature, del dinamismo delle riprese e della profondità di campo - pur avendolo visto in dvd sul mio divano, e non nella versione originale pensata per il 3D cinematografico, sono rimasto strabiliato da alcune sequenze in cui pareva quasi che il quarantasei pollici si fosse animato e stesse per fagocitare ogni occupante di casa Ford -, dall'altra una staticità nello stile di narrazione - giocato tutto sullo schema dato dagli spezzoni delle opere seguiti dalle interviste dei membri della compagnia della Bausch ad inquadratura fissa, girate tutte "nel silenzio" con la voce off dello stesso intervistato ad accompagnarne la visione - ed un'ostilità non dichiarata all'indirizzo del pubblico non avvezzo al teatro danza - che poi fosse non voluta, è un altro discorso - in grado di rendere la visione, nonostante la qualità visiva, noiosa e ripetitiva, più simile ad una ripresa in grande stile di uno spettacolo che non ad un documentario incentrato su una personalità artistica e sfaccettata che non è possibile cogliere se non attraverso i passaggi dei suoi spettacoli - non sempre chiari, come se non bastasse -.Tipico esempio, dunque, di uno sfoggio di tecnica pazzesco cui manca, di fatto, il cuore che permette a film decisamente meno incisivi qualitativamente di questo di raggiungere non soltanto il pubblico, ma ogni sfumatura di esso: a tratti, infatti, osservando le complesse coreografie della Bausch, mi sono sentito come un bambino delle elementari portato a teatro dalle maestre senza alcuna spiegazione che rischia di addormentarsi durante lo spettacolo ed è trattenuto, in questo, soltanto dall'eventuale discussione o interrogazione legata ai contenuti dello stesso.Certo, io sono un cowboy vecchio e tamarro, e forse le meraviglie della coreografia non sono proprio il mio pane quotidiano, ma ho sempre pensato che un grande regista è in grado di parlare al suo pubblico indipendentemente dalla materia trattata, e considerata la stima che ho sempre avuto di Wenders in questo caso ho avuto l'impressione che l'autore di piccoli gioielli come Il cielo sopra Berlino si sia voluto accontentare dell'appoggio di un'elite di pseudo intenditori che l'avrebbero portato in palmo di mano pur non considerando il fatto che la grandezza di Pina non sta nell'aver mostrato all'audience la grandiosa potenza del lavoro della Bausch, quanto la perizia tecnica del buon Wim, che da vero furbastro si è giocato - benissimo - la carta dell'illusione neanche fosse Christopher Nolan.Peccato, perchè se invece di sfruttare il gioco delle tre carte della potenza della macchina da presa l'uomo che la conduce mi avesse preso per mano ed aperto le porte del mondo di Pina Bausch, sarei uscito dalla visione con gli occhi decisamente più luminosi.In fondo, questo dovrebbe essere il bello del Cinema.
MrFord
"If you say run, I'll run with you
and if you say hide, we'll hide
because my love for you
would break my heart in two
if you should fall
into my arms
and tremble like a flower."David Bowie - "Let's dance" -


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